Penso che l'editore del famoso settimanale di parole crociate e giochi di parole dovrebbe valutare con benevolenza la pubblicità, gratuita, che da tempo gli vado facendo durante i miei corsi di formazione.
Quando tengo un corso di Excel, infatti, dico sempre ai miei allievi che per essere produttivi col programma bisogna avere due doti: una mentalità matematica ed una spiccata capacità nel risolvere i vari giochi proposti dalla 'Settimana Enigmistica'.
Qualcuno la prende come una battuta, per consolare magari chi ha difficoltà in qualche esercizio, ma io sono seriamente convinto che sciarade, zeppe, incastri, cruciverba a schema libero e quant'altro ancora servano ad affrontare, con fantasia e creatività, tutta una serie di problemi da risolvere con Excel.
Sostengo, insomma, la pedante affermazione che una volta veniva fatta nella forma: "Latino e Greco non servono a niente, ma ti insegnano a ragionare".
In prima liceo, nascosto all'ultimo banco, avevo davanti a me una ragazzina spigliata e vivace, Susy (sic) che mi introdusse ai piaceri de La Settimana Enigmistica: tutte le settimane ne portava in classe una copia e ci sfidavamo, manco a dirlo, a chi riusciva a risolvere per primo 'Il quesito della Susi'. Siamo stati tra i più brillanti in matematica per tutto il quinquennio.
Con il capocentro dei S.I. di una azienda di servizi ricordavamo gli anni delle superiori: "Io durante le ore di matematica ero sempre distratto " mi diceva " col mio compagno di banco stavamo ore sulla 'Settimana Enigmistica'".
Due o tre anni fa avevo bisogno di integrare il mio gruppetto di docenti e feci qualche colloquio, tra i candidati, una ricercatrice universitaria; parlando di hobby venne fuori la sua passione per la nota rivista; finimmo col parlare di Lezioni di Enigmistica di Stefano Bartezzaghi, che lei aveva letto e che io avevo appena iniziato. Non ebbi dubbi nel decidere che era lei la persona che faceva al caso mio.
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