Non so chi sia Carlo Gricuili, se leggo bene, ma ha scritto il suo nome e una data, 25-11-1995, nella prima pagina di guardia del libro che ho appena aperto. La firma ha degli svolazzi, démodé, sulle due iniziali e si direbbe scritta con una stilografica, ma chi usa più, abitualmente, una stilografica, oggi (a parte il sottoscritto, voglio dire...)?
Mi dà un po' fastidio, nei libri usati che spesso acquisto, trovare i segni degli altri lettori; mia moglie invece li apprezza, l'aria 'vissuta' di un libro, magari sottolineato e annotato, le piace. Io nell'aprire un libro, già letto da qualcuno, non ho sensazioni particolari ma se ci vedo commenti o segni di un qualche tipo, nel maneggiarlo provo lo stesso disagio che proverei nell'essere invitato a bere da un bicchiere già usato da qualcun altro, cosa che non posso assolutamente fare.
Ho riflettuto una frazione di secondo: "Non è possibile, mi sono detto, 1995 non è possibile"; ho chiuso il libro per vederne la copertina: ma sì, è un vecchio Quaderno della Medusa di Mondadori; di quando è? Vado all'ultima pagina: finito di stampare il 12 Febbraio 1935 - anno XIII.
Dunque quel ricciolo chiuso del tre me lo ha fatto scambiare per un nove: ma come fa, questo libro che ha quindi 73 anni, ad essere così ben conservato che lo diresti nuovo?
Dipende dalla carta: oggi non fanno più la carta di una volta e non è un pensiero nostalgico ma una semplice constatazione tecnica. La carta della 'Medusa' è spettacolare, l'ho verificato andando in giro tra i nostri scaffali dove ho trovato altri volumetti altrettanto vecchi e ben conservati. Non 'sfarina', non ingiallisce, non perde scagliette di materiale. E la rilegatura, anche se con la copertina in semplice cartoncino, ha le pagine cucite, non si apre, la colla della rilegatura non è indurita né diventata friabile col tempo. Veramente un bel prodotto, i caratteri, eleganti, sono stampati nitidamente in una pagina con abbondanti margini; nel caso in esame ci sono addirittura stampe monocrome fuori testo.
Il libro in questione è l'Erasmo da Rotterdam di Stefan Zweig, storia della vita e delle idee dell'umanista più attivo, dello scrittore più prolifico e pubblicato del suo tempo, dell'uomo mite e aperto al concetto di 'cittadino del mondo' e contrario a estremismi, fanatismi e partigianerie, politiche, filosofiche o morali che fossero.
E lo scrittore austriaco, già pacifista nel periodo della prima guerra mondiale, transfuga prima dello scoppiare della seconda, autore di numerose raccolte di racconti e di famose quanto dimenticate biografie, che come il suo personaggio fu anche lui artista, partecipe sì a tutto ciò che è umano e difensore del libero pensiero, 'mediatore e chiarificatore, uomo della misura e della conciliazione', temé però, alla fine, che il male avrebbe prevalso senz'altro, e si tolse la vita, esule in Brasile, nel 1942.
La Storia, invece, prese un'altra piega; et portae Inferi non prevalebunt, come recita anche, tutte le mattine, la testata di un noto quotidiano.
Nessun commento:
Posta un commento