Ancora qualche giorno e sarà tutto passato: non parleremo più di unità d'Italia, né di Risorgimento, di Garibaldi o di Pio Nono (al quale i maremmani dedicano ancora, memori della sua stolidezza, una tipica bestemmia che non infrequentemente sentivo al liceo sulle labbra del mio prof. di Matematica e Fisica), ma riprenderemo ad ammirare, applaudire e invidiare signorine compiacenti, politici famelici di poltrone, giudici di chiunque tranne che di sé stessi, prelati dalle labbra umide e dalle mani curiose che si autoassolvono, nullafacenti pronti a tutto pur di mangiarsi fette succolente di quel po' che è rimasto sulla tavola.
Lasciatemi fare allora ancora un paio di post sul tema "Unità d'Italia", ché al 200° anniversario non ci sarò più e, se la statistica non è scienza inesatta, non dovrei star più a tediarvi neanche al 175°.
Ripescata dall'oblio grazie all'opera benemerita di Archive.com, ecco 'La canzone d'Italia' (1858), musica di Alessio Olivieri e parole di Luigi Mercantini, nell'interpretazione di Enrico Caruso.
Se volete sentirne invece una interpretazione corale, qui sotto c'è la versione tratta dal concerto GARIBALDI L'EROE DEI DUE MONDI del 5 luglio 2008 al Castello Cavour di Santena, con il Coro Michele Novaro, direttore Maurizio Benedetti, pianista Carlo Matti.
Il testo:
1. Si scopron le tombe, si levano i morti
i martiri nostri son tutti risorti!
Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
la fiamma ed il nome d'Italia nel cor:
corriamo, corriamo! Su, giovani schiere,
su al vento per tutto le nostre bandiere
su tutti col ferro, su tutti col foco,
su tutti col nome d'Italia nel cor.
Va' fuori d'Italia,
va' fuori ch'è l'ora!
Va' fuori d'Italia,
va' fuori o stranier!
2. La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi
ritorni qual'era la terra dell'armi!
Di cento catene le avvinser la mano,
ma ancor di Legnano sa i ferri brandir.
Bastone tedesco l'Italia non doma,
non crescono al giogo le stirpi di Roma:
piu Italia non vuole stranieri e tiranni,
già troppi son gli anni che dura il servir.
Va' fuori d'Italia,
va' fuori ch'è l'ora!
Va' fuori d'Italia,
va' fuori o stranier!
3. Le case d'Italia son fatte per noi,
è là sul Danubio la casa de' tuoi;
tu i campi ci guasti, tu il pane c'involi,
i nostri figlioli per noi li vogliam.
Son l'Alpi e tre mari d'Italia i confini,
col carro di fuoco rompiam gli Appennini:
distrutto ogni segno di vecchia frontiera,
la nostra bandiera per tutto innalziam.
Va' fuori d'Italia,
va' fuori ch'è l'ora!
Va' fuori d'Italia,
va' fuori o stranier!
Quando ho letto la frase ..."una tipica bestemmia che non infrequentemente sentivo al liceo sulle labbra del mio prof. di Matematica e Fisica." ho immediatamente realizzato che avevamo lo stesso professore di matematica a fisica al liceo.
RispondiEliminaGrazie di avermi ricordato il dettaglio; mi sono piegato in due dalle risate :-)