mercoledì 4 giugno 2008

Scrivere

Scrivere, scrivere a mano, è ormai cosa desueta e che rischia di essere definita una perversione (cioè una modificazione psicopatologica delle tendenze istintive, dice il Devoto-Oli). Qua e là alcune persone mature ancora usano penna o matita o pennarelli con inchiostro in gel, ma in età più giovani e produttive l'uso della tastiera (del PC, del portatile, del telefonino o di quant' altro) ha preso il posto del calamo e dell'inchiostro.
Noto la difficoltà, diffusissima, di prendere appunti durante i corsi di formazione, e molti dei miei allievi sono soliti usare una casella di testo in Excel per commentare esercizi ed esempi o per copiare formule e scrivere osservazioni. Chi scrive usando una delle penna biro che sono a disposizione lo fa per lo più con un carattere stampatello o simulando l'Arial, la scrittura corsiva non la usa quasi più nessuno, anche perché metterebbe a rischio la comprensione di quanto ha scritto. Nessuno ha più nella borsetta o nella tasca della giacca una penna: mi sento osservato come un fenomeno da baraccone quando, all'occorrenza, tiro fuori dalla tasca interna della mia giacca un portapenne rigonfio, con stilografica, biro blu, penna feltro rossa, lapis e, talvolta, evidenziatore (gomma e appunta lapis di solito li porto in borsa, con qualche penna e lapis di riserva...)
Eppure il bel corsivo era un gran pregio e, se si escludono gli esercizi di stile, puramente calligrafici, era anche facilmente leggibile. Si guardino, di seguito, due splendidi corsivi, uno di un letterato (dal manoscritto originale dell'Infinito di Leopardi), l'altro di un astronomo (da una lettera di ringraziamenti dell'astronomo Barnaba Oriani dell'Osservatorio di Brera).



Il segno vergato su carta continua ad affascinarmi: ho numerosi blocchi note, di carta con peso e struttura diversi, che uso per appunti, schemi di corsi, progetti di programmi, bozze di post, minute di lettere ufficiali; mi resta difficile usare il PC come deposito di pensieri e di appunti sparsi, e mi piace molto scribacchiare, con un qualche lapis dalla mina morbida, su fogli bianchi o quadrettati (e mai a righe), pronti a soddisfare l'incompiutezza dei miei pensieri, adatti alle cancellazioni e ai ripensamenti (altro che le revisioni di Word!), alla tracciatura di frecce e rimandi, talvolta ad operazioni di collage per l'inserimento di bocconi di altri fogli con appunti, disegni, ritagli di giornale e post-it.
Uso io stesso, e trovo notevolmente utili, Tiddliwiki di Jeremy Ruston, per le bozze dei miei post, ed anche OneNote della Microsoft, KeyNote di Marek Jedlinski ed EverNote della EverNote Corporation, ma niente pareggia il piacere della scrittura, a mano libera, sulla carta.

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