Tutti abbiamo il portafoglio pieno di card. Ce le danno i supermercati, i benzinai, i parrucchieri, le librerie, il negozio cinese dietro l'angolo. Tutti vogliono tenere il conto di cosa compriamo, in quale ora, con quale spesa massima, in che giorno, in quale negozio della catena. Così sono pronti a capire i nostri gusti, le nostre abitudini e ad adeguare la propria struttura commerciale, a verificare l'impatto di un nuovo prodotto o di un nuovo modo di esporre la merce. A questo gioco ci stiamo un po' tutti; in cambio di queste informazioni, preziose, veniamo ricompensati con punti, sconti, premi, iniziative promozionali.
Fin qui il passato.
Qualche mese fa la COOP Centro Italia ha superato questo modello ed ha chiesto ai propri soci di indicare, in un carnet di 100 prodotti, quelli sui quali avrebbero desiderato, per tutto l'anno, uno sconto del 10%. In questo caso, dunque, si è trattato non di avere una informazione sui consumi reali, ma di conoscere anticipatamente i gusti delle persone, per poi gestire opportunamente gli acquisti. Chi mai, dopo aver indicato 20 articoli su cui voleva uno sconto, non li avrebbe poi comprati una volta presenti sui banconi del supermercato?
Un'operazione presentata come rivolta ad avvantaggiare i clienti consumatori, dove però i prodotti presenti sono, in larga percentuale, prodotti di marca che normalmente hanno un prezzo più alto, anche molto più alto, di quelli, in genere ottimi, a marchio COOP.
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