Mi dà un po' fastidio, nei libri usati che spesso acquisto, trovare i segni degli altri lettori; mia moglie invece li apprezza, l'aria 'vissuta' di un libro, magari sottolineato e annotato, le piace. Io nell'aprire un libro, già letto da qualcuno, non ho sensazioni particolari ma se ci vedo commenti o segni di un qualche tipo, nel maneggiarlo provo lo stesso disagio che proverei nell'essere invitato a bere da un bicchiere già usato da qualcun altro, cosa che non posso assolutamente fare.
Ho riflettuto una frazione di secondo: "Non è possibile, mi sono detto, 1995 non è possibile"; ho chiuso il libro per vederne la copertina: ma sì, è un vecchio Quaderno della Medusa di Mondadori; di quando è? Vado all'ultima pagina: finito di stampare il 12 Febbraio 1935 - anno XIII.
Dunque quel ricciolo chiuso del tre me lo ha fatto scambiare per un nove: ma come fa, questo libro che ha quindi 73 anni, ad essere così ben conservato che lo diresti nuovo?
Dipende dalla carta: oggi non fanno più la carta di una volta e non è un pensiero nostalgico ma una semplice constatazione tecnica. La carta della 'Medusa' è spettacolare, l'ho verificato andando in giro tra i nostri scaffali dove ho trovato altri volumetti altrettanto vecchi e ben conservati. Non 'sfarina', non ingiallisce, non perde scagliette di materiale. E la rilegatura, anche se con la copertina in semplice cartoncino, ha le pagine cucite, non si apre, la colla della rilegatura non è indurita né diventata friabile col tempo. Veramente un bel prodotto, i caratteri, eleganti, sono stampati nitidamente in una pagina con abbondanti margini; nel caso in esame ci sono addirittura stampe monocrome fuori testo.

Il libro in questione è l'Erasmo da Rotterdam di Stefan Zweig, storia della vita e delle idee dell'umanista più attivo, dello scrittore più prolifico e pubblicato del suo tempo, dell'uomo mite e aperto al concetto di 'cittadino del mondo' e contrario a estremismi, fanatismi e partigianerie, politiche, filosofiche o morali che fossero.
E lo scrittore austriaco, già pacifista nel periodo della prima guerra mondiale, transfuga prima dello scoppiare della seconda, autore di numerose raccolte di racconti e di famose quanto dimenticate biografie, che come il suo personaggio fu anche lui artista, partecipe sì a tutto ciò che è umano e difensore del libero pensiero, 'mediatore e chiarificatore, uomo della misura e della conciliazione', temé però, alla fine, che il male avrebbe prevalso senz'altro, e si tolse la vita, esule in Brasile, nel 1942.
La Storia, invece, prese un'altra piega; et portae Inferi non prevalebunt, come recita anche, tutte le mattine, la testata di un noto quotidiano.
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