Sono cinquanta anni che è stato stampato, On the road. Libro strano, americano e di consacrazione della beat generation, scritto da un giovane e presto alcolizzato statunitense d'origine franco-canadese. Kerouac, e Corso, e Ferlinghetti e Ginsburg; e lì accanto la Fernanda Pivano, sopravvissuta a quasi tutti loro (Ferlinghetti, quasi novantenne, è ancora attivissimo nella sua libreria 'City Lights', per quanto ne so); Jukebox all'idrogeno fatto conoscere alla mia professoressa di italiano del liceo, che arrivava a Hemingway, ma non andava oltre.
Il manoscritto originale di Sulla strada, un lungo rotolo di carta sottilissima, (scritto nel senso della lunghezza in un tour-de-force di tre settimane, nel '51; saranno 30 o 40 metri di carta da lucido) è stato esposto di recente, per celebrare l'anniversario, ed è valutato alcuni milioni di dollari — si deve parlar di denaro, siamo Americani e la nostra sola unità di misura è verde e confidiamo in Dio.
Jack Kerouac da quasi quaranta anni percorre, con tanti altri 'bums', strade meno accidentate, là, nella ruota del dharma.
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