Inconfondibile, leggero, resistente.
Con questo slogan il colosso della chimica italiana, la Montecatini, pubblicizzava a metà degli anni '60 il Moplen, una 'plastica' che invase le nostre case sotto forma di secchi, tinozze, scolapasta e insalatiere.
L'invenzione, tutta italiana, del miracoloso polimero, dovuta al ligure Giulio Natta che ne ebbe riconoscimento mondiale con il premio Nobel per la Chimica nel 1963, era gioiosamente reclamizzata in divertenti Carosello affidati al volto rubicondo e al corpo abbondante di Gino Bramieri.
Oggi della plastica vorremmo farne a meno (ma l'Industria Chimica di recente ha commissionato uno spot tv in cui, con il dissolversi degli oggetti di uso comune della casa, sostiene la tesi che senza i prodotti chimici non potremmo vivere); si sono inventati prodotti alternativi, biodegradabili ma evidentemente più costosi perché la via scelta da molte aziende è quella di rivolgersi al mercato di produzione più economico, quello chinese.
Da anni riconosco un prodotto chinese dal particolare odore che ha la plastica che ne fa parte e, se non è un oggetto di plastica, dall'odore che hanno le buste in plastica che lo contengono.
E' un odore particolare, pungente, come di petrolio: se fa parte di un cacciavite o di una torcia elettrica rimane sulle mani a lungo e spesso neanche un'energica lavata serve a mandarlo via; per me è una vera maledizione: l'odore mi è insopportabile e l'oggetto che lo ha diventa intoccabile.
Pensate allora come sono rimasto, sabato scorso: nel discount dove spesso facciamo la spesa hanno sostituito le usuali, anonime buste trasparenti con cui si acquistano frutta e verdura sfuse, con altre buste con il logo del supermercato. Indovinate, adesso, che odore hanno queste nuove buste?
Fatta in fretta la spesa, siamo corsi a casa per estrarre la verdura da quei contenitori dall'odore particolare, pungente, come di petrolio....
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