La lezione era noiosa.
Il tema: le Famiglie Logiche, argomento di Elettronica digitale.
Andavo avanti da un po', discorsivo quando potevo, modulando i contenuti alle (scarse) conoscenze della classe.
M., all'ultimo banco, stava scrivendo. Che prendesse appunti? Intelligente e sveglio, sicuramente, ma attento e interessato, sarebbe stata la prima volta.
Continuai la mia esposizione, ma ora non lo perdevo d'occhio: lui mi guardava drittto in faccia, ogni tanto abbassava lo sguardo e scriveva. Un'ottima imitazione di uno studente modello, ma chi credeva di ingannare?
Camminavo davanti alla lavagna, nel corridoio tra i banchi; non sono mai riuscito a starmene seduto dietro la cattedra: gli studenti li devi vedere da vicino, devi leggere negli occhi i dubbi che hanno, li devi interessare, devi capire cosa pensano, sennò non servi a nulla.
"Fai vedere, M.". "Cosa, professore?". Gli ero arrivato davanti.
"I tuoi appunti". Risatina e gomitate tra tutti quelli dell'ultima fila.
Io facevo il serio. "Fai vedere". La classe si zittì.
Mi mostrò il foglio, c'era solo un disegno. Lo presi. "Niente male", commentai. M. non disse nulla, interdetto.
"Disegna i fumetti, professore, è bravo" disse il compagno di banco.
"Firmalo". "Come?". "Avrai una sigla, no?" gli restituii il foglio; lo siglò, in blu, "Nero".
"Bene, ridammelo". Me lo restituì, sospettoso.
"Questo lo sequestro". Presi il foglio, tornai indietro verso la cattedra, lo appoggiai sopra al registro di classe.
Mi voltai.
"Grazie per il disegno: lo metterò nel mio studio. Dunque, dove ero rimasto?"
Nessun commento:
Posta un commento