"A Travale c'era un prete - raccontava mio nonno - che sapeva parlare proprio bene. Ti ci incantava. E le vecchie, in chiesa, lo ascoltavano a bocca aperta. Dice che una sera, di venerdì santo, s'era accalorato così tanto nel raccontare delle sofferenze e della morte di Cristo, che tutte le donnine che erano in chiesa si erano messe a piangere. Dice che quando se n'accorse, non sapendo come fare a farle smettere gli disse 'Oh, donne, via, che piangete a fare: son cose tanto vecchie e poi non son mica vere!' "
Mio nonno, da vecchio socialista, ci si divertiva a raccontarla, e "Fai come il prete di Travale" era diventato un modo di dire.
Immaginate il mio stupore nel leggere, in una raccolta di articoli giornalistici di Luciano Bianciardi Chiese escatollo e nessuno raddoppiò, la stessa storiella, pubblicata sull'Unità nel '56.
Escludendo categoricamente che mio nonno l'abbia letto sul quotidiano comunista (ha comprato e letto L'Avanti, tutti i giorni della sua vita, anche la domenica in cui è morto, a 86 anni), o era vero o la storiella circolava in quegli anni in maremma e gli immancabili mangiapreti si divertivano a diffonderla.
Aggiornamento del 25/02/12
Forse ho chiarito l'arcano ed ho trovato la fonte del raccontino: era stato pubblicato nelle Cento novelle lucchesi da Idelfonso Nieri, nel 1891-94, ed è la novella numero LXXXIV , "Son cose tanto antiche!". Evidentemente l'aveva letta anche il Bianciardi...
Le novelle del Nieri le potete scaricare dal sito di Scrivolo.
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