giovedì 30 agosto 2007

Video Tombe

Verso la fine degli anni ottanta Max Headroom divenne il personaggio virtuale coprotagonista di una breve serie di telefilm, come alter ego telematico del giornalista Edison Carter dell'immaginaria rete TV Network 23.

Del giornalista d'assalto, Max Headroom aveva preso alcune caratteristiche a seguito di un tentativo, incompleto, di trasferire le conoscenze dell'uomo all'interno del sistema informative del network.
(Ho visto il primo episodio, Blipverts in originale, di recente; la versione italiana me l'ero persa....)
I temi del telefilm erano interessanti: lo share dei telespettatori, la pubblicità, la manipolazione della verità e delle persone per meri fini commerciali, la scomparsa della storia: come nella nostra vita di tutti i giorni, insomma, ma in maniera più sfacciata, più aperta, più esaltata.
In uno degli episodi del telefilm, una sorta di 'Chiesa Televisiva' portava avanti il suo business vendendo ai parenti dei defunti una sorta di 'archiviazione dell'anima' facendo rimanere 'viva' e on-line la personalità dei cari estinti. Era possibile sentir parlare il defunto o farlo rispondere a poche, semplici domande, dialogando con un dispositivo elettronico dotato di uno schermo in cui appariva una serie di immagini in movimento del trapassato.
Qualcosa di non così raffinato come i semi vivi del Moratorium Diletti Fratelli nel romanzo Ubik di Phil K. Dick, ma un discreto spunto narrativo. Mentre nel libro di Dick la quasi-morte è 'reale', nel telefilm la 'Chiesa' è semplicemente una truffa ai danni di tanti poveri (o ricchi) illusi per cui l'immortalità, con qualsiasi mezzo la si raggiunga e a qualsiasi prezzo, sembra essere il fine della vita. Naturalmente Max Headroom ed Edison Carter scoprono e rendono pubblico il raggiro.
A questo tipo
di persone, in maniera altrettanto tecnologica e sollevando le stesse paure ancestrali per la morte e solleticando la stessa vanità per una esistenza eterna, si rivolge oggi la Vidstone.


Con la spesa di circa 2000$ è possibile installare, al posto di una anonima pietra tombale, una stele dotata di un
Vidstone Serenity Panel, un dispositivo dotato di uno schermo LCD a colori da 7" che è in grado di riprodurre una sequenza di immagini in animazione o un filmato che ricordi il caro estinto, con una raccolta di temi realizzata per le professioni più comuni.


Alimentato da batterie solari, è dotato di una copertura che lo protegge e ne consente l'apertura e l'uso solo agli autorizzati. Se si vuol difendere la propria privacy, è possibile inserire una cuffia e ascoltare il commento audio senza disturbare gli altri visitatori.
Il pannello non è garantito a vita, ma solo quindici anni, ma si sa, in campo informatico, quindici anni sono l'Eternità!

Nota: dal loro sito si può avere una panoramica dei servizi offerti (che si estendono anche agli animali da compagnia) e, perché no, si può visitare anche il loro blog.

Alitalia

Accanimento (terapeutico?)

Data chart

Se qualcuno ci 'racconta' le variazioni dei prezzi, vuole che ci saziamo della sua faccia e del suono della sua voce; se qualcuno ci fa vedere un grafico tridimensionale delle variazioni dei prezzi, vuole imporci la sua interpretazione.
Ma se qualcuno ci fa vedere un grafico bidimensionale, allora davvero ci vengono forniti dei dati.

mercoledì 29 agosto 2007

Mamma, li Turchi!

Sette regole per un blog di successo

Focalizzarsi intenzionalmente su un argomento di nicchia, tipicamente uno il cui pubblico abbia la predilezione per prodotti ad alta marginalità. Questo piace a chi mette pubblicità sul vostro blog.
Usare un permalink per ogni post e scrivere i titoli usando parole-chiave, controllando che la home page e gli archivi abbiano link in ogni pagina
Pensare ad un blog come a un database e non ad una raccolta di notizie di agenzia, come fosse un giornale. I post archiviati dovrebbero essere rintracciabili facilmente da Google e da Technorati, quindi citate con i relativi nomi gli autori e le pubblicazioni ed usate tag, categorie e parole chiave in maniera coerente.
Bloggare spesso e con regolarità, se possibile una mezza dozzina di post al giorno prima dell'ora di pranzo, quando molti lettori si prendono una pausa e controllano cosa succede nella blogosfera.
Usare immagini spettacolari nei post. Vivacizzano la pagina e attraggono lettori; usate le descrizioni delle immagini perché avrete traffico aggiuntivo dalla Ricerca Immagini di Google e di altri motori di ricerca che indicizzano le illustrazioni.
Attivare i commenti e interagire con i lettori coltivate il vostro pubblico - gli inserzionisti vi pagheranno per questo.
Fare amicizia con altri blogger on line e fuori. Linkate i loro post e loro vi renderanno il favore; commentate i post che leggete. I loro blog vi manderanno del traffico aggiuntivo,

E se questi consigli ce li danno gli americani di Business 2.0, ci possiamo fidare.

martedì 28 agosto 2007

Sant'Agostino

Oggi la Chiesa Cattolica festeggia Sant'Agostino.
Agostino nacque nel 354 a Tagaste, piccolo centro della Numidia. Nonostante il padre, ricevette una educazione cristiana dalla madre,
Monica, ma non fu mai particolarmente attratto dalle 'favole da bambini' che costituivano il credo materno. Le sue capacità intellettuali spinsero la famiglia a fare sacrifici per farlo studiare, giovanissimo, nella vicina Cartagine, città piena di tentazioni, di svaghi ed ancora profondamente pagana, dove il futuro santo peccò quanto era possibile peccare, sino ad avere, diciannovenne, un figlio illegittimo.
Ma gli studi, della retorica soprattutto ma anche di legge, e poi l'incontro con le opere di Cicerone, gli fecero desiderare sempre più una affermazione personale che soddisfacesse la sua vanità. Abbracciò il manicheismo e divenne insegnante in Cartagine, poi a Roma, infine a Milano, facendo facilmente proseliti tra gli studenti poco più giovani di lui
A Milano rimase affascinato dal vescovo Ambrogio, un grandissimo retore, che riuscì a fargli penetrare nell'animo lo spirito del Vangelo. Insegnò ancora per qualche mese, l'anima dilaniata tra la carne e lo spirito, poi si ritirò, con la madre e i discepoli, in una tenuta di un amico, fuori Milano. I tempi erano maturati: nella Pasqua del 387 ricevette, da Ambrogio, il battesimo.
Per alcuni anni continuò ad aspettare un segno: cosa doveva essere del suo futuro? Poi, tornato in Africa, ad Ippona, arriva inaspettata la richiesta dell'ormai anziano vescovo Valerio che prenda gli ordini sacerdotali. Agostino pensò che quello fosse il segno divino e, con umiltà, accettò.
Così cominciò il suo duro impegno di pastore che cinque anni dopo lo porterà, vescovo, a sostituire Valerio nella comunità ipponate.
Oltre alle numerose funzioni che il ruolo gli richiedeva, i suoi studi, indirizzati ormai alle Scritture, si ampliarono e si approfondirono: un centinaio i libri che scrisse, alcune centinaia le lettere.
Le Confessioni, scritte ormai quarantenne, ne inquadrano le riflessioni sulla prima parte della sua vita e sono un documento di raro interesse.
L'invasione dei Vandali di Alarico, con il sacco di Roma del 410, sembrò dare una spallata violenta alla civiltà latina, quanto le controversie e gli scismi (Donatisti, Pelagiani) alla neonata chiesa cattolica. Ma Agostino fu sempre presente, in maniera attivissima, nei dibattiti di fede, talvolta addirittura ai limiti del dettato ecclesiale, come farà osservare più tardi il Concilio di Trento, ma rimarrà una voce fondamentale e viva tra i Padri della Chiesa. E la sua risposta all'invasione fu la celebre De Civitate dei.
Il 'Dottore della Grazia' morirà a Ippona, assediata dai Vandali, il 28 Agosto del 430.

ThinkPad riserva

Per festeggiare i 15 anni dalla produzione del primo esemplare, l'azienda chino-americana Lenovo ha realizzato un modello 'Reserve edition' ricoperto in cuoio francese lavorato a mano da sellai giapponesi (sic).
Ne sono stati prodotti 5000 pezzi, coperti dal servizio 24/7: i primi sono stati venduti 'a invito', i rimanenti possono essere acquistati sul sito thinkpadreserve.
Costano intorno ai 5.000$ al pezzo, ma almeno hanno un buon odore!

Scientific American

Martedì 28 Agosto 1845, esce il primo numero di Scientific American.

Dalla presentazione di Rufus Porter:
Ciascun numero sarà illustrato con incisioni originali, da due a cinque, molte delle quali artistiche, ed esplicative di Nuove Invenzioni, Principi Scientifici e Lavori Curiosi, e conterrà, oltre alle notizie più interessanti di fatti accaduti, informazioni generali lo sviluppo della Meccanica ed altri Progressi Scientifici; Invenzioni e Miglioramenti Americani e Stranieri; Cataloghi di Brevetti Americani; Saggi Scientifici atti a illustrare i principi delle scienze della Meccanica, della Chimica e dell'Architettura; informazioni ed istruzioni utili in varie Arti e Commerci; Esperimenti Curiosi; Varie dell'Ingegno, della Musica e della Poesia.
La rivista, la prima del suo genere in America, viene fornita su abbonamento annuale, del costo di 2$.

Dalla prima pagina, tra gli altri articoli:
Filtro per locomotive: si descrive un filtro che, depurando il fumo di una locomotiva, ne ricicla l'aria calda per riutilizzarla nella camera di combustione.
Pozzo in fiamme: un pozzo di 30 metri, scavato nell'Ohio, forse per la presenza di gas nel sottosuolo, ha preso fuoco e sta ancora bruciando.
Un cavallo sensibile: un cavallo, staccato momentaneamente dal suo tiro, è scomparso all'improvviso. Il suo padrone l'ha ritrovato un po' pù tardi dal maniscalco dove, sembra, l'animale si fosse recato di sua iniziativa per un problema, poi risolto, alla ferratura.
A pagina due, tra gli altri articoli:
Il primo principio della Meccanica: illustrato con esempi discorsivi
Il Telegrafo di Morse: dopo vari mesi di test nel collegamento tra Washington e Baltimora, sembra evidente che il sistema verrà allargato a tutto il Paese. Mentre si rimanda ad un numero successivo la spiegazione dei principi di funzionamento, si mette in evidenza come i Commercianti del West potranno usare questo mezzo per effettuare i propri ordinativi di merci, invece di sopportare il lento avanzare della ferrovia.
Nuova macchina per Dagherrotipi: grazie ad una lastra ricurva e allo spostamento, con un meccanismo ad orologeria, dell'obiettivo della macchina, M. Martiner ha realizzato un dispositivo in grado di dagherrotipizzare interi panorami, con un'ampiezza di 150°.
In ultima pagina:
L'annuncio, in grande evidenza, del libro "The pictorial History of the American Revolution", un libro 'in ottavo' tra le quattrocento e le cinquecento pagine, illustrato con molte centinaia di incisioni, dell'editore Robert Sears
Segnalazioni librarie
Pubblicità di Cappelli Estivi, Dagherrotipi e materiali per, Diamanti e orologi d'oro
Ricerca di: Agenti, finanziamenti per iniziative commerciali

lunedì 27 agosto 2007

Santa Monica

Oggi la Chiesa Cattolica festeggia Santa Monica (332-387).
Davvero una santa donna, Monica.
Una fede incrollabile, la sua, che l'aiutò a sopportare una vita di lotte.
Aveva sposato un uomo che si rivelò violento, traditore e che oltre tutto era pagano e refrattario ai tentativi della moglie di convertirlo.
Aveva un figlio, Agostino, di grande intelligenza ma anche dissoluto, amante dei piaceri della carne, vanitoso, arrivista, manicheo, che lei cercava di seguire da vicino con tutto il suo affetto di madre per riportarlo sulla retta via.
Nella fanciullezza Monica, di ottima famiglia, era anche diventata alcolizzata; beveva di nascosto e solo l'offesa di 'beona' che le rivolse un giorno la serva più anziana, quella tanto cara che aveva portato a cavalluccio l'amato padre di Monica, bambino, solo quell'offesa l'aveva fatta reagire e le aveva impedito di cadere nel più basso alcolismo.
Questa donna aveva una fede incrollabile, frequentava quotidianamente le cerimonie religiose, passava ore in preghiera e si dedicava a numerose opere di bene.
Una donna intelligente che rimase letteralmente alle costole del figlio per decenni, per cercare di farlo diventare un uomo diverso; un figlio che, per staccarsi da lei l'aveva addirittura abbandonata a terra quando si era imbarcato, di nascosto, in Africa per venire in Italia, dove sperava in una brillante carriera nell'amministrazione imperiale. Ma lei, senza perdersi d'animo, lo avrebbe raggiunto più tardi a Milano.
Una donna così intelligente che suo figlio, ed i suoi amici e discepoli, ammettevano nel loro cenacolo a discettare di filosofia, ed i cui interventi annotavano con cura.
Alla fine, per Monica, due vittorie: la conversione del marito Patrizio e il battesimo del figlio Agostino (e del di lui figlio illegittimo, Adeodato), nella Pasqua del 387, per mano del santo vescovo di Milano, Ambrogio.
Paga per i risultati che la sua fede in Dio le aveva concesso, morì ad Ostia, poco prima di imbarcarsi per tornare in Africa.
Parte delle sue reliquie riposano ad Arrouaise, in Francia, parte nella chiesa di S. Agostino, a Roma.

domenica 26 agosto 2007

Morire in miniera

Non posso fare a meno di essere turbato quando in TV si vedono i volti neri, le occhiaie bianche e le facce impaurite dei minatori di una miniera dove è successo un incidente. In questi giorni li abbiamo visti in America, ma anche in China, dove di incidenti ne succedono spesso (almeno 4000 morti l'anno, la cifra ufficiale).
Le scene sono le stesse, cariche di tensione: i compagni di lavoro che tentano il salvataggio, con sistemi più o meno tecnologici; le famiglie che arrivano, in grande ansia, sul luogo; le mogli e le mamme che urlano disperate quando i primi corpi vengono portati fuori.
Tutta gente che per campare va sotto terra per quattrocento o cinquecento metri, con la speranza di uscire otto o dieci ore dopo e di tornare a casa evitando la morte che è dietro ogni 'volata', che sta in agguato in un 'fornello'.
Le ho vissute in famiglia, queste situazioni; quante volte ho intravisto la preoccupazione di mia mamma per il ritardo di un rientro, quante volte ho sentito io stesso, bimbetto, la notizia portata da qualche compagno di lavoro che 'in miniera c'è stato un incidente...'
Oggi ho saputo i particolari di una vicenda che riguarda la mia famiglia e che conoscevo appena; ero troppo piccolo quando è successo e in casa, per esorcizzare la morte, mio babbo non parlava mai di quello che succedeva giù, in miniera; non voleva accrescere le angosce di mia mamma e preoccupare noi piccoli.


Era il 1957 o forse il 1958. Mio babbo lavorava da poco in miniera, in quella di pirite di Boccheggiano. La domenica, per lui come per molti nella zona, lo svago era la caccia. Si alzava presto, prendeva la sua Lambretta, il fucile a tracolla, e per qualche ora dimenticava il buio, il caldo, il sudore, la polvere, la paura.
Anche quella domenica era uscito prestissimo; da Follonica doveva andare a Massa Marittima, da suo fratello: sarebbero andati a caccia insieme.
Arrivato a casa di mio zio, lo trovò in grandissima agitazione: era appena arrivata la notizia che in miniera, a Niccioleta, c'era stata una frana: nella galleria c'era il loro cugino, un ragazzo di trentatré anni, con una moglie e un figlio piccolo di quattro o cinque anni.
Mio babbo e suo cugino erano vissuti insieme, erano ragazzetti negli anni del passaggio della guerra; mio babbo biondo, suo cugino, moro, erano bei ragazzi ed erano inseparabili. Mio zio, più grande, militare, era in campo di prigionia in Inghilterra; il legame tra i due quasi coetanei si era stretto e si erano affezionati come fratelli; la mamma del cugino aveva fatto quasi da mamma a mio babbo, che era rimasto orfano a quattro anni.
Mio zio andò di corsa ad avvertire la moglie del cugino, mio babbo continuò subito in moto verso la miniera di Niccioleta. Sul piazzale della miniera le scene già dette; le squadre di soccorso erano già scese e risalite; non c'era stato niente da fare, sicuramente il loro compagno era già morto, la frana era grossa, la galleria pericolante; ormai non si poteva più fare niente.
Mio babbo voleva scendere anche lui, laggiù in fondo, dal cugino; lo trattennero a forza.
Almeno ridare il corpo alla moglie, al figlio, invece di lasciarlo marcire, laggiù...
A un certo punto però riuscì a scappare a chi lo teneva, entrò nella gabbia, scese, forse c'era qualcun altro con lui, per farsi dire dove andare. Trovata la frana, si mise a scavare con una pala, poi con le mani, disperatamente; riuscì a trovare il cadavere del cugino e lo trascinò, coperto di terra, per un tratto di galleria; da sù ad un certo momento sentirono un gran boato: la galleria che crollava completamente. Mio babbo però ce l'aveva appena fatta a trascinarsi dietro un riparo. Portò il cugino fino alla 'gabbia', poi tornano su. Così ci fu almeno un corpo su cui piangere, una tomba da visitare.

Mia mamma raccontava tutto questo, senza un filo di emozione nella voce, stamani, cinquant'anni dopo; io avevo un groppo alla gola: ho ricordato la foto che è stata a lungo sul canterano in camera dei miei: e no, non era la foto del loro matrimonio, né quella dei figli; era la foto a colori, di un ragazzo giovane, moro, che sorride, sicuro di sé, mentre tiene per mano un bimbetto, imbronciato, di quattro o cinque anni.

sabato 25 agosto 2007

I won a contest

Strange as it may seem, I won a contest in a USA blog thanks to a caption for this engrave of the XIX sec.It is strange, because it is hard for a non-english-speaking guy, as me, to write a short sentence, that is not only correct, but even smart.
I used the greek poet Challimacus 'Mega biblion, mega kakon', that I translated in 'Big book, big harm'; J. Godsey decided it was 'the one she laughed loudest', so the prize.
Bibliophile Bullpen is a blog I read often, (it is in my feeds) and the sibling site sicpress has a catalog of supplies for cleaning and repairing used books which can be of interest, with useful DIY videos.

A little thing but a nice help to my conceit!



Per quanto possa sembrar strano, ho vinto una gara di un blog americano per un commento su una incisione del XIX secolo.
Strano perché è difficile, per un non anglofono come me, scrivere in inglese una frase concisa che non solo sia corretta ma anche spiritosa.
Ho usato 'Mega biblion, mega kakon' del poeta greco Callimaco che ho tradotto come 'Big book, big harm' (Gran libro, gran danno) e J. Godsey ha deciso che era quella 'che l'ha fatta ridere più sonoramente', per cui il premio.
Bibliophile Bullpen è un blog che leggo spesso (è nei i miei feed) ed ha un sito web collegato, sicpress, con un buon catalogo di prodotti per la pulizia e la riparazione di libri usati che può essere di un qualche interesse. Vale la pena dare un'occhiata anche ai filmati 'Fallo da te' .

Un evento molto piccolo, ma un incoraggiamento alla mia vanità!

Angolo lettura

Non so cosa mi sta accadendo ma, nonostante le due settimane di ferie, le mie letture si sono bloccate.
Sono preoccupato!

giovedì 23 agosto 2007

mercoledì 22 agosto 2007

Famiglie

La lezione era noiosa.
Il tema: le Famiglie Logiche, argomento di Elettronica digitale.

Andavo avanti da un po', discorsivo quando potevo, modulando i contenuti alle (scarse) conoscenze della classe.

M., all'ultimo banco, stava scrivendo. Che prendesse appunti? Intelligente e sveglio, sicuramente, ma attento e interessato, sarebbe stata la prima volta.
Continuai la mia esposizione, ma ora non lo perdevo d'occhio: lui mi guardava drittto in faccia, ogni tanto abbassava
lo sguardo e scriveva. Un'ottima imitazione di uno studente modello, ma chi credeva di ingannare?
Camminavo davanti alla lavagna, nel corridoio tra i banchi; non sono mai riuscito a starmene seduto dietro la cattedra: gli studenti li devi vedere da vicino, devi leggere negli occhi i dubbi che hanno, li devi interessare, devi capire cosa pensano, sennò non servi a nulla.

"Fai vedere, M.". "Cosa, professore?". Gli ero arrivato davanti.
"I tuoi appunti". Risatina e gomitate tra tutti quelli dell'ultima fila.

Io facevo il serio. "Fai vedere". La classe si zittì.

Mi mostrò il foglio, c'era solo un disegno.
Lo presi. "Niente male",
commentai. M. non disse nulla, interdetto.
"Disegna i fumetti, professore, è bravo" disse il compagno di banco.

"Firmalo". "Come?". "Avrai una sigla, no?" gli restituii il foglio; lo siglò, in blu, "Nero".
"Bene, ridammelo". Me lo restituì, sospettoso.

"Questo lo sequestro". Presi il foglio, tornai indietro verso la cattedra, lo appoggiai sopra al registro di classe.
Mi voltai.

"Grazie per il disegno: lo metterò nel mio studio. Dunque, dove ero rimasto?"


lunedì 20 agosto 2007

Che testa, quel poeta

La Klassik Stiftung Weimar vuole sciogliere definitivamente il dilemma: quale dei due crani presenti nella tomba di Friedrich Schiller è quello del poeta?
Quando morì di tubercolosi, nel 1805 a soli 45 anni, Schiller fu gettato in una fossa comune; venti anni dopo cercarono di riesumarlo e il borgomostro identificò in uno dei teschi quello del poeta. Nel 1911 qualcuno pensò che forse si erano sbagliati, e fecero un nuovo scavo identificando un nuovo teschio.
Ora l'iniziativa, basandosi sui resti, riesumati, della moglie e di uno dei figli, avvalendosi di ricostruzioni facciali dei vari crani e dei relativi test del DNA, dovrebbe dare una risposta definitiva, che potrebbe anche essere che non abbiamo più alcun resto di Schiller.

[Fonti: Science Magazine 3 Agosto 2007; The Guardian; Time Magazine]

mercoledì 15 agosto 2007

Silenzio!

L'abbiamo affisso nella bacheca condominiale.
Credete sia servito a qualcosa?

Sei morta? Ti sposo!

Un'antica tradizione, che viene raccontata la prima volta nel romanzo "I tre regni" del II sec. d.C., ha prepotentemente ritrovato vitalità in China: ogni uomo deve avere una moglie che ne condivida la tomba e, se si è avuto la sfortuna di morire celibi, la famiglia deve procurare una sposa per l'al di là .
A nulla sono valsi il pesante regime comunista e la Rivoluzione culturale, che avevano bollato queste pratiche come medioevali ed indegne di un paese moderno; il commercio di cadaveri femminili (perché è di questo che si tratta) sta subendo un vero boom.
La pratica, molto presente nelle regioni settentrionali, quelle minerarie, dove gli incidenti mortali che coinvolgono giovani uomini sono in gran numero, ruota intorno ad un 'sensale' che vende alle famiglie in cerca di una 'sposa' un cadavere di donna, rubato da un obitorio, da un ospedale o disseppellito da un cimitero. I prezzi negli ultimi quattro anni sono più che decuplicati, e naturalmente sono particolarmente apprezzate 'mogli' fresche (cioè morte da poco) rispetto a quelle 'secche'.

La notizia la riporta il serio The Economist del 28 Luglio.

lunedì 13 agosto 2007

La penna dello Spazio

Qualcun altro si è ricordato, in questi giorni, della Fisher Space Pen.
Scientific American pubblica, nel suo numero di Agosto che sto sfogliando proprio adesso, un articolo dedicato al piccolo oggetto di culto, nella rubrica Fact or Fiction?.
S.A. riporta (ma lo si può leggere anche sul sito del produttore) che Paul Fisher racconta che, per una dimenticanza sul suolo lunare del kit degli attrezzi, fu solo usando a mo' di leva la 'sua' penna che gli astronauti di Apollo 11 riuscirono ad azionare l'interruttore di accensione dei razzi del LEM che stava sulla Luna e a ricongiungersi felicemente alla navicella Apollo che orbitava con Collins a bordo. 


[Aggiornamento del 19/01/13: QUI la struttura della penna per la richiesta di brevetto]

domenica 12 agosto 2007

pridie Idus Augustus

Festa grande a Roma, nella giornata di oggi, presso l' Ara Maxima, in onore di Ercole Invitto, con sacrifici e dono della decima da parte dei mercanti e dei generali vittoriosi.
Tito Livio ci racconta di Evandro, un greco del Peloponneso che si era stabilito ai piedi del Palatino, introducendo alcune usanze greche. (Livio, Storia di Roma, Lib. I).
Ercole, rubate delle mandrie di buoi a Gerione, dopo averlo ucciso e dopo una lunga fuga, si era messo a riposare proprio tra Aventino e Palatino, in una spianata che sarebbe diventata il Foro Boario.
Mentre Ercole dormiva, dopo aver pranzato e bevuto abbondantemente, un pastore del posto, Caco, gli rubò a sua volta alcuni dei buoi più belli. Al risveglio, Ercole si accorse del furto e, attirato dai muggiti che i buoi rubati e rinchiusi in una grotta emettevano in risposta al richiamo degli altri animali che stava spostando, scoprì il ladro e lo uccise con un colpo di clava. Caco aveva chiamato in soccorso altri pastori, che avevano colto l'assassino in flagranza; i pastori avevano fatto intervenire allora il greco Evandro che, anche se non aveva una autorità formale, godeva di ampia considerazione per il fatto di saper scrivere e perché sua madre aveva sbalordito quelle genti con le sue doti di profetessa.
Evandro si fece fare un resoconto della vicenda e riconobbe nello straniero Ercole, figlio di Giove, che sarebbe divenuto in seguito immortale, e in suo onore fu costruito un grande altare e sacrificato l'animale più bello della mandria. L'Ara Maxima vedrà, da allora ogni anno, i sacrifici in onore di Ercole.

La stessa storia viene ripresa da Virgilio, nel libro VIII dell' Eneide. Evandro la racconta ad Enea, che ha appena risalito il Tevere sino alla città di Pallante, di cui l'arcade è, in questa versione, re.
Il racconto dello scontro tra Ercole e Caco ha qui toni diversi: Caco sarebbe stato un gigante mostruoso, figlio di Vulcano, metà uomo e metà animale, che tiranneggiava il paese. Dopo il furto del bestiame ad Ercole, Virgilio descrive la lotta tra i due come uno scontro tra titani, con rocce divelte, rupi usate per demolire la grotta di Caco, alberi e saette scagliati contro il malcapitato ladro, che si difende sputando fuoco, fiamme e denso fumo. Nel buio fitto di questa cortina fumogena Ercole afferra Caco e

lo serra in una stretta terribile, mentre questi vomita inutili fiamme, e lo soffoca e lo stritola: gli occhi gli schizzano dall'orbita, il sangue va via dalla gola.
Ed è proprio per ringraziare il figlio di Giove di averli liberati dal mostro che viene costruito l'altare e stabilita la celebrazione annuale della festività.

Dante (Inferno XXV 25-34) sembra dar credito, nella descrizione di Caco, alla storia di Livio invece che a quella di Virgilio, che pure è la sua guida.
I resti dell'Ara sarebbero inglobati nella chiesa di S. Maria in Cosmedin, che sorge in quei luoghi che ricordano, per vari segni toponomastici, la presenza arcaica di popolazioni greche.

sabato 11 agosto 2007

Un post su Post

Se anche voi, come me, amate vedere vecchi telefilm gialli in TV, invece di rischiare, per la lunghezza della pubblicità, di addormentarvi su un divano durante la trasmissione di un film, allora ci sono buone possibilità che abbiate sentito Post. No, non ho scritto "sentito parlare", ho proprio scritto solo "sentire". Mike Post è un musicista ed è l'autore di un gran numero di sigle di telefilm americani: Magnum P.I. (1980) [Selleck, il protagonista del telefilm, e Post erano stati compagni di scuola ], Hill Street Blues (da noi: Hill Street giorno e notte) (1981), A-Team (1986), L. A. Law - Avvocati a Los Angeles (1986), Law & Order - I due volti della giustizia (1996), N.Y.P.D. Blue (da noi: NYPD - New York Police Department) (1993) [che ha la stessa location dei telefilm di Kojak di venti anni prima], tanto per citarne alcuni.

martedì 7 agosto 2007

Falsi agenti

TG2 delle 20:30 di ieri; ho preso il servizio già iniziato, si parlava di calcio, Chinaglia, e quindi Lazio. La giornalista, parlando di non so chi, dice che è stato "aggredito da alcuni individui che si erano spacciati per falsi agenti".

Il Massey Hall Concert

Open space affollato, oggi, e jazz in cuffia a tutto volume.
Mai ascoltato, questo concerto canadese (Toronto, 15 maggio 1953), ma veramente incredibile alle mie orecchie di profano. Un trio (Powell, Mingus e Roach) poi un quintetto (Parker e Gillespie oltre ai precedenti) e una serie di storie al contorno. Da Parker che si fa prestare un sax di plastica da un complessino, perché si è impegnato il suo, a Mingus che registra le session ma poi le registrazioni non gli sembrano all'altezza, all'incontro di box che vede Rocky Marciano contro Lersey Joe Walcott proprio in contemporanea al concerto e che ne drena gran parte dei possibili spettatori, tanto da causare una perdita economica. (E il pubblico e parte dei musicisti che se ne vanno a vedere al bar di fronte la cronaca dell'incontro!)
Ma, accidenti, che musica. Me la sono dovuta sentire due volte di seguito, e mi succede di rado.

lunedì 6 agosto 2007

San Lorenzo


Curiosa questa pala laterale dell'Assunzione della Vergine di Cola dell'Amatrice, ai Musei Vaticani.
San Benedetto e San Lorenzo sono a colloquio, quasi due comparse pronte per entrare in scena.
San Lorenzo, che si è portato letteralmente i ferri del mestiere (la graticola), sembra dire a San Benedetto: "Io mi metto qui?"
E San Benedetto, indicando con la mano, sembra rispondergli:
"No, tu vai laggiù, ché il fumo dà fastidio"

Sprechi


Agosto 1977 - Agosto 2007: 30 anni di soldi sprecati in pubblicità.

venerdì 3 agosto 2007

Destra e Sinistra

Già dai tempi di Omero gli uomini cercavano nell'aspetto del volo degli uccelli o in un fulmine a ciel sereno un 'segno' che indicasse una previsione, felice o nefasta, di un qualche attività che stavano intraprendendo.
Gli auspìci erano un punto fermo della vita antica, e particolari individui, gli àuguri ne dovevano interpretare il senso.
Gli àuguri romani divinavano rivolti a Sud e ritenevano di buon auspicio i fenomeni che accadevano alla loro sinistra; i greci, che si rivolgevano a Nord durante questo rito, giudicavano positivamente quanto accadeva alla loro destra.

giovedì 2 agosto 2007

Bologna, Agosto 1980

Le nostre vacanze erano finite troppo presto, per colpa mia.
Avevamo parcheggiato il camper (in realtà, un vecchio furgone 238 Fiat riadattato) in un parcheggio sotterraneo piuttosto distante dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, mèta della nostra mattina culturale. Il parcheggio andava a fasce orarie e avevamo fatto i nostri conti per spendere il meno possibile. Il Museo risultò però incredibilmente interessante, Durer, Brueghel, Bosch.... Il tempo passò troppo in fretta e quando ci accorgemmo di stare per entrare nella fascia oraria in cui il balzello del parcheggio ci sarebbe costato un bel po' di scellini uscimmo in fretta, più di corsa che a passo veloce; è vero che Orazio aveva inscenato una incredibile pantomima alla biglietteria, mostrando il suo libretto universitario e cercando di far capire, un po' in inglese e un po' in pugliese, che, come studenti, dovevamo avere uno sconto, che poi ci fecero, ma avevamo veramente i soldi contati e il costo della vita a Vienna era ben più alto che in Italia.
Arrivati appena in tempo al parcheggio mi misi alla guida cercando di arrivare all'uscita prima dello scadere dell'orario. Ahimé, così al coperto, non avevo valutato l'altezza del furgone e, ad una curva troppo stretta, feci impuntare il tettuccio in uno spigolo di cemento sporgente, forse non ben segnalato, producendo un gran di rumore e un notevole 'taglio' nella lamiera.
Accorsero un paio di sorveglianti, per vedere cosa era successo, passarono una decina di minuti e ovviamente, all'uscita, fummo costretti a pagare per la fascia oraria in cui eravamo rientrati per una manciata di minuti di ritardo.
La cosa più brutta era che il camper, Domenico, il terzo componente del gruppo, lo aveva avuto in prestito da suo cognato, con l'impegno di riportarlo a Firenze entro il 9 o 10 agosto, per consentirgli di andarsene in vacanza con la famigliola. Che potevamo fare? Certo non raccontargli l'accaduto, a rischio di problemi familiari per Domenico; decidemmo allora, dopo una serie concitata di telefonate in Italia, di rientrare qualche giorno prima, per consentire ad un amico carrozziere, che avevamo rintracciato sempre al lavoro nella sua officina, di porre rimedio al danno in maniera 'invisibile': avremmo usato i soldi risparmiati dall'accorciamento della vacanza per pagare il lavoro.
Fui immediatamente esonerato dalla guida in città e cominciammo il rientro, ormai abbastanza abbattuti per l'incidente e per la brutta chiusura della vacanza, decidendo, per far prima, di guidare anche di notte.
Orazio doveva rientrare a Pisa, con Domenico, e da lì doveva partire per andare in Puglia dai suoi.
Domenico doveva riportare il camper a Firenze, dopo aver accompagnato me a Follonica.
Visto l'anticipo, Orazio decise di fermarsi qualche giorno da alcuni amici a Bologna, per poi andare da lì in Puglia; i bagagli li aveva con sé e non c'era motivo di ripassare da Pisa.
Il pomeriggio del primo di Agosto, arrivati a Bologna poco dopo le 16:30, parcheggiammo in prossimità della stazione, per accompagnare Orazio a consultare gli orari dei treni e a fare la prenotazione e il biglietto per il suo rientro. La stazione, nonostante il periodo dell'anno, non mi sembrò particolarmente affollata; girellammo un po' per il salone, mentre Orazio era in fila, poi lo accompagnammo poco lontano, dove abitavano i suoi amici. Senza neppure scendere per salutare i suoi nuovi ospiti, riprendemmo la strada verso Follonica: volevamo arrivare a casa dei miei per l'ora di cena.
La cena fu veramente ristoratrice, così come gli abbondanti lavacri, e la mattina dopo, sabato, dormimmo fino a tardi; a tavola, saltata la prima colazione, eravamo famelici.
L'immancabile TV rumoreggiava in sottofondo, ma non la ascoltavamo, presi a rispondere alla curiosità dei miei per la nostra vacanza; ad un certo momento però ci accorgemmo che parlavano di Bologna, della stazione, ci voltammo meccanicamente "Eravamo lì ieri pomeriggio..."
Il silenzio fu poi agghiacciante: capimmo cosa era successo. Un incidente? Un attentato?
Muti, un raggrinzire della pelle, ci prese stretti quella commozione ti fa luccicare gli occhi; e un pensiero non detto, negli sguardi tra me e Domenico: chissà, forse andando un po' più piano, saremmo potuti essere lì anche noi, a quell'ora.

San Girolamo e l'Horologium

Fra gli studiosi di strumenti astronomici c'è una certezza: San Girolamo poco sapeva di meridiane.
Nella Bibbia si parla più di una volta dell'orologio di Achaz, padre di Ezechia e re di Giudea. La prima volta nei Re (IV Re, XX, 9-11): il profeta Isaia invoca il Signore che fa retrocedere l'ombra per le linee, per le quali era già scesa nell'orologio di Achaz, facendola tornare indietro di dieci gradini. [Il miracolo convince Ezechia che la profezia che gli ha fatto Isaia, che guarirà dalla sua malattia e regnerà per altri quindici anni, è vera]. Poi se ne riparla in Isaia, XXXVIII, 8 ed ancora in Sirach, XLVII, 23.
San Girolamo usa nella Vulgata con ambiguità e in modo intercambiabile, nei vari passi, le parole linea e gradino, anche perché la parola originale 'ma'aloth' vuol dire linea ma anche grado e gradino.
L'unica certezza sembra, appunto, che la meridiana di cui si parla fosse del tipo a gradini, forse di origine caldea, importata tramite gli Assiri che all'epoca dominavano la zona. Non si sa come fosse fatto l'oggetto, si pensa alla copia di un altare assiro che Achaz aveva visto a Damasco, quando era stato in visita dal re assiro Teghlat Phalasat, e di cui aveva mandato un disegno dettagliato ai suoi sacerdoti.
La datazione storica fa avvenire questi fatti alla fine dell' VIII sec. a.C. e l'archeologia ci fornisce alcune meridiane, portatili a gradini, di origine egiziana, che datano al VI sec. a.C.

[Fonti: R.R.J. Rohr, Meridiane; Biblia Vulgata]

mercoledì 1 agosto 2007

Come andar di notte

Di notte è buio, molto buio. Certo, non così buio come prima dell'ultima guerra (la seconda guerra mondiale, dico), ma il cielo è davvero nero.
Sì, qua e là ci sono delle scintillette, appena accennate, qualche romantico mi pare le chiami 'stelle', non so...
Certi giorni c'è anche la luna, sicuramente prima di Pasqua, lo dovreste aver notato. Lì sopra ci ha messo piede anche qualcuno di noi, Astolfo, forse...no, Armstrong, mi pare, un nome così, comincia per A, ma comunque americano, ci mancherebbe.
Illuminiamola, dunque questa notte buia, spariamo contro il cielo tutti i watt dei nostri lampioni, che la luce illumini su, in alto, gli spiriti, le anime dei defunti che non hanno pace e vagano per il cielo, le streghe che volano a far malefici, i diavoli che corrono a perdere gli umani,
i nemici del popolo e forse, chissà, anche gli UFO.
Continuiamo a metter lampioni che illuminino non il nostro cammino ma il cielo, con buona pace di tutti i basilari principi di illuminotecnica.