venerdì 15 maggio 2009
Signoria Vostra, Siena lì
Da una illustrazione di Sir John Tenniel per "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie".
Mi sono imbattuto, per una vicenda di cui dirò solo se si chiuderà positivamente, nella solita ottusa burocrazia di un ente pubblico, che qui però critico solo per motivi di lingua.Se avete mai dovuto compilare un qualche stampato (che potete, sì, scaricare da internet ma che poi dovete consegnare o a mano o tramite raccomandata...), avrete visto senz'altro che spesso c'è l'uso di rivolgersi al Primo Cittadino del proprio Comune appellandolo Signoria Vostra, come in tempi medievali, spesso addirittura abbreviato, forse per la vergogna di chi ha preparato il modello di documento, in un insulso S.V. (per fortuna ci risparmiano il Reverendissima...)
Questo uso di una comunicazione da suddito a Signore, oltre ad essere démodé è, se volete, anche lesivo della dignità di chi scrive e denota quanto sono ancora lontane le istituzioni, diciamolo meglio, la cosa pubblica da tutti noi.
C'è poi un'altra perla, che spesso apre o chiude i documenti amministrativi.
L'avverbio lì, che indica cosa o luogo poco distante sia da chi parla che da chi ascolta, viene spessissimo usato per una espressione che vorrebbe ricalcarne, ancora una volta, una arcaicissima, ma commettendo uno svarione da segnare in rosso e blu.
Più di un documento riporta infatti, quando si tratta di definire luogo e data di scrittura del testo, una espressione del tipo:
Siena, lì........
dove, medievaleggiando (ma perché mai si dovrebbe?), potrebbe essere al massimo, Siena, li (li articolo!!!) volendosi ripetere una espressione del tipo: Siena, li otto dello mese di maggio, e non una bizzarra notazione che dichiari che lì, a Siena, in quel momento la data era quella scritta sopra i puntini, mentre in altre parti del contado non è dato sapere.
Se volete vedere quanto è diffusa questo errore, provate a fare, su Google, una ricerca di "Siena lì", o sostituite il nome della vostra città a quello di Siena. Vedrete saltar fuori centinaia di documenti, creati da enti e uffici vari, che hanno adottato questa errata forma di scrittura.
Vogliamo, tutti insieme, fare uno sforzo economico e mandare questi signori ad un corso di aggiornamento sull'uso dello stile amministrativo, in modo da non far più provare vergogna a noi, loro concittadini, e alle tante maestre che si sforzarono (invano) di insegnar loro l'uso della nostra lingua?
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