Ci sono santi che sono oggetto di particolare devozione pur essendo molto dubbia la loro esistenza storica. E' il caso di Santa Barbara, che si festeggia oggi.
La leggenda della sua vita è ambientata tra la seconda metà del III secolo e l'inizio del IV: una giovane, colta e bella, viene rinchiusa dal padre, pagano, in una torre per proteggerla dalle tentazioni del mondo.
Al rientro di un viaggio il padre scopre che la figlia si è convertita al cristianesimo e allora la perseguita, la espone nuda al ludibrio della gente e fa in modo che venga condannata a morte per aver ripudiato gli dei aviti.
Rientrando a casa dall'esecuzione, compiuta con le sue stesse mani, il padre assassino viene colpito da un fulmine che lo uccide all'istante.
Presunti resti mortali della Santa si troverebbero a Venezia, Roma, Il Cairo, Piacenza, Rieti. Santa Barbara è venerata in oriente(dove probabilmente è nata la leggenda) come in occidente.
Santa Barbara viene invocata come aiuto contro una morte cattiva e improvvisa, come quella che raggiunse il padre, lontano dalla luce di Dio. Ecco allora che col tempo il collegamento tra la Santa e il fulmine la fa invocare per proteggere dai temporali e quando c'è pericolo d'incendio.
Quando fu scoperta la polvere da sparo (che unisce i pericoli del lampo e del fuoco) la santa divenne la patrona dei lanzichenecchi e, poi, degli artiglieri.
Per lo stesso motivo divenne anche la santa protrettrice dei minatori e dei vigili del fuoco.
Quando ero bambino il 4 dicembre in casa nostra c'era una piccola festa: mamma e nonna cucinavano un pranzo particolare, dove non potevano mancare tortelli maremmani e dolci: la festa era in onore della Santa ma era soprattutto per mio babbo, che lavorava in miniera.
Mamma era preoccupata, tutti i santi giorni, di quello che poteva succedere laggiù, in fondo a qualche galleria: babbo faceva il più rischioso dei lavori dei minatori, era all' 'avanzamento', doveva cioè scavare, nel granito, le gallerie che portavano alle vene di pirite, il minerale ferroso molto richiesto al tempo dalle industrie italiane.
E la paura si cercava di dimenticarla anche con un buon pranzo.
Mio babbo non parlava mai davanti a noi bambini del suo lavoro o di quello che gli succedeva; qualche volta aveva avuto degli incidenti, anche gravi, però in casa la sua regola era: non creare preoccupazioni.
Per le famiglie dei minatori, oltre al pranzo casalingo, c'erano in questa data altre manifestazioni; ma anche se agli ingressi delle miniere di Boccheggiano, Gavorrano, Niccioleta c'erano feste, premiazioni, rinfreschi, la nostra famiglia non vi ha mai partecipato.
Nel villaggio minerario di Niccioleta, poco lontano da Massa Marittima, ad esempio, questa era anche una giornata di vacanza da scuola; la mattina iniziava con un minatore, incaricato dalla Montecatini (che gestiva le miniere nelle Colline Metallifere), che faceva scoppiare, per festeggiare, alcune cariche esplosive vicino allo stadio; c'erano poi le premiazioni degli anziani dipendenti della miniera, un rinfresco, regali per i bambini e, al pomeriggio, cinema gratis per tutti.
Nella chiesa del paese (ma chi ci ha vissuto continua a chiamarlo 'villaggio'), dove le vetrate splendevano dell'immagine della Santa e della sua torre, le donne intonavano canti che impetravano la mano salvifica della Santa sui loro uomini: "Proteggi Santa Barbara / i nostri minatori / salvali dai pericoli ..."
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