Quando 'Paolino' doveva andare a Napoli, per un intervento di assistenza ad un suo cliente, era contentissimo e faceva il giro degli uffici per annunciare l'evento. Napoli voleva dire un bel viaggio in treno da Firenze, albergo, pranzi al ristorante e qualche giorno fuori dal tran-tran dell'ufficio.
E poi, c'era il Toshiba.
Sì, perché in queste sue 'missioni', Paolo aveva il diritto di portare con se un PC portatile, uno dei primi del tempo ed uno dei pochi che erano in azienda. Non ricordo se era un T3200 od un T5200, comunque un laptop con processore Intel 386, un nero oggetto del desiderio con un incredibile video al plasma (cioè: con caratteri arancione su sfondo nero che ti spaccavano gli occhi se ci lavoravi qualche ora).
Il guaio di quel portatile era il peso: più di sette chili e mezzo e quando il venerdì, prima della missione a Napoli, Paolino faceva un secondo giro degli uffici, portando sulla spalla la borsa con il PC, dopo pochi passi già mostrava segni di affaticamento: molto giovane, magrolino, alto forse non più di un metro e sessanta, quella zavorra era troppo per lui e allora qualcuno cominciava a prenderlo in giro; lui rispondeva, un po' imbarazzato, come da copione, che era tutta invidia, la nostra.
Lo rivedevamo poi qualche giorno dopo, a raccontarci incredibili storie della sua trasferta.
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