Una conferenza in un piccolo paese di collina, una serata che si chiude con il tranquillo spettacolo di un cielo stellato.
Ma non è finita...
Leggete, su Scrivolo, il nuovo racconto di errebi.
lunedì 30 novembre 2009
sabato 28 novembre 2009
venerdì 27 novembre 2009
Lavorare in un call-center
Spesso si ha la sensazione che i call-center siano stati creati con la precisa intenzione di scoraggiare, nell'utente o cliente (secondo come preferite vedervi) qualunque tipo di protesta o di interazione con chi realizza un prodotto o eroga un servizio.
Ci sono tempi di attesa lunghi, dei "Pronto, sono Loredana, come posso aiutarla" dietro ai quali si nasconde la lettura di uno script utilizzato per darvi risposte inutili e prive di collaborazione intelligente.
Qualche volta, mi dicono, si trovano anche persone scortesi che, pagate pochi euro al mese e in procinto di perdere il posto di lavoro, fanno di malagrazia da vetrina di famose aziende nazionali.
Io personalmente odio il telefono come strumento di comunicazione così come l'imbecillità umana che effettivamente talvolta trovo all'altro capo della linea, in persone che so essere (mal) pagate per far da barriera tra le mie spese e i miei diritti.
Da qualche settimana mi trovo improvvisamente catapultato in questo mondo anonimo perché la mia azienda, distribuendo un sofware per conto di una catena nazionale, ha deciso di fornire, telefonicamente, aiuto a quanti avessero problemi di installazione sui propri PC.
E' stata una esperienza a dir poco curiosa: siamo venuti in contatto con centinaia di utenti, per lo più di età matura e con scarsa o scarsissima dimestichezza con un computer, con Internet o addirittura con un mouse. La particolarità del software poi ha fatto la sua parte nel rendere difficile, a un buon numero di queste persone, l'installazione della procedura.
Memori di quello che troviamo quando siamo noi, come utenti, a chiamare un call center, l'atteggiamento che abbiamo avuto è stato decisamente diverso: massima disponibilità e comprensione verso i clienti, che sono anche stati richiamati sui loro cellulari a nostre spese per superare la criticità di chi ancora non ha una linea ADSL e a cui non avremmo potuto, altrimenti, far tele-assistenza da remoto.
Chi chiama un call-center ha un problema; se è una persona che utilizza un programma per lavoro, il problema è ancora maggiore, perché rallenta o blocca la sua attività; si è quindi portati, in genere, ad un inizio di telefonata aggressivo, come se chi ti deve aiutare avesse la colpa di una serie di problemi che, spesso, non si è neppure in grado di spiegare.
In genere, però, ci sono sempre bastate poche frasi al telefono per ristabilire un rapporto 'umano' col cliente, per spiegargli quale problema aveva e quali erano i passaggi che avremmo fatto per risolverlo; in molti casi, aiutati anche dalla vicinanza geografica, si è addirittura passati rapidamente a darci del tu.
Oltre a risolvere quasi sempre le casistiche che ci sono state presentate, abbiamo avuto la soddisfazione di veder riconosciuta la nostra cortesia e professionalità con dei ringraziamenti tutt'altro che formali, a chiusura magari di un intervento di tele-assistenza, a Palermo o a Treviso, a Milano o a Roma, durato anche più di un'ora.
"Stiamo solo facendo il nostro lavoro", rispondevamo un po' imbarazzati quando qualcuno si dilungava un po' troppo nei ringraziamenti "ci pagano per fare quello che facciamo". Ma evidentemente abbiamo dato una sensazione diversa, particolarmente positiva, tanto che stamani, con un po' di meraviglia tra i colleghi, è arrivata una consegna urgente di un pacco a mio nome.
Quando sono arrivato in ufficio, sono stato accolto da un ironico "Uno dei tuoi clienti ti ha mandato i biscottini", detto da un collega.
Ed in effetti, era proprio così.
Sono rimasto veramente sorpreso: il signor Massai, fiorista in Prato, mi ha mandato una scatola di "chicchi" veramente squisiti, del premiato Biscottificio Antonio Mattei; a stento mi sono trattenuto dal mangiarmi più della metà di una Mantovana realizzata con arte culinaria ineccepibile, bella nell'aspetto, profumata negli aromi ed deliziosa nel gusto!
Per un goloso come me, un regalo veramente graditissimo ed un piacevole ringraziamento per un lavoro che noi tutti svolgiamo, sempre, al massimo delle nostre capacità e disponibilità.
Ci sono tempi di attesa lunghi, dei "Pronto, sono Loredana, come posso aiutarla" dietro ai quali si nasconde la lettura di uno script utilizzato per darvi risposte inutili e prive di collaborazione intelligente.
Qualche volta, mi dicono, si trovano anche persone scortesi che, pagate pochi euro al mese e in procinto di perdere il posto di lavoro, fanno di malagrazia da vetrina di famose aziende nazionali.
Io personalmente odio il telefono come strumento di comunicazione così come l'imbecillità umana che effettivamente talvolta trovo all'altro capo della linea, in persone che so essere (mal) pagate per far da barriera tra le mie spese e i miei diritti.
Da qualche settimana mi trovo improvvisamente catapultato in questo mondo anonimo perché la mia azienda, distribuendo un sofware per conto di una catena nazionale, ha deciso di fornire, telefonicamente, aiuto a quanti avessero problemi di installazione sui propri PC.
E' stata una esperienza a dir poco curiosa: siamo venuti in contatto con centinaia di utenti, per lo più di età matura e con scarsa o scarsissima dimestichezza con un computer, con Internet o addirittura con un mouse. La particolarità del software poi ha fatto la sua parte nel rendere difficile, a un buon numero di queste persone, l'installazione della procedura.
Memori di quello che troviamo quando siamo noi, come utenti, a chiamare un call center, l'atteggiamento che abbiamo avuto è stato decisamente diverso: massima disponibilità e comprensione verso i clienti, che sono anche stati richiamati sui loro cellulari a nostre spese per superare la criticità di chi ancora non ha una linea ADSL e a cui non avremmo potuto, altrimenti, far tele-assistenza da remoto.
Chi chiama un call-center ha un problema; se è una persona che utilizza un programma per lavoro, il problema è ancora maggiore, perché rallenta o blocca la sua attività; si è quindi portati, in genere, ad un inizio di telefonata aggressivo, come se chi ti deve aiutare avesse la colpa di una serie di problemi che, spesso, non si è neppure in grado di spiegare.
In genere, però, ci sono sempre bastate poche frasi al telefono per ristabilire un rapporto 'umano' col cliente, per spiegargli quale problema aveva e quali erano i passaggi che avremmo fatto per risolverlo; in molti casi, aiutati anche dalla vicinanza geografica, si è addirittura passati rapidamente a darci del tu.
Oltre a risolvere quasi sempre le casistiche che ci sono state presentate, abbiamo avuto la soddisfazione di veder riconosciuta la nostra cortesia e professionalità con dei ringraziamenti tutt'altro che formali, a chiusura magari di un intervento di tele-assistenza, a Palermo o a Treviso, a Milano o a Roma, durato anche più di un'ora.
"Stiamo solo facendo il nostro lavoro", rispondevamo un po' imbarazzati quando qualcuno si dilungava un po' troppo nei ringraziamenti "ci pagano per fare quello che facciamo". Ma evidentemente abbiamo dato una sensazione diversa, particolarmente positiva, tanto che stamani, con un po' di meraviglia tra i colleghi, è arrivata una consegna urgente di un pacco a mio nome.
Quando sono arrivato in ufficio, sono stato accolto da un ironico "Uno dei tuoi clienti ti ha mandato i biscottini", detto da un collega.
Ed in effetti, era proprio così.
Sono rimasto veramente sorpreso: il signor Massai, fiorista in Prato, mi ha mandato una scatola di "chicchi" veramente squisiti, del premiato Biscottificio Antonio Mattei; a stento mi sono trattenuto dal mangiarmi più della metà di una Mantovana realizzata con arte culinaria ineccepibile, bella nell'aspetto, profumata negli aromi ed deliziosa nel gusto!
Per un goloso come me, un regalo veramente graditissimo ed un piacevole ringraziamento per un lavoro che noi tutti svolgiamo, sempre, al massimo delle nostre capacità e disponibilità.
giovedì 26 novembre 2009
La pillola RU486, gli ombrelli e i numeri
- Il Senato della Repubblica, in sede di commissione, ha messo alcuni paletti all'utilizzo della pillola post-coitum RU486. Se prima si è voluto verificarne la nocività, adesso si deve verificare la conformità con le vigenti leggi e se ne stabilirà l'utilizzo tramite assistenza ospedaliera.
- Il Ministero dell'Industria ha fatto ritirare, su tutto il territorio nazionale, qualunque tipo di ombrello: sembra che non vi sia la certezza del loro corretto funzionamento e che l'apertura, fatta in strutture non abilitate e da personale non qualificato, possa provocare gravi danni per la salute.
- Il Ministero della Ricerca Scientifica, spalleggiato da certe conventicole anti-islamiche, ha chiesto l'abolizione dei numeri arabi ed il ritorno alla numerazione romana, ricevendo l'appoggio del Ministero dell'Economia il quale ha confermato come sia stato l'uso dei numeri arabi la causa scatenante della crisi economica in cui ci troviamo.
mercoledì 25 novembre 2009
martedì 24 novembre 2009
Regali di Natale per i cattivi
lunedì 23 novembre 2009
Che brutto mondo!
Oggi, su Scrivolo, un nuovo racconto di errebi.
Questa volta si tratta di un racconto di fantascienza, dove i protagonisti sono i nostri cloni.
Questa volta si tratta di un racconto di fantascienza, dove i protagonisti sono i nostri cloni.
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sabato 21 novembre 2009
Siena e le strisce pedonali
Caos nel traffico anche ieri, a Siena. Voglio dire, caos straordinario, perché a quello ordinario, (la mattina nell'orario di apertura di uffici e scuole, ed il pomeriggio, dalle 17 in poi) ci siamo bovinamente abituati, mercé l'ineffabile viabilità cittadina.
Ieri mattina, dalle otto circa e sicuramente fin dopo le dodici, grande attività di ridipintura delle strisce pedonali in viale Toselli, una delle vie di accesso e uscita della città; ne son potuto esser vittima ben due volte, nell'arrivare e nel ripartire per un appuntamento con un cliente che ha la sua sede provinciale proprio in questa zona.
I coni bianchi e rossi a delimitare la zona appena verniciata della corsia costringevano gli autisti a continui zig zag e relativa invasione della carreggiata opposta, per poter procedere. Di vigili urbani questa volta ben due, fermi a cavallo del tratto dove si trovavano gli operai, non so se per dirigere il traffico o per proteggerli dagli insulti degli automobilisti.
Nell'altra decina di punti già verniciati ovviamente, nessuno.
L'assunto è sempre lo stesso: arrangiatevi da soli.
Naturalmente in nessuna delle due direzioni di marcia il minimo di segnalazione preventiva dei lavori in corso, ed anche questo è un comportamento usuale: forse qualcuno avrebbe potuto cambiare strada ed evitare di perder tempo, ma a Siena si usa così, sia quando c'è una asfaltatura, che un taglio d'erba che un lavoro straordinario qualsiasi: non si danno informazioni preventive, non si mettono cartelli; non mi ricordo più se questa norma è contemplata nella Convenzione di Ginevra, nella Carta dei diritti dell'uomo o nel Costituto senese, ma viene osservata con ferreo rigore.
Questo modo di operare non è facilmente comprensibile e tutte le volte rimango stupito di come i cittadini sopportino un comportamento così poco riguardoso; mi pare poi impossibile che non si riescano a fare questi lavori durante le ore notturne, come avviene in altre città.
Mi risuonano però le parole che qualche amico, beffardo, ogni tanto mi ripete quando faccio notare simili assurdità: "Se 'un ti va bene, a Siena un ciavévi a venì".
mercoledì 18 novembre 2009
lunedì 16 novembre 2009
I Beni Culturali in Freedonia
Giunge voce, ma si tratta sicuramente di notizie false e tendenziose, diffuse ad arte dai governanti di Sylvania per mettere in cattiva luce i propri odiati vicini, che nel Ministero dei Beni Culturali di Freedonia le cose vadano a rotoli.
Sembra che nelle varie sedi provinciali non ci siano più soldi per comprare la carta per l'uso quotidiano (no, neanche quella igienica..), né i toner per le stampanti; si dice che i riscaldamenti d'inverno e i condizionatori d'estate non vengano più accesi, lasciando i dipendenti a lavorare in cappotto e guanti o a 40 gradi di temperatura, secondo la stagione; che in qualche caso siano state addirittura sospese le forniture dell'acqua potabile perché morosi, rendendo per giorni inagibili i servizi igienici; che non siano pagate le bollette dei fornitori e neppure si possano più fare abbonamenti a importanti riviste del settore o acquistare libri, strumenti indispensabili di aggiornamento per studiosi e operatori del settore.
Il primo ministro Rufus T. Firefly tace sull'argomento, ma denuncia il tentativo della confinante nazione di Sylvania di occupare militarmente il Paese.
In Italia, invece, tout va très bien, Madame la Marquise.
Il nostro Ministero dei Beni ed Attività Culturali sponsorizza la rivista Freepress Musei Magazine, "periodico di informazione su musei, mostre, arte, design e costume". La distribuzione, cartacea, è gratuita, e potete trovare il primo numero, in pdf, qui.
Sembra che nelle varie sedi provinciali non ci siano più soldi per comprare la carta per l'uso quotidiano (no, neanche quella igienica..), né i toner per le stampanti; si dice che i riscaldamenti d'inverno e i condizionatori d'estate non vengano più accesi, lasciando i dipendenti a lavorare in cappotto e guanti o a 40 gradi di temperatura, secondo la stagione; che in qualche caso siano state addirittura sospese le forniture dell'acqua potabile perché morosi, rendendo per giorni inagibili i servizi igienici; che non siano pagate le bollette dei fornitori e neppure si possano più fare abbonamenti a importanti riviste del settore o acquistare libri, strumenti indispensabili di aggiornamento per studiosi e operatori del settore.
Il primo ministro Rufus T. Firefly tace sull'argomento, ma denuncia il tentativo della confinante nazione di Sylvania di occupare militarmente il Paese.
In Italia, invece, tout va très bien, Madame la Marquise.
Il nostro Ministero dei Beni ed Attività Culturali sponsorizza la rivista Freepress Musei Magazine, "periodico di informazione su musei, mostre, arte, design e costume". La distribuzione, cartacea, è gratuita, e potete trovare il primo numero, in pdf, qui.
[Via: MiniaturaItaliana]
venerdì 13 novembre 2009
Delitto senza castigo
Di mio ci ho messo la grafica della copertina, ed è stata la prima volta; Errebi ci ha messo tutto il resto: un po' di ironia, una sapiente spolverata di riferimenti colti, dei personaggi sopra le righe, per un quasi romanzo e-pistolare (cioè: creato raccogliendo le e-mail dei protagonisti).
Delitto senza castigo lo potete scaricare da Scrivolo, il sito de i racconti del nano grafomane.
Delitto senza castigo lo potete scaricare da Scrivolo, il sito de i racconti del nano grafomane.
lunedì 9 novembre 2009
sabato 7 novembre 2009
H1N1, il mercurio e lo squalene
Chissà perché il vice-ministro Fazio (vice ministro di sé stesso) non ci dice nulla degli eccipienti dei vaccini contro l'influenza H1N1?
Persone che conosco nell'ambiente medico e familiari che in questo ambiente lavorano, non solo non si stanno vaccinando ma mi hanno sconsigliato di farlo.
Come comportarsi?
Persone che conosco nell'ambiente medico e familiari che in questo ambiente lavorano, non solo non si stanno vaccinando ma mi hanno sconsigliato di farlo.
Come comportarsi?
Realizzate i vostri sogni
venerdì 6 novembre 2009
giovedì 5 novembre 2009
mercoledì 4 novembre 2009
4 Novembre 2009
Mio nonno materno era appena un ragazzino quando il suo unico fratello più grande, Annibale, partì per il fronte.
Mi ricordo solo un episodio che mi ha raccontato su di lui: durante una licenza il fratello granatiere era tornato a casa emaciato, stanco, affamato, già preso di mira da una malattia polmonare che lo avrebbe mietuto insieme a centinaia e centinaia di migliaia di altri soldati.
La loro mamma, ovviamente, aveva imbandito la tavola, per farlo mangiare, quel suo povero figliolo, e aveva apparecchiato per tutta la famiglia, che era, come succedeva allora in campagna, numerosissima.
Mio nonno raccontava, dunque, che finita la sua porzione, il fratello non accennò neppure a chiederne ancora, rispettoso dei tanti fratellini e sorelline che erano seduti, affamati anche loro, accanto a lui.
E, con gli occhi umidi, mio nonno ricordava il dispiacere e il dolore della mamma che si era accorta solo in ritardo che quel suo ragazzo non aveva più niente da mangiare: la povera donna se ne fece quasi una colpa a cui cercò di rimediare, chiedendogli più e più volte scusa mentre gli riempiva il piatto.
Mi ricordo solo un episodio che mi ha raccontato su di lui: durante una licenza il fratello granatiere era tornato a casa emaciato, stanco, affamato, già preso di mira da una malattia polmonare che lo avrebbe mietuto insieme a centinaia e centinaia di migliaia di altri soldati.
La loro mamma, ovviamente, aveva imbandito la tavola, per farlo mangiare, quel suo povero figliolo, e aveva apparecchiato per tutta la famiglia, che era, come succedeva allora in campagna, numerosissima.
Mio nonno raccontava, dunque, che finita la sua porzione, il fratello non accennò neppure a chiederne ancora, rispettoso dei tanti fratellini e sorelline che erano seduti, affamati anche loro, accanto a lui.
E, con gli occhi umidi, mio nonno ricordava il dispiacere e il dolore della mamma che si era accorta solo in ritardo che quel suo ragazzo non aveva più niente da mangiare: la povera donna se ne fece quasi una colpa a cui cercò di rimediare, chiedendogli più e più volte scusa mentre gli riempiva il piatto.
lunedì 2 novembre 2009
domenica 1 novembre 2009
Morire in guerra
Il commendator Giuseppe Leo Moris, che possedeva ampie zone di campagna nei dintorni di Massa Marittima, fece pubblicare, forse in occasione della posa di un cippo o di una lapide, questo biglietto commemorativo per la morte di alcuni soldati nella Grande Guerra, soldati che avevano lavorato, con le loro famiglie, sui suoi terreni. Era il Novembre del 1923.
L'ultimo della lista credo fosse un fratello di mia nonna.
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