martedì 13 agosto 2013

Siena e la senesità


"Ma, Direttore, io non sono di Siena!"

Il direttore della filiale ammutolì all'improvviso; per un attimo boccheggiò senza emettere suono, mi fissò con uno sguardo in cui passarono la paura e la commiserazione, mentre al contempo probabilmente pensava a quanto fosse stato folle a farmi mettere, per anni, le mani sui PC della sua Banca.
Possibile che avesse fatto un errore così grossolano? Far lavorare per lui qualcuno che non era di Siena!

Non avevo mai provato tanto imbarazzo come in quei pochi secondi: mi sentii come un negro musulmano davanti ad un membro del Ku Klux Klan. Ora che sarebbe successo? Avrebbe troncato il buon rapporto che si era stabilito negli anni? La mia azienda avrebbe cessato di lavorare per la Banca? Sentii la mia mano farsi sudaticcia stringendo la maniglia della borsa.

Ruppi il silenzio e mi scusai, magari sarebbe servito a qualcosa: "Sono di Follonica..."

Lo sguardo gli si rasserenò, sorrise, riprese a respirare, il corpo, che si era irrigidito, gli si rilassò.

"Ah, ma allora... è come se tu fossi senese!"

E con questo riconoscimento, con questa patente di quasi-senese, i rapporti, personali e di lavoro, continuarono per molti anni sugli stessi binari di familiarità e di collaborazione.
 

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