venerdì 3 luglio 2015

Inadeguato


Appena portata fuori l'auto dal cortile condominiale e parcheggiata a filo del marciapiede, lunedì scorso, mi riavvio verso la zona del parcheggio.
Una signora anziana, settantacinque anni, magra, vestita con cura, con i capelli corti argentati ben tenuti da una permanente fresca, mi si avvicina e mi fa: "Lei ora va a chiudere il cancello!"
Non conoscendola e non sapendo dove vada a parare le rispondo, asciutto: "Eh, sì, quando esco da casa mia, sono abituato a chiudere la porta..." Mi guarda dal basso in alto, lo sguardo scintilla dietro gli occhiali, annuisce sorridendo. "Appena l'ho vista l'ho detto: quel signore va a chiudere il cancello... " e aggiunge, rattristita "è il solo che lo fa... qui parcheggiano tutti come gli pare, vanno e vengono, se uno deve fare un salto a un negozio vicino, parcheggia qui dentro, tanto chi gli dice niente?" e si mette poi a enumerarmi le decine di comportamenti egoistici, scortesi, molesti e prevaricatori di questo o quel condomino e mi racconta di come, qualche volta, d'estate, sia rimasta bloccata in casa perché non riusciva, incerta e malferma nel muoversi, a districarsi dalle auto parcheggiate come capita. Non conosco quasi nessuno, lì; è la casa al mare, dove andiamo di rado, ma non posso che condividere le sue critiche, e come persona anziana capisco che si senta anche senza più voce in capitolo, tra quei tre mucchietti di palazzine che condividono un'area comune di transito e parcheggio. Alla fine della chiacchierata mi sono fatto un'amica.
Quando rientro in auto, dopo aver chiuso il cancello, devo spiegare il ritardo a mia moglie, che è rimasta all'interno, senza neppure l'aria condizionata (eh, sì, quando mi fermo, il motore lo spengo).
Lei scuote la testa e ripete l’opinione che ha di me: non sono adeguato a vivere in questo mondo.

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