mercoledì 15 ottobre 2008

L'uomo al balcone

Anni fa mi sono imbattuto in un curioso sito web statunitense il cui scopo era quello di americanizzare i nomi dei personaggi dei classici della letteratura russa.
C'erano, on-line e da scaricare, alcune traduzioni in inglese dei romanzi di Tolstoj, di Dostoevskj, di Gogol; c'era poi un curioso programmino di 'utilità' che consentiva di modificare, nel testo, l'originale nome russo (che so, Rodion Romanovic Raskolnikov) in un più familiare nome americano, diciamo James Jameson.
Mi sembrò una cosa bizzarramente inutile: il suono del nome di un personaggio, il 'segno' che lo rappresenta hanno un importante peso evocativo nella lettura: perché chiamare James uno che l'autore ha chiamato Rodion?

Mi sono ricordato del sito americano leggendo da qualche sera un libro di una coppia svedese, Maj Sjöwall e Per Wahlöö, L'uomo al balcone, un libro giallo Garzanti del '73 che ho scovato nella libreria che abbiamo nell'ingresso, in uno scaffale poco frequentato, adibito a raccogliere libri che riteniamo di minor pregio letterario: non lo avevo neppure mai visto.
Il libro è certamente godibile anche se, scritto nel '67, descrive un ambiente e una vita che ci è ormai lontana.
Ho scoperto che c'è attualmente una certa attenzione sulla produzione giallistica del nord Europa (oltre la coppia suddetta, di cui è sopravvissuta solo la signora Maj che era a Mantova qualche settimana fa, ad es. Jo Nesbo, Håkan Nesser, Leiff GW Persson, Anne Holt, l'islandese Arnaldur Indridason...) e quindi la mia lettura, pur casuale, è sicuramente 'alla moda'.
Mi ha creato qualche problema leggere i nomi, svedesi, dei personaggi e dei luoghi dell'azione.
Se si esclude l'ispettore capo Martin Beck (che potrebbe avere un nome britannico) ho avuto per tutta la lettura una certa difficoltà a ricordare a quale personaggio che entrava in scena appartenesse quel nome o se la via o il quartiere a cui si faceva riferimento erano già stati citati precedentemente nel racconto. (Gunvald Larsson, Fridhemsplan, Hornsgatan, Skärmarbrink, Västberga Allé, ...)
E' un sintomo di invecchiamento cerebrale o solo la mancanza di familiarità con questa tipologia di nomi?

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