Si parla poco, mi pare, del '68, eppure quaranta anni dovrebbero essere l'età di una piena maturità, punto di riflessione e di riferimento per un rapido sguardo all'indietro.
Il periodo fu vivacissimo, pieno di provocazioni e rotture, si disboscarono sentieri nascosti, ci si voltò a guardare in direzioni diverse da quelle indicate dai cartelli di "senso unico" che ci riempivano la vita.
Quanto alle persone di quel periodo, ora sono giornalisti ubbidienti, bancari, professori universitari, molta di quella gente, cioè, che a guardar bene si agita "credendo di far qualcosa", come diceva Platone.
Credevo che oggi, in occasione del quarantennale, qualche TG ne parlasse; perduti invece, come sempre, dietro calciatori, cantanti, cani, gatti e vacanze al mare, silenzio!
La Chiesa Cattolica pubblicava, venerdì 25 Luglio 1968, nella festa di san Giacomo Apostolo, l'enciclica Humanae vitae che, scritta da Papa Paolo VI, cercava di arginare la spinta sessantottina ad una vita sessuale, e procreativa, priva di quegli scrupoli morali tanto cari alla Chiesa Cattolica. de propagatione humanae prolis recte ordinanda dice la versione latina, ma non il testo italiano.
Si occupa, l'enciclica, del "gravissimo dovere di trasmettere la vita umana".
Non si potevano nascondere il rapido sviluppo demografico e le nuove condizioni di vita e di lavoro; la Chiesa si accorge addirittura del modo di considerare la donna e del suo nuovo ruolo nella società!
E siccome "la legge naturale è espressione della volontà di Dio, l’adempimento ... di essa è ... necessario alla salvezza eterna degli uomini" e spetta logicamente al magistero della Chiesa interpretare la legge morale naturale.
"Il matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole. I figli infatti sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono moltissimo al bene degli stessi genitori", vi si dice, citando (ma, i riferimenti e le note sono presenti solo nel testo latino e non in quello italiano) la Gaudium et spes. [Il grassetto è mio.]
"Nel compito di trasmettere la vita, essi non sono quindi liberi di procedere a proprio arbitrio .... devono conformare il loro agire all’intenzione creatrice di Dio".
In definitiva, "la Chiesa insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita."
"E' assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l’interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l’aborto diretto, anche se procurato per ragioni terapeutiche. È parimenti da condannare, come il magistero della Chiesa ha più volte dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell’uomo che della donna."
"La Chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e così regolare la natalità senza offendere minimamente i principi morali"
E poi anche una piccola perla: "ognuno ami la sua moglie come se stesso e la moglie rispetti il proprio marito" [il grassetto è mio]
Val la pena di leggere le poco meno di seimila parole, dieci paginette.
Qui il testo italiano, qui invece quello latino.
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