L'aglio in casa nostra non ha vita facile: io non lo digerisco anche se solo 'profuma' un piatto e non ne sopporto neppure l'odore acuto: è quindi bandito dalla cucina; mia moglie, dunque, prima di rientrare a casa, ha comprato appositamente una di quelle retine bianche in cui vengono vendute le teste d'aglio, per avere un ingrediente fresco per la sua cena.
Mentre lei, in una padella, 'mandava' i semplici e gustosi ingredienti del suo condimento, io accendevo aspiratori vari, aprivo finestre, chiudevo la porta dello 'studio' e della zona notte, per difendermi al meglio dal terribile odore.
Ma, naturalmente, dovevo pensare alla 'mia' cena, al 'mio' primo piatto, un anodino passato di verdure con riso. Nel muoverci intorno ai fornelli, impacciandoci a vicenda, visto che due spicchi d'aglio facevano il loro lavoro sfrigolando nell'olio accanto ad una pementina intera, piccantissima produzione del nostro terrazzo, ho cercato di allontanare i bulbi odoriferi inutilizzati prendendo, a pizzico, la retina che li contiene per spostarla lontano dalla cucina, in posizione dove non potessero nuocermi. L'ho fatto con passi incerti, colto da grandi starnuti, sei, sette, otto, uno di seguito all'altro, suscitando una grande ilarità nella mia consorte.
Quando ho poggiato il mefitico sacchetto, ho fatto una scoperta incredibile, l'etichetta del prodotto si è girata e guardate qui sotto cosa ho letto!
Da non credere. L'ho subito fatto notare a mia moglie, che è rimasta esterefatta e non voleva credere ai propri occhi.
Possibile che nell'ubertosa e verde campagna senese non si trovino più ortolani che seminino questo bulbo odoroso, sapido compagno di tantissimi piatti toscani, e si debba addirittura importarlo dalla China?
Alla prossima sagra mangerete una bruschetta con pane di farina russa con olio tunisino e aglio chinese?
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