Dopo la tenebrosa guerra, la luce dai libri.
[The American Library in Paris]
Dalla 1^ lettera di S. Paolo ai Corinzi. Motto della Biblioteca Thomas J. Bata della Trent University, a Peterborough (Canada). [Sì, Bata "quello" delle scarpe...]
Simulacro argenteo di Santa Barbara, patrona della città di Paternò
È colpa degli eventi, sempre. Se poi sono straordinari non hanno scampo: sono la via di fuga per ogni responsabilità presente, passata e futura.
Nessuno, tra gli enti che gestiscono o i politici che dirigono, si sente personalmete toccato, mai. Avere una responsabilità o una colpa va aldilà del comportamento comune: Ego me absolvo sempre e comunque.
Chissà mai chi, nei vent'anni che abito in questo quartiere, dimenticato da dio e dai vigili urbani, avrebbe dovuto e dovrebbe occuparsi delle caditoie, trasformate nei decenni in graziose mini-aiuole di verzura che si ha persino paura di calpestare, non per il rispetto del verde ma perché si ha paura che il metallo, sotto l'erba, sia ormai talmente corroso da potersi trasformare, pur sotto il peso di un magro pensionato con la minima, in una trappola da Pronto Soccorso?
Ah, saperlo!
Mini aiuole d'inciampo, ex ruolo caditoie, qua e là per il quartiere di San Miniato, a Siena.
Anche mio nonno paterno c'era, tra i fanti del Regio Esercito e ce la fece anche a tornare a casa sano e salvo; molti suoi concittadini rimasero invece a imputridire nelle trincee del Carso.
Di
lui ho ancora una foto dell'epoca, curiosamente scattata a Siena
(Fotografia Fusai, Fonte del Casato, 2 - c'è stampigliato sul retro). La
guardo e non vedo in lui né segni di me, né il viso da vecchio che gli
ho conosciuto (oggi avrebbe 136 anni). Se l'è fatta tutta, la Guerra,
dallo scoppio alla fine; ha lasciato la famiglia, è andato ad ammazzare
nemici (ma anche a cercare di non ammazzarli: succedevano strane cose,
nelle trincee, da entrambe le parti) poi è tornato alle mucche, ai buoi e
ai campi di grano, sulle colline della Maremma.
Durante le notti più tragiche, quando gli ufficiali alleati giungono a Roma per definire le clausole dell'armistizio, il Maresciallo Badoglio, in pigiama, russa in letto come un ghiro. Gli alleati non precisano il giorno della pubblicazione dell'armistizio con l'Italia, ma avvertono che a mezzogiorno del giorno da loro scelto, radio Londra avrebbe trasmesso un brano d'opera di Verdi. Si incarica il S.I.M. (Servizio di Informazioni Militari) di stare in ascolto. Infatti, l'otto settembre, alle dodici, radio Londra diffonde le arie verdiane, ma l'incaricato del S.I.M. non se ne accorge. Né Badoglio, né gli altri ufficiali superiori stanno in ascolto: è l'ora di colazione!
L. Longanesi, In piedi e seduti (1919-1943) [1948], Milano, Longanesi, ebook, 2017
«Si seppe della sciagura la mattina del 4 Maggio: era stata verso le otto e trenta, un’esplosione al Camorra, un’esplosione spaventosa: avevano visto una gran nube di fumo uscire dalla bocca del pozzo, un boato sordo. (...)
«Le notizie che si diffusero subito erano vaghe e contraddittorie, ma la gravità del disastro fu subito chiara a tutti: le esperienze precedenti avevano insegnato che un’esplosione in una miniera di lignite, assume sempre proporzioni tragiche. Non è facile capire quel che è realmente successo. Una piccola folla di donne si accalca dinanzi al cancello dell’infermeria, ne esce un’auto con a bordo un uomo svenuto. Carabinieri, poliziotti, guardie giurate cercano di trattenere la gente che man mano cresce, preme.
«I primi morti uscirono dal Camorra verso le cinque del pomeriggio: l’opera di soccorso, o meglio, di raccolta delle vittime, continuò tutta la notte.
«La gente sta a guardare in silenzio (...). Quando suona il campanello dell’arganista il silenzio si fa ancora più grave, perché vuoi dire che arriva la «gabbia» (...). Una donna si mette a piangere (...). Un vecchio cammina avanti e indietro gridando solo una bestemmia, sempre quella. Fa: "Diolupo, diolupo, diolupo"...
«Rimasi quattro giorni nella piana di Montemassi, dallo scoppio fino ai funerali, e li vidi tirare su quarantatre morti, tanti fagotti dentro una coperta militare».
Sotto gli auspici della Presidenza del Consiglio dei Ministri (1953).
Manifesto di Alfredo Lalia.