mercoledì 11 luglio 2007

Legenda

Ho due libroni da leggere, ne avrò per un bel po'. Sono libri ingombranti, da scrivania e da meditazioni scientifiche, specie il secondo.
Il primo è fresco di attraversamento dell'Atlantico e fresco di inchiostro: Reinassance vision from Spectacles to telescopes, del prof. Vincent Ilardi; non risulta ancora neppure disponibile su Amazon. (Memoirs of the American Philosophical Society, Cloth. 378 pp. ISBN-10: 0-87169-259-7, 85$)
Statunitense di nascita, ma di origini (e di infanzia) siciliane, il prof. Ilardi focalizza, è il caso di dirlo, il saggio storico sulle origini e sulla produzione degli occhiali in Europa, mettendo in evidenza la centralità di Firenze, che viene alla luce da una serie di recenti documenti d'archivio, rispetto alla supposta supremazia di Venezia.
In effetti, scorrendo l'indice e un po' di pagine a caso, si parla molto più di occhiali che di telescopi; l'apparato iconografico è un ricco excursus tra disegni, quadri ed affreschi, ricchi di improbabili quattrocchi (c'è anche un disegno di un demone occhialuto!) del periodo che va tra la fine del 1200 e quella del 1600
Il secondo libro è il catalogo di una mostra La misura del tempo - L'antico splendore dell'orologeria italiana dal XV al XVIII secolo tenuta a Trento, nel castello del Buonconsiglio, nella seconda metà del 2005. (672 pag., ill., cartonato, 75€)
Ricco di saggi e di immagini, sia di oggetti 'segnatempo' che di loro citazioni in incisioni e dipinti, ha quasi settecento pagine riccamente illustrate. Un po' troppo focalizzato su orologi e strumenti per fabbricarli (sì, è il tema della mostra, ma io e le cose meccaniche non andiamo molto d'accordo), ha anche ricche sezioni su orologi solari e notturnali (la parte che mi interessa maggiormente).
Bene, inforco gli occhiali e prendo il mio tempo...

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