venerdì 6 luglio 2007

Coseni Iperbolici

Tutte le volte che sono in cima alla Strada di Vico Alto, scendendo verso Siena, lo spettacolo che vedo mi stringe il cuore.
Svetta, fallico e tecnico, dal lato di una collinetta, una splendido traliccio a struttura reticolata dell'Enel.

I sette fili, che corrono alla sua destra e alla sua sinistra, e che spiccano col loro colore nero nel cielo, ora latteo, ora grigio e rannuvolato, ora celestino, vanno ad unirsi a due altri pilastri, che si indovinano ma non si riescono a vedere, e che percorrono a passi uguali tutta la regione sottostante.

Il magnifico equilibrio del traliccio farebbe invidia ad un professore di Scienza delle Costruzioni e la scomposizione dei poligoni delle forze costituirebbe un bel tema per una esercitazione.
Come non rimanere affascinati, poi, dal monumento che i sette fili (sette come le meraviglie del mondo, come il numero dei saggi, come i colori dell'arcobaleno, come gli attributi di Allah, come i bracci del Menorah, come le chiavi musicali, come i numeri romani, come i libri dell'epteuteco, come i nani di Biancaneve, come le Pleiadi, com
e le note musicali, come i tipi di sassofono, come i livelli del modello ISO/OSI) costituiscono, oltre che alla tecnologia, anche alla matematica?
Non c'è chi non veda, nell'eleganza della catenaria che descrivono nell'aria e nel coseno iperbolico che la rappresenta:

definito per la prima volta da Huygens alla fine del 1600 (avete notato, Huygens ha sette lettere), un'espressione fulgida della tecnologia e della matematica.
Questo monumento plurimo, che abbiamo la fortuna di possedere e che spesso, purtroppo, passa inosservato, è deturpato da un 'fondale' per nulla degno di tanto splendore.
Si vedono, ahimè, sullo sfondo, manufatti umani di bassissimo valore tecnologico, vecchie case di vetusto mattone, di pietra addirittura, biancori di ignobile marmo di chiese e di duomi, campanili inutili concorrenti dello svettante gigante d'acciaio; è ora, e lo dico con forza, di far scomparire tutte queste ignobili, vecchie, inutili, vestigia dell'Homo arcaicus e di dare alla Tecnologia il risalto che le compete.
Che tutto il vergognoso sfondo scompaia in una nube di polvere rossastra e che arrivi un'alba radiosa in cui il grande traliccio torreggi, gigante solitario, sulla terra che lo circonda.

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