martedì 1 gennaio 2008

Cerere e Padre Piazzi


Non so cosa facesse il resto del mondo la notte del 1° gennaio dell'anno del 1801, ma padre Giuseppe Piazzi era al lavoro all'Osservatorio del Regno delle Due Sicilie a Palermo: si era prefisso di misurare la posizione di oltre settemila stelle, per pubblicarne un catalogo aggiornato, e ci stava lavorando da anni (avrebbe pubblicato l'anno successivo il suo lavoro: Præcipuarum stellarum inerrantium positiones mediæ ineunte seculo XIX ex obsrvationibus habitis in specula Panormitana at 1793 ad 1802).
Il valtellinese monaco teatino, insegnante di filosofia prima e di matematica poi, fu nominato, ormai quarantenne, alla cattedra di Astronomia dell'Università di Palermo, nel 1786. Delle sue conoscenze di astronomia, specie di quella osservativa, si fidava però probabilmente abbastanza poco (o se ne fidava poco la Deputazione de' Regj Studi che ne aveva proposta la nomina) perché ottenne, contestualmente, l'incarico di recarsi, per due anni, a Parigi e Londra per 'migliorarsi nella pratica delle osservazioni astronomiche', come recita la nomina stessa.
I due anni, dal 1787 al 1789, furono notevolmente proficui: a Parigi ebbe rapporti stretti con de Lalande e con Delambre; visitò l'osservatorio di Messier, il gran cacciatore di comete che, dieci anni prima, aveva pubblicato il famoso 'Catalogue des nébuleuses et des amas d'étoiles'; discusse delle attività di Herschel (la scoperta del settimo pianeta del sistema solare, i nuovissimi studi sulle stelle variabili, l'ultimo telescopio da 122 cm, in fase di completamento); ebbe contatti con i costruttori di apparecchiature di misura di precisione. In Inghilterra fu ovviamente all'Osservatorio di Greenwich, con l'Astronomo Reale Maskelyne, dove poté vedere ed usare la ricca dotazione di strumenti.
In Inghilterra si accordò con Jesse Ramsden, il famoso costruttore di dispositivi meccanici e ottici di precisione, per la realizzazione di un cerchio meridiano da 5 piedi. Al ritorno a Palermo fece costruire l'Osservatorio e lo dotò dei migliori strumenti che la tecnica del XVIII secolo poteva offrire.
La notte del 1 gennaio 1801, dunque, padre Piazzi si accorse che vicino ad una stellina di 7^ magnitudo che stava misurando c'era qualche altra cosa, che non avrebbe dovuto esserci. La notte dopo ripeté l'osservazione; il corpo della sera precedente si era leggermente spostato. Continuò a fare osservazioni finché fu possibile, per circa quaranta giorni.
Venti anni prima Herschel aveva scoperto un nuovo pianeta, il Georgium sidus (che sarebbe stato rinominato poi Urano), confermando la validità di una formuletta empirica, quella di Titius-Bode, secondo la quale doveva esserci un altro pianeta (per ora mai osservato) compreso tra le orbite di Marte e di Giove. Hegel, il filosofo, se ne era uscito (dove l'ho letto?) con un sarcastico scritto che dileggiava gli astronomi che cercavano in cielo l'ottavo pianeta, visto che, secondo lui, sette pianeti erano più che sufficienti.
Padre Piazzi capì subito di aver fatto una scoperta importante, ufficialmente fece sapere che probabilmente si trattava di una cometa, ma con l'amico padre Barnaba Oriani della Specola di Brera si lasciò andare, scrivendogli che doveva 'essere qualche cosa di meglio di una cometa'.
Il corpo celeste scomparve alla vista per la congiunzione con il sole, e sarebbe riapparso diverse settimane dopo, ma in una posizione non conosciuta. Come ritrovarlo?
Calcolare un'orbita planetaria dalle osservazioni effettuate non era, all'epoca, cosa di poco conto: i calcoli dovevano essere fatti tutti manualmente e ci volevano mesi e mesi. Chissà se il corpo misterioso sarebbe stato rivisto e dove!
A questo punto entrò in gioco un grande e giovane (ventiquattrenne) matematico del tempo, Carl Friedrich Gauss. Affascinato dalla possibilità di sfruttare le sue innate doti di rapidissimo 'calcolatore mentale', e di diventare famoso, abbandonò per un po' le sue ricerche matematiche e sviluppò un metodo per il calcolo degli elementi planetari partendo dalle posizioni osservate. Riuscì, in poche settimane, a fornire i dati orbitali, che permisero di prevedere la posizione dove il 'pianeta', dopo la congiunzione con il Sole, sarebbe stato di nuovo visibile.
E fu effettivamente così; dal suo osservatorio di Seeberg il barone ungherese Franz Xavier von Zach riuscì a ritrovare, alla fine del 1801 e poco lontano dalle coordinate previste da Gauss, il corpo celeste che suscitava le attenzioni di tutto il mondo astronomico di quegli anni. (E' interessante leggere la messe di contributi sul tema, pubblicati nel 1802 ad es. dal londinese 'A Journal of Natural Philosophy, Chemistry and the Arts' reperibile, con le pessime qualità di scannerizzazioni tipiche della maggior parte dei libri disponibili, su Google Books) .
Padre Piazzi decise di chiamare il pianeta Cerere Ferdinandea, in onore di Ceres, l'italica dea delle messi protrettrice della Sicilia, e di Ferdinando III, re delle due Sicilie.

La classificazione di Cerere è cambiata diverse volte, nei secoli. Al momento della sua scoperta fu considerato un pianeta; nel 1850 fu riclassificato come asteroide, con un neologismo inventato da Herschel; nel 2006 è stato ridefinito come pianeta nano (dwarf planet).

Dovremo aspettare sino al 2015 prima di avere notizie più dettagliate sull'aspetto del pianeta.


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