Questa è la storia banale di un piccolo malinteso.
Attratto dalla grafica, dal nome del prodotto e dal prezzo competitivo, ho acquistato in un supermercato COOP alcune lattine di birra italiana.
Ecco, l'equivoco inizia qui: in realtà stavo acquistando (sì, mi ero distratto): alcune lattine di un prodotto chiamato "Birra Italiana".
Un buon prodotto, come ho potuto accertare la sera stessa affiancandolo ad una pizza casalinga ma... mentre giocherellavo con una lattina, rugiadosa e ormai vuota, ho scorso le indicazioni della composizione (acqua, malto d'orzo, granturco, luppolo). Ruotando di 180° il contenitore, ho continuato a leggere: "Prodotto con materia prima di qualità: l'acqua, il malto in prevalenza italiano e i luppoli accuratamente selezionati."
ALT! Ma non era una birra italiana?
A leggere bene, dunque, è una birra fatta in Italia, dalla BIRC di San Giorgio di Nogaro (UD) [E' la Birra Castello che produce per COOP, quindi] e solo il malto è in "prevalenza" italiano; ma che vorrà mai dire "prevalenza"? Già il 51% è prevalenza, no? e il resto da dove viene?
Nulla si dice poi del luppolo, che forse è croato o ... chinese. Quanto alla provenienza del granturco, che è un sostituto economico del malto?
E l'acqua? Magari importata, liofilizzata, dalla Tunisia!
Come consumatore, e socio COOP, mi sembra che il prodotto lanci un messaggio fuorviante: se compro un prodotto che porta "Italiano" nel nome, soprattutto se è a marchio COOP, mi aspetto (ingenuamente?) che le componenti siano tutte italiane; tanto vale allora, invece di aiutare la nostra economia, comprare un prodotto tedesco.
Con che faccia ci lamentiamo se all'estero vendono prodotti dell'agro-alimentare spacciandoli per italiani?
Come consumatori sappiamo che nei supermercati COOP ci sono fichi secchi della Turchia, e non del sud d'Italia, noci degli Stati Uniti, e non della Campania, pompelmi e limoni del Sud Africa, e non della Sicilia, tutti prodotti che in famiglia evitiamo accuratamente di acquistare.
Adesso ho trovato un'altra voce da aggiungere alla nostra lista nera.
http://www.coopfirenze.it/informatori/notizie/birrai-a-tutti-i-costi
RispondiEliminaTranquillo, l'acqua è italiana.
Anche l'azienda è italiana: non appartiene a nessuna delle 4 multinazionali che assieme controllano oltre il 55% del mercato mondiale della birra.
Io so che se la compro, contribuisco a mantenere posti di lavoro in Italia.
In più, mi piace.
S.
Lo so che la Birra Corona è italiana; quello che non mi fa stare tranquillo sono le informazioni che (non) si danno ai consumatori e i messaggi (volutamente?) ambigui.
RispondiEliminaNo comprende.
RispondiEliminaNon la risposta di Silvia-coopfirenze; l'etica Coop potrebbe tener conto che non ci sono limiti a superare gli stretti limiti dell'etichettatura legalmente obbligatoria, son daccordo con Dr. Iaccapot, indicare le % di provenienza indigena mi appare normale dato che "Birra Italiana" è addirittura il nome del prodotto e non una indicazione secondaria in etichetta (anche una qualsiasi BMW è italiana, una percentuale non ridicola di componenti è fabbricata in Italia, fortuna delle fortune nel drammatico panorama di deindustrializzazione).
La Corona è italiana ? La compro occasionalmente solo quando fortemente scontata e non resisto al sussulto di nostalgia per il Mexico... e ogni volta rigiro la bottiglia ... e ogni volta con una fitta asfittica da ondata di CO2 che la mia bottiglietta giallina ha trascinato con sé... inesorabilmente leggo "prodotto in Messica da Cerveceria Modelo S.A." ...
Oops, nel mio commento volevo scrivere "la Birra Castello - Birc - è italiana" e ho scritto erroneamente Corona!
RispondiEliminaPer il resto, sì, il punto è proprio questo: secondo me viene usato in maniera decisamente ambigua il nome "Birra Italiana".
La bevo nel 2016. Non so cosa sia successo, ma è a livello delle peggiori birre romene da un euro e mezzo per tre litri. Sarà anche questione di gusti, ma di norma mi piacciono tutte le birre considerate almeno discrete e tutte quelle di alta qualità.
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