Chi usa la testa la protegge, diceva un motto su una delle immagini di una campagna sulla sicurezza della Montedison, tanti anni fa.
La scritta era sotto un casco giallo, da minatore, uno del tipo di quelli che si son visti indossati da tutti durante i servizi televisivi sul terremoto de L'Aquila, ma che, se andate a giro per le strade delle vostre città, non sempre vedrete in testa a chi lavora arrampicato sulle strutture dei cantieri edili.
Quando ero bambino, uno di questi caschi, ormai in cattive condizioni e dismesso, mio babbo lo aveva portato a casa dalla miniera: ricordo un vistoso bollino rosso che ci campeggiava sopra e che qualificava chi lo aveva come componente della commissione sicurezza della miniera, di Gavorrano, credo.
Per far capire l'efficacia di quel guscio di plastica a me, bimbetto più uso ai banchi delle elementari e ai libri che ad una qualsiasi attività manuale, il genitore fece vedere una cosa che non dimenticherò: prese il casco, lo mise sul marciapiede di fronte a casa e poi, con una mazza, gli assestò un colpo che pensai avrebbe spaccato anche le mattonelle in cemento.
Il casco, è vero, si abbassò un po', ma rimase assolutamente integro. Mi fece osservare l'interno: una rete di corregge di cuoio, a qualche centimetro di distanza dalla superficie della struttura, dovevano calzare bene sulla testa di chi lo indossava e il sottogola andava stretto a regola d'arte, sennò il tutto non serviva a niente.
Credo di non aver mai visto uno 'spot' così convincente.
Ci sono stati, in questi giorni, altri morti per incidenti sul lavoro e ci sono altri scioperi; qualche volta mi viene da pensare che queste cose succedano perché, appunto, c'è qualcuno che non usa la testa.
Scendevo, ierimattina, in auto, per una vietta che porta al mio quartiere: una discesa accentuata, che invita ad andar veloci; sulla sinistra le strutture della casa dello studente, sulla destra un macchione che scende fino a dove la strada spiana e si apre in nuovi mostri di cemento, freschi, freschi, e verso alcuni campi sportivi.
La manutenzione del verde a Siena è fatta in maniera che reputo approssimativa, ma in questi ultimi mesi, grazie alle incombenti elezioni, si vede un po' di attività in più.
Scendevo, dunque, per questa strada, attento ai limiti di velocità perché in fondo, quando si arriva al piano, ci sono cantieri aperti e quindi la possibilità di trovare automezzi pesanti in movimento (no, non sono segnalati, bisogna andare a memoria...) quando, dietro una curva, ho visto all'improvviso un operaio con il decespugliatore, al lavoro; ho scartato leggermente sulla sinistra, per evitare un possibile contatto fisico, ma mi si è parato davanti un secondo operaio, questa volta in mezzo alla strada, che pareggiava con cura la bordura di un muretto che, delimitando a destra la strada, contiene alberi e arbusti che lì dietro fanno un verde gradevole.
Ho scartato ancora sulla sinistra, invadendo l'altra corsia, dove la fortuna ha voluto che non ci fossero né auto né camion né bobcat al lavoro.
I due operai avevano cappello, visiera, forse anche tappi alle orecchie per proteggersi dal rumore. Ma certamente non stavano usando la testa, né la stava usando chi è il responsabile di questi lavori: non un cartello sulla strada a segnalare l'attività, non un vigile urbano.
Ma già, ieri a Siena c'era il mercato settimanale, ed è importantissima l'attività svolta dai nostri VV.UU. nel misurare se i vari banchi dei venditori hanno le dimensioni previste e se tutti sono in regola con i pagamenti delle concessioni dei posti: quelle sì che son cose davvero pericolose.
Se qualcuno investirà uno di questi operai, faremo uno sciopero, è vero.
Ma contro chi?
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