giovedì 14 agosto 2008

Leisure Suite Larry

Una volta l'ho fatto anche io, ero molto giovane però...
Ora che ci penso, l'ho fatto DUE volte, ... forse TRE.
Beh, intanto vi racconto della prima volta (che ho fatto un videogioco).

Nell'azienda in cui lavoravo, alla fine degli anni ottanta, iniziò, non so come, la mania per un videogioco. Sicuramente era uno dei primi, a colori, con una grafica spartana e a 'pupazzi' ed era particolarmente intrigante: si chiamava Leisure Suite Larry in the Land of the Lounge Lizard, un nome difficile da dimenticare, ed era un gioco 'per adulti'.

La confezione del gioco: Ambiente: DOS. Richiesti: 640 Kb di RAM. Processore 286 o superiore. Raccomandati: mouse. Supporto per le schede audio.

Intendiamoci, niente che un qualche quattordicenne di adesso non potrebbe vedere, ma la piccola dose di 'piccante' aiutava certamente la diffusione e la giocabilità.
Il gioco, dicevo, aveva preso campo all'interno dell'azienda e vista la novità della cosa e il fatto che fosse interamente in inglese, si crearono varie squadre, più o meno numerose, di ragazzi e ragazze intenti, rigorosamente durante la pausa pranzo, a cercare di arrivare sani e salvi alla fine dell'avventura (sì, perché la morte e la distruzione di Larry erano sempre in agguato, bastava attraversare la strada senza far attenzione o avvicinare il tizio sbagliato, e addio vita!)
Il trentottenne, modesto, Larry Laffer, questa la trama del gioco, decide di abbandonare l'abituale vita da pantofolaio per passare una notte alla grande, alla ricerca della donna dei propri sogni, senza disdegnare altre possibili avventure. Il giocatore fa agire Larry in uno scenario multi-livello, usando la tastiera e scrivendo anche direttamente alcuni comandi.
Si trattava dunque di fare delle scelte, prendere degli oggetti da usare in fasi successive del gioco, guadagnare dei soldi (e usare di frequente uno spray contro l'alito cattivo...); andavamo avanti con continui salvataggi della situazione raggiunta, pronti a ripartire da quel punto dovesse arrivare qualche intoppo nelle fasi successive: uno schema divenuto classico, ma che la Sierra On-Line Inc. sfruttò opportunamente.

La prima scena del videogioco: il bar

C'erano squadre più avanti nel gioco e squadre più indietro ma tutte erano gelose delle soluzioni adottate per arrivare fino al punto in cui si trovavano e, quindi, non c'era un passa parola che aiutasse chi era in difficoltà ad andare avanti: era un tutti contro tutti, insomma; la squadra che era nella fase più avanzata del gioco era capitanata da S., uno dei giovani e brillanti consoci dell'azienda.
Un giorno cominciò a circolare la voce che quella squadra si era bloccata: erano di fronte ad una fase da cui non sapevano uscire; non si conoscevano però i dettagli.
Dopo due o tre giorni la situazione si fece tesa: erano costretti a tornare sempre ad una fase del gioco precedente e a tentare, da lì, strade che risultavano sempre perdenti; qualche componente del gruppo cominciò allora a prender contatti con gli altri per vedere se qualcuno aveva qualche idea. Niente da fare.
Fecero visita anche nel mio cubicolo, il penultimo del corridoio; ero in azienda da poche settimane e nella stanza c'erano altri due colleghi con i quali, ovviamente, avevo formato una squadra; era la prima volta in vita mia che facevo un videogioco.
"S. si è bloccato, non si riesce più ad andare avanti" fu l'inizio della chiacchierata; ma ormai lo sapeva tutta l'azienda. "Ah, e dove si è fermato?". Ci spiegarono più o meno la fase, senza darci troppi dettagli su come c'erano arrivati. "... poi c'è una bottiglietta, c'è scritto Spanish Fly, ma non si riesce a capire se va presa, a cosa serve..."
Temporeggiai un po', poi feci uno dei miei soliti sorrisetti saputi: "Lo Spanish Fly è un noto prodotto afrodisiaco", feci io. "Se vi può servire...".
Ci fu un attimo di silenzio, i miei colleghi di stanza e i visitatori mi guardavano, sorpresi. Come facevo a sapere questa cosa bizzarra? (ero rimasto incerto se dare l'informazione o no, perché mi immaginavo tutta una serie di battute che, stranamente, non ci furono.)
"Lo so, faccio il programmatore ma so un sacco di altre cose." sottolineai. Se ne andarono ed evidentemente quello era il tassello che mancava alla squadra di S. per andare avanti, tanto che di lì a qualche giorno finirono, per primi, il gioco.
Io, una volta dato il mio suggerimento, smisi di giocare con la mia squadra, mi sembrava quasi di essere in quella dei primi arrivati; ogni tanto però gli altri due mi consultavano ed io, benevolmente, non mi esimevo dal dispensare i miei buoni consigli...

Qui il manuale originale e sicuramente, se cercate bene, da qualche parte potrete trovare anche il software.

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