giovedì 13 maggio 2010

Il lettore

Non so se vi siate mai chiesti cosa sia il 'lettore'. Se non lo sapete, o avete qualche dubbio, potete rivolgervi a G**gle, il famoso motore di ricerca.
Digitate 'lettore' e vedrete che, se fate una ricerca per immagini perché a leggere non siete più tanto abituati ma i disegnini li interpretate bene, verrà fuori una paginata in cui la maggior parte dei risultati è costituita da 'dispositivi elettronici di lettura' [15 dispositivi elettronici a fronte di 5 umani che leggono].
La cosa non cambia molto se cercate 'reader', in inglese: stessa percentuale di incidenza.

Google: il 'lettore'E' ovvio che questo è un modo stupido di fare una ricerca, ma ci indica chiaramente come il significato primario della parola, decontestualizzato, è profondamente cambiato. Si tratta sempre però di una statistica del tutto casalinga.

Se volete far le cose come si deve, allora, potreste pensare di rivolgervi all'ISTAT, che le statistiche le fa di mestiere e da anni.
Secondo l'ISTAT è un lettore: "la persona di 6 anni e più che ha letto almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali nei 12 mesi precedenti l'intervista."
Pensate a come cambiano le cose: ai miei tempi le persone di 6 anni si chiamavano, se non ricordo male, ah, sì, si chiamavano (non inorridite!), si chiamavano bambini.
Ve lo immaginate l'intervistatore ISTAT che, proprio nel suo primo giorno di scuola, intervista il bambino la persona di 6 anni e gli chiede: "Durante lo scorso anno, quanti libri hai letto, se si escludono quelli per motivi scolastici o professionali?"
Che avrà balbettato il malcapitato? Avrà avuto il coraggio di confessare che le sue pruriginose letture dell'anno precedente hanno riguardato qualche bel tomo introduttivo ai Sistemi Stocastici, vecchi volumi dei nonni sui Formalisti Russi, due o tre manualetti 'For Dummies' sulla Semeiotica o sulla Estetica della Trasgressione in Dante ed avrà anche ammesso di aver dato un'occhiata all'introvabile "I Misteri di Udolfo", ma in lingua originale?

Vi state chiedendo, come faccio io, quali siano i criteri con cui l'ISTAT raccoglie e analizza i suoi dati, dati che sono sulla bocca di tutti i lettori (ma guarda, eccone degli altri!) dei telegiornali?

3 commenti:

  1. OK, finito di ridere!
    La lingua si evolve, le persone anche: io una volta ero un bambino (sì, allora si usava dire così, anche se in piemontese diventava "cit").

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  2. Le persone non si evolvono, invecchiano....
    A Siena i bambini sono detti ancora 'cittini', e i ragazzi e le ragazze 'citti' e 'citte'. La derivazione comune in entrambi i casi deve essere da "cittadini", forse dal latino "civitas, civitatis"?

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  3. Vero, ma ripensandoci le parole scomparse per i bambini sono bimbi e piccoli (il Corriere dei Piccoli aveva anche tentato di trasformarsi in Corriere dei Ragazzi).
    In inglese è ancora peggio: io sono stato invitato a non usare ragazze ma signore, nella scuola media.

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