
Avevamo preso l'abitudine, Ernesto ed io, quando lui non era fuori per qualche installazione di software, di fare due chiacchiere durante la pausa pranzo. Un panino trangugiato in fretta al bar della signora Maria di là dalla strada, o nel freddo gelido o nel caldo impossibile di Firenze, secondo la stagione, e poi si tornava a rifugiarsi nei nostri cubicoli; lui era fortunato, aveva un ufficio tutto per sé, con due scrivanie, il luogo ideale per chiacchierare. Del lavoro, soprattutto, dell'Azienda, qualche volta.
Ernesto era uno dei pochi che usava una qualche versione di Windows, con un software di impaginazione, e quindi utilizzava il mouse, quel curioso oggetto che non era ancora onnipresente sulle scrivanie. Il resto dell'azienda lavorava con la sola tastiera, e chi, come me, faceva sviluppo software, era impegnato a districarsi tra i limiti di memoria delle compilazioni del QB45 (Microsoft Quick Basic 4.5) e le routine di indicizzazione FABS e certo nulla sapevo degli eventi.
Ogni tanto Ernesto mi faceva vedere l'uso di qualche programma, spiegandomi come era configurato il mouse e a cosa servivano i tasti. Il mouse era un mitico Logitech, il C7, era il 1988 ed il prezzo di listino negli USA era di 119$. "La Logitech è Svizzera, ma i fondatori sono italiani" (lo sapevo, leggevamo la stessa, prima, rivista di informatica italiana, e io, snobbisticamente, leggevo anche Byte) e comunque già lo facevano a Taiwan....
Per motivi veramente troppo lunghi da raccontare, oggi quel C7 con il suo cavetto seriale (sì, proprio quello di Ernesto) è tra le cianfrusaglie elettroniche che invecchiano in un armadio in casa mia, con quel suo design squadrato, assolutamente fuori moda, da modernariato informatico.
Purtroppo è uno di quei dispositivi di cui Windows XP ha decretato la morte.
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