sabato 21 novembre 2009

Siena e le strisce pedonali


Caos nel traffico anche ieri, a Siena. Voglio dire, caos straordinario, perché a quello ordinario, (la mattina nell'orario di apertura di uffici e scuole, ed il pomeriggio, dalle 17 in poi) ci siamo bovinamente abituati, mercé l'ineffabile viabilità cittadina.
Ieri mattina, dalle otto circa e sicuramente fin dopo le dodici, grande attività di ridipintura delle strisce pedonali in viale Toselli, una delle vie di accesso e uscita della città; ne son potuto esser vittima ben due volte, nell'arrivare e nel ripartire per un appuntamento con un cliente che ha la sua sede provinciale proprio in questa zona.

I coni bianchi e rossi a delimitare la zona appena verniciata della corsia costringevano gli autisti a continui zig zag e relativa invasione della carreggiata opposta, per poter procedere. Di vigili urbani questa volta ben due, fermi a cavallo del tratto dove si trovavano gli operai, non so se per dirigere il traffico o per proteggerli dagli insulti degli automobilisti.
Nell'altra decina di punti già verniciati ovviamente, nessuno.
L'assunto è sempre lo stesso: arrangiatevi da soli.
Naturalmente in nessuna delle due direzioni di marcia il minimo di segnalazione preventiva dei lavori in corso, ed anche questo è un comportamento usuale: forse qualcuno avrebbe potuto cambiare strada ed evitare di perder tempo, ma a Siena si usa così, sia quando c'è una asfaltatura, che un taglio d'erba che un lavoro straordinario qualsiasi: non si danno informazioni preventive, non si mettono cartelli; non mi ricordo più se questa norma è contemplata nella Convenzione di Ginevra, nella Carta dei diritti dell'uomo o nel Costituto senese, ma viene osservata con ferreo rigore.

Questo modo di operare non è facilmente comprensibile e tutte le volte rimango stupito di come i cittadini sopportino un comportamento così poco riguardoso; mi pare poi impossibile che non si riescano a fare questi lavori durante le ore notturne, come avviene in altre città.

Mi risuonano però le parole che qualche amico, beffardo, ogni tanto mi ripete quando faccio notare simili assurdità: "Se 'un ti va bene, a Siena un ciavévi a venì".

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