Tra un caffè e una sigaretta sul terrazzino, una quarantina di giorni fa abbiamo seguito tutti i lavori. E' arrivato un carro gru, ha bloccato il traffico nell'isolato, ha esteso il suo braccio d'acciaio verso il tetto, a qualche decina di metri dal nostro ufficio.
"Chissà che faranno"; siamo andati a curiosare. Qualcosa sul tetto.
Alla seconda uscita, abbiamo potuto vedere il lavoro in corso: il braccio aveva imbracato un parallelepipedo di ferro che, per le oscillazioni, abbiamo riconosciuto in uno degli scambiatore del sistema di refrigerazione che sta sul tetto, a solaio, di questo complesso di uffici e negozi.
La sera, uscendo dall'ufficio, l'abbiamo visto posato, lo scambiatore, in disparte, al bordo della strada, nello spazio dedicato al parcheggio delle auto
"Ma che fanno, non lo hanno portato via?"
"Quello? Quello lo porta via solo la ruggine" ho risposto, sarcastico.
Sono passati i giorni e, all'improvviso, nella zona è stato tutto un fiorire di strisce per terra, frecce, segnali di senso unico.
In maniera inopinata, qualcuno deve aver dato l'ordine di sistemare questa parte della periferia, lasciata a se stessa, nel caos dei parcheggi selvaggi e degli accessi alle strade limitrofe, da quando è sorta, cioè da sei anni.
Pensate, sei anni, quasi duemiladuecento giorni: ce n'è quanto basta per far nascere un bambino e cominciare a tirarlo su, o per fare una guerra mondiale, o per portare a compimento tutte le missioni spaziali Apollo con meta la Luna.
Qui a Siena, invece, il tempo corre diversamente.
Ma non è tutto: i solerti individui che hanno cosparso tutta la zona di righe bianche per terra si sono trovati l'oggetto, sì, lo scambiatore, proprio dove dovevano lavorare e allora cosa hanno fatto? Lo hanno portato via? Hanno avvertito Siena Ambiente che c'era un oggetto ingombrante da ritirare? No, lo hanno semplicemente spinto sull'erba lì accanto, appena, appena fuori dalla strada, chissà, sperando che erbacce e rovi lo nascondano fra un paio di stagioni alla vista di tutti.
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