venerdì 11 dicembre 2015
Natale coi fichi secchi
Fare le nozze coi fichi secchi è (era) un'espressione proverbiale per dire: realizzare un grande evento con mezzi poveri e insufficienti alla bisogna.
A me, in questo periodo dell'anno, tornano in mente le parole di mia nonna che ricordava i mandarini e i fichi secchi come le poche, povere chicche che lei e i suoi tanti fratellini e sorelline potevano mangiare solo a Natale; l'arrivo delle feste le riportava sempre alla memoria gli anni dell'infanzia e le bastava sentire l'odore della buccia di un agrume che si apriva per rivivere gli anni di miseria e di lavoro in campagna quando, dal sorgere del sole a quando già si era fatta notte, lei e gli altri bimbetti lavoravano come adulti nel grande orto di uno zio che, rimasta vedova la loro mamma, li aveva accolti tutti con sé 'per carità'. E tutto questo non nel profondo sud, ma nella Maremma di poco più di un secolo fa.
Ora i fichi secchi sono una presenza povera e misconosciuta sulle tavole di Natale, eppure io stesso ero contento di averne un paio per poterci fare merenda insieme a un bel pezzo di pane, quando ero bambino, avendo l'accortezza di mangiare più pane e meno fichi secchi, in modo da lasciare indietro, come ultimo boccone, un po' di quel dolce e gommoso 'companatico'.
Nella grande distribuzione i fichi secchi 'fatti in Italia' sono impossibili da trovare: quelli che vendono sono per lo più della Turchia. Se possibile, cerchiamo di fare un bel gesto: quando compriamo i fichi secchi, controlliamo che, se non dall'Italia, provengano almeno dalla Grecia. Non se ne parla più, su TV e Internet: i Greci sono già passati di moda ma il bisogno, là, è ancora davvero tanto!
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