martedì 8 luglio 2008

Come imparai a fischiare

G. mi dice che il suo post su 'Imparare a Fischiare' ha ricevuto un incredibile numero di hit e che anche adesso, dopo mesi e mesi dalla pubblicazione, c'è qualcuno che va a leggerlo.
Sperando anche io di avere lo stesso successo, ho deciso di raccontare come e quando ho imparato a fischiare.

Avrò avuto poco più di tre anni, sicuramente meno di tre anni e mezzo, e, come era obbligatorio, mi fu fatta la vaccinazione antivaiolosa che al tempo veniva praticata tramite alcune incisioni, sulla parte alta del braccio sinistro, che col tempo sarebbero diventate due vistosi 'bolli' sulla carne.
C'era stata qualche resistenza da parte dei miei genitori nel farmi fare il vaccino, perché mio babbo sapeva che nella sua famiglia c'era una qualche allergia che a lui, che la vaccinazione l'aveva fatta da militare durante il CAR, aveva causato una febbre altissima e prolungata e un vistoso gonfiore al braccio, durati oltre un mese. La preoccupazione dei miei era che, se ci fosse stata una reazione analoga in me, così piccolo, forse avrei corso dei rischi molto, molto seri.
Il nostro medico li convinse (e non potevano, d'altra parte, fare diversamente) e mi ricordo addirittura quando mi fece, con un bisturi, i taglietti sul braccio.
Ovviamente la reazione allergica scattò subito: poche ore e mi trovai con un bel febbrone. Come andò avanti la cosa non lo ricordo bene ma la febbre alta durò diversi giorni e, oltre alla preoccupazione, i miei dovevano anche trovare un modo per tenermi sveglio e occupato (e no, non avevamo ancora la TV davanti alla quale potevo essere parcheggiato) e allora a mio babbo venne un'idea.
Eravamo stati, io e lui, qualche settimana prima, a vedere un film che in quegli anni ebbe grandissimo successo, Il ponte sul fiume Kwai, un film di guerra.

Era la storia della costruzione di una ferrovia in Birmania, della prigionia in un campo di concentramento di un inglesissimo Alec Guinness e della distruzione, finale, di un ponte che, se fosse rimasto in piedi, avrebbe consentito il rifornimento e l'invio rapido delle truppe giapponesi a combattere contro gli inglesi.
C'era una marcetta, da banda militare, con un motivetto ossessivo, che veniva fischiettata, in modo un po' strafottente, da un gruppo di prigionieri britannici all'ingresso del campo di prigionia giapponese: si trattava di una marcetta del 1916, riadattata proprio per il film: la Marcia del Colonnello Bogey. La marcia diventava, poi, la colonna sonora del film.
L'idea di mio babbo fu, dunque, di passare alcune ore con me, al ritorno dal lavoro, per insegnarmi a fischiettare il motivetto.
Non so quanto tempo ci abbia perso, ma per me (e penso anche per mia mamma e i miei nonni) la cosa diventò un'ossessione: quando c'era mio babbo ripetevo il motivo con lui e per il resto della giornata mi stancavo a provare e riprovare da solo.
Alla fine, però, superai la noia del lungo periodo di febbre, mi rimisi completamente e imparai a fischiettare.
Ancora oggi, se atteggio le labbra al fischio e zufolo qualche nota della marcetta, il tempo torna indietro, dolce, a quei giorni dorati.

1 commento:

  1. Anch'io devo aver fatto così l'antivaiolosa, ho ancora un segno enorme sul braccio, tipico marchio delle giovani nati negli '70.
    Anche per me la marcetta era diventata un ossessione, una cantilena della mia infanzia. Negli ultimi anni mi sono ricordato di questo film, che non riproponevano più in tv, così ho comprato il dvd, doppio per giunta.
    Ho trovato questo post tramite Google blog. Il film in questione è nella mia Top 100, e da lì sono partito per trovare partecipanti al Torneo dei film. Basta una playlist dei 10 film che ritieni i migliori di sempre. A dicembre si parte da un tabellone, a scontro diretto. La pagina del mio blog dedicata al Torneo è qui: http://gegio.wordpress.com/il-torneo-dei-film/ Se vuoi invece solo lasciare la tua playlist quo c’è il form: http://spreadsheets.google.com/embeddedform?key=p8mk30RmJiA3OFsJjj_9HTQ

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