domenica 31 agosto 2008
venerdì 29 agosto 2008
Il TG4 e la Storia - 2
Lo sostengo sempre con i miei amici: secondo me il TG4 delle 19 è uno dei programmi TV più piacevoli da vedere. E' divertente, è inutile sostenere il contrario, e massimamente se a condurlo è il suo direttore, Emilio Fede.
E' divertente per quello che viene detto, spesso per quello che viene volutamente taciuto, per il modo in cui i fatti vengono raccontati. E no, non è assolutamente una questione politica, ma di spettacolo.
Quanto spesso capita di rivedere, due, tre o quattro giorni dopo, un servizio già trasmesso da Italia 1, oppure il racconto di un qualche evento di cui si tace la data in cui è avvenuto perché, fosse pesce, puzzerebbe troppo!
Ci sono anche, quasi rubriche fisse, i dilettevoli servizi con l'esperto metereologo del CNR, con la psicologa che parla dei cambiamenti di umore al variar delle stagioni, con l'allergologo con i fittissimi appuntamenti a parlare, quando ne è stagione, di pollini e di febbri da fieno.
Ma a questo flusso ti adegui, come ad uno spettacolino di provincia, e non so come farei se non avessi più questo piacevolissimo momento di svago.
Finché si parla di quisquilie e pinzillacchere mi va bene tutto, ma quando scantona sulla 'cultura', beh, lì bisognerebbe che la redazione ci andasse con i piedi di piombo.
Dichiarando di mandare in onda un servizio sulla Sardegna che non parla di gossip ma, udite, udite, di Storia, stasera siamo stati proiettati nella gallurese Arzachena; nuraghes, quindi. E se ne vedono, appunto, alcuni addirittura non ancora aperti al pubblico.
"...queste costruzioni, di millecinquecento anni fa..." dice la giornalista, tutta presa da quell'intimo contatto con la Storia, forse anche un po' emozionata. In casa ci guardiamo in faccia. Millecinquecento anni fa? Ma sta scherzando? Sono costruzioni che risalgono almeno a duemila anni prima di Cristo e forse anche a prima. Noi, alle scuole elementari, quando la maestra ci faceva lezione di storia, stavamo attenti!
Tornando in studio il direttore del TG, Emilio Fede, gongolante, ci dice: "Spero che i nostri telespettatori abbiano gradito questo bagno nella Cultura".
E' divertente per quello che viene detto, spesso per quello che viene volutamente taciuto, per il modo in cui i fatti vengono raccontati. E no, non è assolutamente una questione politica, ma di spettacolo.
Quanto spesso capita di rivedere, due, tre o quattro giorni dopo, un servizio già trasmesso da Italia 1, oppure il racconto di un qualche evento di cui si tace la data in cui è avvenuto perché, fosse pesce, puzzerebbe troppo!
Ci sono anche, quasi rubriche fisse, i dilettevoli servizi con l'esperto metereologo del CNR, con la psicologa che parla dei cambiamenti di umore al variar delle stagioni, con l'allergologo con i fittissimi appuntamenti a parlare, quando ne è stagione, di pollini e di febbri da fieno.
Ma a questo flusso ti adegui, come ad uno spettacolino di provincia, e non so come farei se non avessi più questo piacevolissimo momento di svago.
Finché si parla di quisquilie e pinzillacchere mi va bene tutto, ma quando scantona sulla 'cultura', beh, lì bisognerebbe che la redazione ci andasse con i piedi di piombo.
Dichiarando di mandare in onda un servizio sulla Sardegna che non parla di gossip ma, udite, udite, di Storia, stasera siamo stati proiettati nella gallurese Arzachena; nuraghes, quindi. E se ne vedono, appunto, alcuni addirittura non ancora aperti al pubblico.
"...queste costruzioni, di millecinquecento anni fa..." dice la giornalista, tutta presa da quell'intimo contatto con la Storia, forse anche un po' emozionata. In casa ci guardiamo in faccia. Millecinquecento anni fa? Ma sta scherzando? Sono costruzioni che risalgono almeno a duemila anni prima di Cristo e forse anche a prima. Noi, alle scuole elementari, quando la maestra ci faceva lezione di storia, stavamo attenti!
Tornando in studio il direttore del TG, Emilio Fede, gongolante, ci dice: "Spero che i nostri telespettatori abbiano gradito questo bagno nella Cultura".
giovedì 28 agosto 2008
Il cubo di Rubik
Cercavo, ieri sera dopo cena, un manualetto, che so di avere, sulla risoluzione del cubo di Rubik; volevo portarlo, stamattina, alla mia collega F. sulla cui scrivania ho visto ieri un cubo nuovo di zecca. "Sono tornati di moda e me lo hanno regalato per farmi fare un test - mi ha detto, crucciata - per vedere se lo sapevo risolvere!".
Conservo ancora un piccolo cubo-portachiavi regalatomi, nel periodo di massimo boom del gioco e cioè verso la metà degli anni '80, da una professoressa mia collega. E' un oggetto assolutamente inutilizzabile per la sua funzione (provate a mettere in tasca dei pantaloni un oggetto del genere e magari tentate anche di guidare ...) , e ne devo avere, non so dove, un altro più grande (lo distribuiva la Mondadori), regalatomi da mia moglie.
Avevo più o meno l'idea di dove cercare il libro, mi sono arrampicato su una sedia (beh, in realtà una sedia-scala, di cui magari parlerò in un altro post) ed ho spostato un po' di libri. Niente di fatto: ovviamente il libro si era nascosto con grande abilità e per riuscire a trovarlo l'unico metodo è far finta di non cercarlo, lasciar passare qualche giorno, poi mettersi a cercare qualche altro libro. La preda, rassicurata dalla mancata attenzione, salterà fuori tranquillamente e sarà facilissimo, allora, prenderne possesso.
Ma ierisera, visto che aveva capito che ne ero alla caccia, si era nascosta bene. Ho trovato però, a conferma di quanto detto sopra, un volume di saggi di Virginia Woolf, Ritratti di scrittori, che avevo cercato senza successo un mesetto fa. Mentre mi trovavo su, in alto, ne ho anche approfittato per curare una pianta che, a causa della posizione in cui l'abbiamo messa, è un po' trascurata e che aveva un bisogno urgentissimo di essere innaffiata.
Nel prendere in mano il libro della Woolf è caduto di piatto il libro che stava lì accanto, l'ho preso in mano per vedere cosa fosse; un vecchio amico, anche questo, acquistato tre o quattro anni fa, pur essendo nella mia lista di desiderata da almeno un trentennio: A book of nonsense di E. Lear, L. Carroll and others, un libro di poesiuole, giochi di parole, nonsense e limerick.
Immancabilmente mi sono messo a sfogliarlo, lì dove ero, in equilibrio precario e con poca luce, emulo quasi del Topo di biblioteca di Carl Spitzweg.
Sono sceso e non ho saputo resistere: ho leggiucchiato qua e là qualche limerick e ne ho trovati un paio che ho pensato si potessero rendere anche in italiano: ci ho provato.
Qui, on-line, il libro di Lear, completo dei disegni.
Conservo ancora un piccolo cubo-portachiavi regalatomi, nel periodo di massimo boom del gioco e cioè verso la metà degli anni '80, da una professoressa mia collega. E' un oggetto assolutamente inutilizzabile per la sua funzione (provate a mettere in tasca dei pantaloni un oggetto del genere e magari tentate anche di guidare ...) , e ne devo avere, non so dove, un altro più grande (lo distribuiva la Mondadori), regalatomi da mia moglie.
Avevo più o meno l'idea di dove cercare il libro, mi sono arrampicato su una sedia (beh, in realtà una sedia-scala, di cui magari parlerò in un altro post) ed ho spostato un po' di libri. Niente di fatto: ovviamente il libro si era nascosto con grande abilità e per riuscire a trovarlo l'unico metodo è far finta di non cercarlo, lasciar passare qualche giorno, poi mettersi a cercare qualche altro libro. La preda, rassicurata dalla mancata attenzione, salterà fuori tranquillamente e sarà facilissimo, allora, prenderne possesso.
Ma ierisera, visto che aveva capito che ne ero alla caccia, si era nascosta bene. Ho trovato però, a conferma di quanto detto sopra, un volume di saggi di Virginia Woolf, Ritratti di scrittori, che avevo cercato senza successo un mesetto fa. Mentre mi trovavo su, in alto, ne ho anche approfittato per curare una pianta che, a causa della posizione in cui l'abbiamo messa, è un po' trascurata e che aveva un bisogno urgentissimo di essere innaffiata.
Nel prendere in mano il libro della Woolf è caduto di piatto il libro che stava lì accanto, l'ho preso in mano per vedere cosa fosse; un vecchio amico, anche questo, acquistato tre o quattro anni fa, pur essendo nella mia lista di desiderata da almeno un trentennio: A book of nonsense di E. Lear, L. Carroll and others, un libro di poesiuole, giochi di parole, nonsense e limerick.
Immancabilmente mi sono messo a sfogliarlo, lì dove ero, in equilibrio precario e con poca luce, emulo quasi del Topo di biblioteca di Carl Spitzweg.
Sono sceso e non ho saputo resistere: ho leggiucchiato qua e là qualche limerick e ne ho trovati un paio che ho pensato si potessero rendere anche in italiano: ci ho provato.
There was an Old Man of Bohemia,
Whose daughter was christened Euphemia,
Till one day, to his grief,
She married a thief,
Which grieved that Old Man of Bohemia.
C'era un vecchio babbo in Boemia
che sua figlia chiamar volle Eufemia
un dì sposò, orrore,
uno scassinatore
e ne soffrì il vecchio di Boemia
Qui, on-line, il libro di Lear, completo dei disegni.
mercoledì 27 agosto 2008
I cento fiori
Lo scorso venerdì mattina Paolo Longo, giornalista RAI, raccontava la China, per RAI News24.
Diceva, il corrispondente, che gli occidentali (i non-chinesi, cioè) si erano lamentati con l'amministrazione locale per l'impossibilità di presentare reclami e proteste, a causa delle ferree regole del regime totalitario. Presa in considerazione questa segnalazione, l'amministrazione Chinese è venuta incontro alle loro richieste, istituendo un apposito ufficio. Questo ufficio è stato delegato a ricevere le lamentele e, se ne avesse dato approvazione, visti e timbri, il richiedente avrebbe potuto presentare una protesta ufficiale.
Diceva, Longo, che erano state fatte alcune centinaia di queste richieste e che nessuna era stata approvata. Di più, aggiungeva, qualche malcapitato chinese che aveva seguito la strada degli 'occidentali' era stato addirittura denunciato e di due vecchi, arrestati ipso facto, non si sapeva più nulla.
L'intera vicenda è stata raccontata con un tocco di leggerezza tale da farla sembrare quasi inverosimile e, al di là della mera esposizione dei fatti, né il giornalista né chi era presente in studio ha arrischiato un commento.
A me ha fatto venire in mente, e chissà perché non al giornalista, esperto sinologo, il periodo dei "Cento Fiori" di Mao, circa cinquanta anni fa.
Con una mossa che adesso diremmo democratica, il Ministro della Propaganda chinese, a seguito di alcuni riferimenti di Mao al Taoismo, lanciò come slogan: Che cento fiori sboccino, che cento scuole rivaleggino, frase, appunto, di un filosofo taoista. Era un segnale formidabile: tutti erano dunque invitati a dire la propria opinione, a suggerire e a criticare!
Ci fu in tutta la China, allora, un sobbollire di proteste, di denunce scritte, di segnalazioni, da parte di frange di dissidenti, di studenti universitari, delle varie amministrazioni statali ma, anche, dall'Interno dello stesso Partito Comunista Chinese e addirittura contro il Grande Timoniere.
La situazione, sfuggita al controllo, rischiava di travolgere l'élite al potere e allora il Partito passò al contrattacco. Secondo lo schema classico dei regimi totalitari, ai contestatori, comunisti e non, accusati di essere nemici del popolo venne imposto di ritrattare e autoaccusarsi, poi, a decine e decine di migliaia, furono spediti nei campi di rieducazione, alcuni anche fucilati.
L'operazione consentì insomma di depurare la nazione da tutti i non allineati che si annidavano nella struttura statale e che, ingenuamente, avevano sottoscritto proteste e da-ze-bao.
Peccato, che durante il servizio televisivo, niente di tutto questo sia stato ricordato.
Diceva, il corrispondente, che gli occidentali (i non-chinesi, cioè) si erano lamentati con l'amministrazione locale per l'impossibilità di presentare reclami e proteste, a causa delle ferree regole del regime totalitario. Presa in considerazione questa segnalazione, l'amministrazione Chinese è venuta incontro alle loro richieste, istituendo un apposito ufficio. Questo ufficio è stato delegato a ricevere le lamentele e, se ne avesse dato approvazione, visti e timbri, il richiedente avrebbe potuto presentare una protesta ufficiale.
Diceva, Longo, che erano state fatte alcune centinaia di queste richieste e che nessuna era stata approvata. Di più, aggiungeva, qualche malcapitato chinese che aveva seguito la strada degli 'occidentali' era stato addirittura denunciato e di due vecchi, arrestati ipso facto, non si sapeva più nulla.
L'intera vicenda è stata raccontata con un tocco di leggerezza tale da farla sembrare quasi inverosimile e, al di là della mera esposizione dei fatti, né il giornalista né chi era presente in studio ha arrischiato un commento.
A me ha fatto venire in mente, e chissà perché non al giornalista, esperto sinologo, il periodo dei "Cento Fiori" di Mao, circa cinquanta anni fa.
Con una mossa che adesso diremmo democratica, il Ministro della Propaganda chinese, a seguito di alcuni riferimenti di Mao al Taoismo, lanciò come slogan: Che cento fiori sboccino, che cento scuole rivaleggino, frase, appunto, di un filosofo taoista. Era un segnale formidabile: tutti erano dunque invitati a dire la propria opinione, a suggerire e a criticare!
Ci fu in tutta la China, allora, un sobbollire di proteste, di denunce scritte, di segnalazioni, da parte di frange di dissidenti, di studenti universitari, delle varie amministrazioni statali ma, anche, dall'Interno dello stesso Partito Comunista Chinese e addirittura contro il Grande Timoniere.
La situazione, sfuggita al controllo, rischiava di travolgere l'élite al potere e allora il Partito passò al contrattacco. Secondo lo schema classico dei regimi totalitari, ai contestatori, comunisti e non, accusati di essere nemici del popolo venne imposto di ritrattare e autoaccusarsi, poi, a decine e decine di migliaia, furono spediti nei campi di rieducazione, alcuni anche fucilati.
L'operazione consentì insomma di depurare la nazione da tutti i non allineati che si annidavano nella struttura statale e che, ingenuamente, avevano sottoscritto proteste e da-ze-bao.
Peccato, che durante il servizio televisivo, niente di tutto questo sia stato ricordato.
martedì 26 agosto 2008
All'arme!
L'autorità giudiziaria turca nelle trincee del deserto per bloccare l'ingresso nella penisola a YouTube e ad altri siti 'pericolosi'.
L'immagine: Soldati turchi della Grande Guerra nel deserto. Da The War Illustrated.
L'immagine: Soldati turchi della Grande Guerra nel deserto. Da The War Illustrated.
Conoscete Eliza?
Io l'ho conosciuta nella primavera del 1984, se non sbaglio.
Cosa facevo in quei giorni?
Con l'amico Marco F. mi gingillavo con il primo mini sistema che ci era dato occasione di vedere, un Honeywell microSystem 6.
La storia è lunga e merita un post a sé; di fatto, comunque, abbiamo avuto per alcuni mesi la possibilità di capire qualcosa del funzionamento di un vero sistema operativo, di un computer in 'time-sharing' e di un linguaggio di programmazione che si chiama COBOL. Tutto questo grazie alla disponibilità di un preside, che aveva nella sua aula di informatica quell'oggetto strano, costoso e assolutamente inutilizzato, e di un assistente tecnico disponibile e curioso.
Ricordo i manualoni color arancio vivo, tutti in inglese, del GCOS 6/400 che Marco si era portato a casa per studiare (ci era stato difficile, devo ammetterlo, anche solo capire quali erano quelli che andavano letti, fra i tanti, oltre una decina, che costituivano la biblioteca di corredo alla macchina) e che davano un tocco professionale alla sua cameretta di studente.
Fu in questo contesto che conobbi Eliza, proprio sul 6/20.
Eliza è un curioso programma, realizzato verso la metà degli anni '60 da Joseph Weizenbaum, ricercatore del MIT; il programma simula una psicoanalista con cui è possibile dialogare, tramite la tastiera, e che sollecita l'utente a parlare e a raccontare i suoi problemi. Per un po' Eliza sembra rispondere a tono nel dialogo che si instaura tra il 'terapeuta' e il paziente, poi ci si accorge che, in realtà, le frasi che compone sono basate su alcune parole-chiave che noi, come pazienti, abbiamo digitato oppure sono semplici sollecitazioni a continuare il discorso.
Il programma, nato come 'gioco' a latere dei primi studi sull'intelligenza artificiale, ebbe un clamoroso successo e causò all'epoca anche una serie di 'buffi' incidenti e di situazioni imbarazzanti, come si può leggere in Castelfranchi, Stock, Macchine come noi.
Qui il depliant del microSystem 6.
Qui si trovano versioni del programma scaricabili su PC.
Qui invece Eliza risponde direttamente dal web.
Di seguito, una videata del dialogo, neanche tanto assurdo, tra Eliza e un paziente (il sottoscritto).
Cosa facevo in quei giorni?
Con l'amico Marco F. mi gingillavo con il primo mini sistema che ci era dato occasione di vedere, un Honeywell microSystem 6.
La storia è lunga e merita un post a sé; di fatto, comunque, abbiamo avuto per alcuni mesi la possibilità di capire qualcosa del funzionamento di un vero sistema operativo, di un computer in 'time-sharing' e di un linguaggio di programmazione che si chiama COBOL. Tutto questo grazie alla disponibilità di un preside, che aveva nella sua aula di informatica quell'oggetto strano, costoso e assolutamente inutilizzato, e di un assistente tecnico disponibile e curioso.
Ricordo i manualoni color arancio vivo, tutti in inglese, del GCOS 6/400 che Marco si era portato a casa per studiare (ci era stato difficile, devo ammetterlo, anche solo capire quali erano quelli che andavano letti, fra i tanti, oltre una decina, che costituivano la biblioteca di corredo alla macchina) e che davano un tocco professionale alla sua cameretta di studente.
Fu in questo contesto che conobbi Eliza, proprio sul 6/20.
Eliza è un curioso programma, realizzato verso la metà degli anni '60 da Joseph Weizenbaum, ricercatore del MIT; il programma simula una psicoanalista con cui è possibile dialogare, tramite la tastiera, e che sollecita l'utente a parlare e a raccontare i suoi problemi. Per un po' Eliza sembra rispondere a tono nel dialogo che si instaura tra il 'terapeuta' e il paziente, poi ci si accorge che, in realtà, le frasi che compone sono basate su alcune parole-chiave che noi, come pazienti, abbiamo digitato oppure sono semplici sollecitazioni a continuare il discorso.
Il programma, nato come 'gioco' a latere dei primi studi sull'intelligenza artificiale, ebbe un clamoroso successo e causò all'epoca anche una serie di 'buffi' incidenti e di situazioni imbarazzanti, come si può leggere in Castelfranchi, Stock, Macchine come noi.
Qui il depliant del microSystem 6.
Qui si trovano versioni del programma scaricabili su PC.
Qui invece Eliza risponde direttamente dal web.
Di seguito, una videata del dialogo, neanche tanto assurdo, tra Eliza e un paziente (il sottoscritto).
lunedì 25 agosto 2008
domenica 24 agosto 2008
Senza prezzo
Windows 95 (chiamato in codice Chicago) è un sistema operativo a interfaccia grafica per processori Intel 80386 e superiori, rilasciato il 24 agosto 1995 da Microsoft.
venerdì 22 agosto 2008
Il Ministro della Guerra
Il generale Sukhomlinov (1848-1926), Ministro della Guerra Russo (sino al 1915).
Immagine tratta da: V. Blasco Ibanez, Historia de la guerra europea de 1914.
Immagine tratta da: V. Blasco Ibanez, Historia de la guerra europea de 1914.
giovedì 21 agosto 2008
Branzini al sale
Questa ricetta è troppo facile: due branzini, eviscerati, in un letto di sale e poi ricoperti ancora di sale (sale grosso); quaranta minuti in forno a duecento gradi.
Per i più attenti: la disposizione dei pesci è volutamente come quella del (mio) segno zodiacale.
Per i più attenti: la disposizione dei pesci è volutamente come quella del (mio) segno zodiacale.
mercoledì 20 agosto 2008
martedì 19 agosto 2008
Una carrettata di libri
Ieri mia moglie ed io abbiamo trascorso un paio di ore a rovistare in un negozio di libri di seconda mano, passando al setaccio tutto quello che c'era in esposizione e siamo tornati a casa stracarichi, con un paio di sporte colme.
E' una mia vecchia abitudine, sin da quando ero un famelico lettore adolescente, quella di fare acquisti di libri come fossi al supermercato; salvo casi in cui mi ha punto improvvisa vaghezza di un qualche titolo, non sono mai entrato in una libreria per comprare un libro soltanto.
Anche ieri non avevo una particolare esigenza; mi sono rifornito di libri di autori diversi e di argomenti i più disparati, letture adatte al giorno e alla notte, alla riflessione, allo studio o allo svago (con moderazione, s'intende: anche per i gialli e la fantascienza non si può mica star lì a perdere tempo!), con un palato attento ai prodotti ben invecchiati e mai tentato da un 'novello'.
Nel mio 'studio' le pile di volumi si accumulano, un po' sugli scaffali, un po' sulla scrivania o in precario equilibrio su qualche sedia che improvvisamente è rimasta libera, e, da un qualche tempo, anche sul pavimento. (Per accordi verbali con la consorte, il disordine non solo non deve diffondersi nel resto della casa, e quindi devo trasformarmi necessariamente in una specie di diavoletto di Maxwell, ma la porta del mio 'studio' deve restarsene rigorosamente chiusa, per evitare che la vista del contenuto della stanza provochi inquietudini e malori in parenti, amici e conoscenti.)
Ogni tanto parte poi una lenta azione di demolizione di queste strutture temporanee, grazie a letture fatte pescando secondo l'umore della giornata, il guizzo dell'interesse, il colore della copertina, l'umore del momento, e i libri se ne vanno pian piano negli scaffali, in rigoroso disordine e senza criteri particolari se non una generica parentela di contenuti, che si perde non appena li riprendo in mano per una consultazione, per soddisfare una curiosità, per verificare un nome, un fatto o una storia.
Con il passare degli anni il tempo da dedicare ai libri invariabilmente diminuisce, faccio sempre più fatica a portare a termine le buone intenzioni di lettura, aspettando magari periodi di ferie, come questo, per abbandonarmici con più intensità.
Ma la voglia di leggere, ed il piacere di farlo, rimangono, per fortuna, inalterati.
E' una mia vecchia abitudine, sin da quando ero un famelico lettore adolescente, quella di fare acquisti di libri come fossi al supermercato; salvo casi in cui mi ha punto improvvisa vaghezza di un qualche titolo, non sono mai entrato in una libreria per comprare un libro soltanto.
Anche ieri non avevo una particolare esigenza; mi sono rifornito di libri di autori diversi e di argomenti i più disparati, letture adatte al giorno e alla notte, alla riflessione, allo studio o allo svago (con moderazione, s'intende: anche per i gialli e la fantascienza non si può mica star lì a perdere tempo!), con un palato attento ai prodotti ben invecchiati e mai tentato da un 'novello'.
Nel mio 'studio' le pile di volumi si accumulano, un po' sugli scaffali, un po' sulla scrivania o in precario equilibrio su qualche sedia che improvvisamente è rimasta libera, e, da un qualche tempo, anche sul pavimento. (Per accordi verbali con la consorte, il disordine non solo non deve diffondersi nel resto della casa, e quindi devo trasformarmi necessariamente in una specie di diavoletto di Maxwell, ma la porta del mio 'studio' deve restarsene rigorosamente chiusa, per evitare che la vista del contenuto della stanza provochi inquietudini e malori in parenti, amici e conoscenti.)
Ogni tanto parte poi una lenta azione di demolizione di queste strutture temporanee, grazie a letture fatte pescando secondo l'umore della giornata, il guizzo dell'interesse, il colore della copertina, l'umore del momento, e i libri se ne vanno pian piano negli scaffali, in rigoroso disordine e senza criteri particolari se non una generica parentela di contenuti, che si perde non appena li riprendo in mano per una consultazione, per soddisfare una curiosità, per verificare un nome, un fatto o una storia.
Con il passare degli anni il tempo da dedicare ai libri invariabilmente diminuisce, faccio sempre più fatica a portare a termine le buone intenzioni di lettura, aspettando magari periodi di ferie, come questo, per abbandonarmici con più intensità.
Ma la voglia di leggere, ed il piacere di farlo, rimangono, per fortuna, inalterati.
lunedì 18 agosto 2008
Da non credere
Dal 4 di Agosto le donne di Dammam, in Arabia Saudita, potranno entrare liberamente nella locale biblioteca senza dover essere accompagnate, come previsto sinora, da un componente maschio della famiglia.
Hanno insegnato alle loro donne a leggere? E da quando?
Che danno irreparabile e che traviamento morale!
[Via: BookPatrol]
Hanno insegnato alle loro donne a leggere? E da quando?
Che danno irreparabile e che traviamento morale!
[Via: BookPatrol]
Pro captu lectoris
Secondo il giudizio del lettore.
[Il titolo del post fa parte della frase:"Pro captu lectoris habent sua fata libellis", dal De litteris, de syllabis, de metris di Terenziano Mauro (II sec.). Più o meno: "Il destino dei libri dipende dal giudizio del lettore".]
domenica 17 agosto 2008
Corsi di aggiornamento per insegnanti
Appena riapriranno le scuole, nel distretto di Harrold, in Texas, gli insegnanti dovranno seguire un corso di aggiornamento per la 'gestione di situazioni di emergenza' e poi potranno andare a scuola armati.
Nel caso in cui il personale e gli studenti dovessero subire un attacco nel 'campus', i nostri saranno pronti a rispondere al fuoco.
Via: BBC News.
Nel caso in cui il personale e gli studenti dovessero subire un attacco nel 'campus', i nostri saranno pronti a rispondere al fuoco.
Via: BBC News.
sabato 16 agosto 2008
Il latino di Putin
Si vis ut timeat leo verbera catulum.Come dire: "Se vuoi che il grande ti tema, batti il piccolo."
venerdì 15 agosto 2008
Un Ferragosto diverso
Carlo Magno organizzò una spedizione in Spagna per prendere Saragozza, in mano agli Arabi dell'emirato di Cordoba, ma il tentativo non gli riuscì.
Il 15 Agosto del 778 nella Spagna settentrionale, in Navarra, sul versante meridionale dei Pirenei occidentali, presso l'attuale confine francese, le truppe furono attaccate dai Musulmani e dai Baschi nei pressi di Roncesvalles (Roncisvalle, come abbiamo italianizzato).
Fu una carneficina: la parte centrale dell'esercito subì forti perdite e la retroguardia, guidata, come si sa, dal duca di Bretagna, Roland (Orlando), fu sterminata.
Il 15 Agosto del 778 nella Spagna settentrionale, in Navarra, sul versante meridionale dei Pirenei occidentali, presso l'attuale confine francese, le truppe furono attaccate dai Musulmani e dai Baschi nei pressi di Roncesvalles (Roncisvalle, come abbiamo italianizzato).
Fu una carneficina: la parte centrale dell'esercito subì forti perdite e la retroguardia, guidata, come si sa, dal duca di Bretagna, Roland (Orlando), fu sterminata.
giovedì 14 agosto 2008
Leisure Suite Larry
Una volta l'ho fatto anche io, ero molto giovane però...
Ora che ci penso, l'ho fatto DUE volte, ... forse TRE.
Beh, intanto vi racconto della prima volta (che ho fatto un videogioco).
Nell'azienda in cui lavoravo, alla fine degli anni ottanta, iniziò, non so come, la mania per un videogioco. Sicuramente era uno dei primi, a colori, con una grafica spartana e a 'pupazzi' ed era particolarmente intrigante: si chiamava Leisure Suite Larry in the Land of the Lounge Lizard, un nome difficile da dimenticare, ed era un gioco 'per adulti'.
Intendiamoci, niente che un qualche quattordicenne di adesso non potrebbe vedere, ma la piccola dose di 'piccante' aiutava certamente la diffusione e la giocabilità.
Il gioco, dicevo, aveva preso campo all'interno dell'azienda e vista la novità della cosa e il fatto che fosse interamente in inglese, si crearono varie squadre, più o meno numerose, di ragazzi e ragazze intenti, rigorosamente durante la pausa pranzo, a cercare di arrivare sani e salvi alla fine dell'avventura (sì, perché la morte e la distruzione di Larry erano sempre in agguato, bastava attraversare la strada senza far attenzione o avvicinare il tizio sbagliato, e addio vita!)
Il trentottenne, modesto, Larry Laffer, questa la trama del gioco, decide di abbandonare l'abituale vita da pantofolaio per passare una notte alla grande, alla ricerca della donna dei propri sogni, senza disdegnare altre possibili avventure. Il giocatore fa agire Larry in uno scenario multi-livello, usando la tastiera e scrivendo anche direttamente alcuni comandi.
Si trattava dunque di fare delle scelte, prendere degli oggetti da usare in fasi successive del gioco, guadagnare dei soldi (e usare di frequente uno spray contro l'alito cattivo...); andavamo avanti con continui salvataggi della situazione raggiunta, pronti a ripartire da quel punto dovesse arrivare qualche intoppo nelle fasi successive: uno schema divenuto classico, ma che la Sierra On-Line Inc. sfruttò opportunamente.
C'erano squadre più avanti nel gioco e squadre più indietro ma tutte erano gelose delle soluzioni adottate per arrivare fino al punto in cui si trovavano e, quindi, non c'era un passa parola che aiutasse chi era in difficoltà ad andare avanti: era un tutti contro tutti, insomma; la squadra che era nella fase più avanzata del gioco era capitanata da S., uno dei giovani e brillanti consoci dell'azienda.
Un giorno cominciò a circolare la voce che quella squadra si era bloccata: erano di fronte ad una fase da cui non sapevano uscire; non si conoscevano però i dettagli.
Dopo due o tre giorni la situazione si fece tesa: erano costretti a tornare sempre ad una fase del gioco precedente e a tentare, da lì, strade che risultavano sempre perdenti; qualche componente del gruppo cominciò allora a prender contatti con gli altri per vedere se qualcuno aveva qualche idea. Niente da fare.
Fecero visita anche nel mio cubicolo, il penultimo del corridoio; ero in azienda da poche settimane e nella stanza c'erano altri due colleghi con i quali, ovviamente, avevo formato una squadra; era la prima volta in vita mia che facevo un videogioco.
"S. si è bloccato, non si riesce più ad andare avanti" fu l'inizio della chiacchierata; ma ormai lo sapeva tutta l'azienda. "Ah, e dove si è fermato?". Ci spiegarono più o meno la fase, senza darci troppi dettagli su come c'erano arrivati. "... poi c'è una bottiglietta, c'è scritto Spanish Fly, ma non si riesce a capire se va presa, a cosa serve..."
Temporeggiai un po', poi feci uno dei miei soliti sorrisetti saputi: "Lo Spanish Fly è un noto prodotto afrodisiaco", feci io. "Se vi può servire...".
Ci fu un attimo di silenzio, i miei colleghi di stanza e i visitatori mi guardavano, sorpresi. Come facevo a sapere questa cosa bizzarra? (ero rimasto incerto se dare l'informazione o no, perché mi immaginavo tutta una serie di battute che, stranamente, non ci furono.)
"Lo so, faccio il programmatore ma so un sacco di altre cose." sottolineai. Se ne andarono ed evidentemente quello era il tassello che mancava alla squadra di S. per andare avanti, tanto che di lì a qualche giorno finirono, per primi, il gioco.
Io, una volta dato il mio suggerimento, smisi di giocare con la mia squadra, mi sembrava quasi di essere in quella dei primi arrivati; ogni tanto però gli altri due mi consultavano ed io, benevolmente, non mi esimevo dal dispensare i miei buoni consigli...
Qui il manuale originale e sicuramente, se cercate bene, da qualche parte potrete trovare anche il software.
Ora che ci penso, l'ho fatto DUE volte, ... forse TRE.
Beh, intanto vi racconto della prima volta (che ho fatto un videogioco).
Nell'azienda in cui lavoravo, alla fine degli anni ottanta, iniziò, non so come, la mania per un videogioco. Sicuramente era uno dei primi, a colori, con una grafica spartana e a 'pupazzi' ed era particolarmente intrigante: si chiamava Leisure Suite Larry in the Land of the Lounge Lizard, un nome difficile da dimenticare, ed era un gioco 'per adulti'.
La confezione del gioco: Ambiente: DOS. Richiesti: 640 Kb di RAM. Processore 286 o superiore. Raccomandati: mouse. Supporto per le schede audio.
Intendiamoci, niente che un qualche quattordicenne di adesso non potrebbe vedere, ma la piccola dose di 'piccante' aiutava certamente la diffusione e la giocabilità.
Il gioco, dicevo, aveva preso campo all'interno dell'azienda e vista la novità della cosa e il fatto che fosse interamente in inglese, si crearono varie squadre, più o meno numerose, di ragazzi e ragazze intenti, rigorosamente durante la pausa pranzo, a cercare di arrivare sani e salvi alla fine dell'avventura (sì, perché la morte e la distruzione di Larry erano sempre in agguato, bastava attraversare la strada senza far attenzione o avvicinare il tizio sbagliato, e addio vita!)
Il trentottenne, modesto, Larry Laffer, questa la trama del gioco, decide di abbandonare l'abituale vita da pantofolaio per passare una notte alla grande, alla ricerca della donna dei propri sogni, senza disdegnare altre possibili avventure. Il giocatore fa agire Larry in uno scenario multi-livello, usando la tastiera e scrivendo anche direttamente alcuni comandi.
Si trattava dunque di fare delle scelte, prendere degli oggetti da usare in fasi successive del gioco, guadagnare dei soldi (e usare di frequente uno spray contro l'alito cattivo...); andavamo avanti con continui salvataggi della situazione raggiunta, pronti a ripartire da quel punto dovesse arrivare qualche intoppo nelle fasi successive: uno schema divenuto classico, ma che la Sierra On-Line Inc. sfruttò opportunamente.
C'erano squadre più avanti nel gioco e squadre più indietro ma tutte erano gelose delle soluzioni adottate per arrivare fino al punto in cui si trovavano e, quindi, non c'era un passa parola che aiutasse chi era in difficoltà ad andare avanti: era un tutti contro tutti, insomma; la squadra che era nella fase più avanzata del gioco era capitanata da S., uno dei giovani e brillanti consoci dell'azienda.
Un giorno cominciò a circolare la voce che quella squadra si era bloccata: erano di fronte ad una fase da cui non sapevano uscire; non si conoscevano però i dettagli.
Dopo due o tre giorni la situazione si fece tesa: erano costretti a tornare sempre ad una fase del gioco precedente e a tentare, da lì, strade che risultavano sempre perdenti; qualche componente del gruppo cominciò allora a prender contatti con gli altri per vedere se qualcuno aveva qualche idea. Niente da fare.
Fecero visita anche nel mio cubicolo, il penultimo del corridoio; ero in azienda da poche settimane e nella stanza c'erano altri due colleghi con i quali, ovviamente, avevo formato una squadra; era la prima volta in vita mia che facevo un videogioco.
"S. si è bloccato, non si riesce più ad andare avanti" fu l'inizio della chiacchierata; ma ormai lo sapeva tutta l'azienda. "Ah, e dove si è fermato?". Ci spiegarono più o meno la fase, senza darci troppi dettagli su come c'erano arrivati. "... poi c'è una bottiglietta, c'è scritto Spanish Fly, ma non si riesce a capire se va presa, a cosa serve..."
Temporeggiai un po', poi feci uno dei miei soliti sorrisetti saputi: "Lo Spanish Fly è un noto prodotto afrodisiaco", feci io. "Se vi può servire...".
Ci fu un attimo di silenzio, i miei colleghi di stanza e i visitatori mi guardavano, sorpresi. Come facevo a sapere questa cosa bizzarra? (ero rimasto incerto se dare l'informazione o no, perché mi immaginavo tutta una serie di battute che, stranamente, non ci furono.)
"Lo so, faccio il programmatore ma so un sacco di altre cose." sottolineai. Se ne andarono ed evidentemente quello era il tassello che mancava alla squadra di S. per andare avanti, tanto che di lì a qualche giorno finirono, per primi, il gioco.
Io, una volta dato il mio suggerimento, smisi di giocare con la mia squadra, mi sembrava quasi di essere in quella dei primi arrivati; ogni tanto però gli altri due mi consultavano ed io, benevolmente, non mi esimevo dal dispensare i miei buoni consigli...
Qui il manuale originale e sicuramente, se cercate bene, da qualche parte potrete trovare anche il software.
mercoledì 13 agosto 2008
Insieme (in edicola)
Promozioni di fine estate: I Promessi Sposi e il Kamasutra insieme in edicola nello stesso cofanetto!
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martedì 12 agosto 2008
Il libro che nessuno legge
Bibliophile Bullpen è uno dei primi blog nella mia lista dei feed. Joyce Godsey gestisce la vendita di libri e di materiale collegato (deodoranti, smacchiatori, gadget 'libreschi') lottando quotidianamente con i disservizi dei corrieri, le difficoltà nella gestione di una madre in pessime condizioni di salute, i rapporti non idilliaci con il fratello e una marea di gatti, che accudisce ed assiste in casa e per una organizzazione di amici degli animali.
Seguo i suoi post, anche se talvolta con difficoltà per l'uso che fa, volutamente, di uno slang un po' distante dall'inglese scolastico che riesco a leggere, e le sue foto di gatti, di 'strane' cose che mangia e le sue segnalazioni di argomento librario attirano in ugual misura la mia attenzione.
Giorni fa, scorrendo un post, leggo: Owen Gingerich.
Non sentivo questo nome da decenni: storico dell'astronomia, per anni ho letto i suoi articoli nel mensile Sky and Telescope, il 'magazine' su cui, adolescente, mi sono fatto le ossa per imparare l'inglese e per essere 'up-to-date' nelle scoperte astronomiche e nelle attività dei gruppi di astrofili nel mondo.
Si citava, nel post, il libro che Gingerich ha dedicato a Copernico: The book nobody read. Il libro, leggo poi su Amazon, è la descrizione delle copie ancora esistenti del De rivolutionibus orbium celestium che fu pubblicato nel 1543, anno della morte di Copernico, e dei vari passaggi di mano e dei lettori eccellenti che ne ebbe.
Il titolo deriva da una frase di Arthur Koestler, nel suo eccellente e imperdibile I sonnambuli; secondo la quale De rivolutionibus... non sarebbe stato letto praticamente da nessuno; Owen Gingerich si impegna, invece, a dimostrare che ebbe una notevole diffusione e molti lettori di prestigio, anche lo stesso Galileo, per dirne uno...
Scattata la molla, ho scoperto che ne esiste una versione in italiano, pubblicata da Rizzoli: Alla ricerca del libro perduto; l'ho cercata in alcune librerie senza trovarla, ma per ordinarla al distributore devo aspettare Settembre (l'economia non va così male se, come sempre, Agosto è un mese dove molte attività latitano...)
Per fortuna ho trovato un libriccino, in inglese e di facile lettura: Nicolaus Copernicus. Making the Earth a Planet, di Gingerich e MacLachlan. Fa parte della collana Oxford portraits in science , di cui Gingerich è il General Editor, e in attesa di recuperare il libro desiderato, mi sono accontentato di questo. Semplice, puntuale, con i dati essenziali e dall'impaginazione impeccabile, una introduzione assolutamente non matematica e con una precisa e interessante descrizione della situazione storica, è tranquillamente leggibile a quattordici o quindici anni. (Curiosa la dedica dei due autori: affettuosamente ai due nipoti...)
Seguo i suoi post, anche se talvolta con difficoltà per l'uso che fa, volutamente, di uno slang un po' distante dall'inglese scolastico che riesco a leggere, e le sue foto di gatti, di 'strane' cose che mangia e le sue segnalazioni di argomento librario attirano in ugual misura la mia attenzione.
Giorni fa, scorrendo un post, leggo: Owen Gingerich.
Non sentivo questo nome da decenni: storico dell'astronomia, per anni ho letto i suoi articoli nel mensile Sky and Telescope, il 'magazine' su cui, adolescente, mi sono fatto le ossa per imparare l'inglese e per essere 'up-to-date' nelle scoperte astronomiche e nelle attività dei gruppi di astrofili nel mondo.
Si citava, nel post, il libro che Gingerich ha dedicato a Copernico: The book nobody read. Il libro, leggo poi su Amazon, è la descrizione delle copie ancora esistenti del De rivolutionibus orbium celestium che fu pubblicato nel 1543, anno della morte di Copernico, e dei vari passaggi di mano e dei lettori eccellenti che ne ebbe.
Il titolo deriva da una frase di Arthur Koestler, nel suo eccellente e imperdibile I sonnambuli; secondo la quale De rivolutionibus... non sarebbe stato letto praticamente da nessuno; Owen Gingerich si impegna, invece, a dimostrare che ebbe una notevole diffusione e molti lettori di prestigio, anche lo stesso Galileo, per dirne uno...
Scattata la molla, ho scoperto che ne esiste una versione in italiano, pubblicata da Rizzoli: Alla ricerca del libro perduto; l'ho cercata in alcune librerie senza trovarla, ma per ordinarla al distributore devo aspettare Settembre (l'economia non va così male se, come sempre, Agosto è un mese dove molte attività latitano...)
Per fortuna ho trovato un libriccino, in inglese e di facile lettura: Nicolaus Copernicus. Making the Earth a Planet, di Gingerich e MacLachlan. Fa parte della collana Oxford portraits in science , di cui Gingerich è il General Editor, e in attesa di recuperare il libro desiderato, mi sono accontentato di questo. Semplice, puntuale, con i dati essenziali e dall'impaginazione impeccabile, una introduzione assolutamente non matematica e con una precisa e interessante descrizione della situazione storica, è tranquillamente leggibile a quattordici o quindici anni. (Curiosa la dedica dei due autori: affettuosamente ai due nipoti...)
lunedì 11 agosto 2008
domenica 10 agosto 2008
Nell'Agosto del 1877
Nelle notti dell'Agosto del 1877 Asaph Hall (1829-1907), astronomo dell'U.S. Naval Observatory, osservava meticolosamente Marte, in quell'anno in opposizione.
La posizione del pianeta era quella che, qui sotto, ho ricostruito con Stellarium.
L'osservazione con il 26 pollici dell'USNO, allora il più grande rifrattore esistente, gli consentì di individuare, il 10 Agosto, il primo satellite di Marte: Deimos; qualche giorno dopo, il 16, scoprì anche il secondo satellite, Phobos.
I due nomi, riporta Patrick Moore nel suo Guinness Book of Astronomy, furono però suggeriti dal sig. Madan, di Eton.
La posizione del pianeta era quella che, qui sotto, ho ricostruito con Stellarium.
L'osservazione con il 26 pollici dell'USNO, allora il più grande rifrattore esistente, gli consentì di individuare, il 10 Agosto, il primo satellite di Marte: Deimos; qualche giorno dopo, il 16, scoprì anche il secondo satellite, Phobos.
I due nomi, riporta Patrick Moore nel suo Guinness Book of Astronomy, furono però suggeriti dal sig. Madan, di Eton.
Pugno chiuso
L'immagine è scontata e il '68 è lontano; chissà se vedremo qualche cosa di altrettanto interessante, quest'anno.
sabato 9 agosto 2008
Telecomando
Nei prossimi giorni in casa mia la corsa al telecomando diventerà affannosa.
Mia moglie ed io faremo a gara a chi se ne impossesserà per primo, per cambiare canale il più rapidamente possibile non appena sentiremo parlare di Olimpiadi, annessi e connessi.
Per fortuna ci rimane la possibilità di evitare le trasmissioni sullo sport in genere e sul Circo dei Cerchi in particolare; ma saranno giornate durissime.
Mia moglie ed io faremo a gara a chi se ne impossesserà per primo, per cambiare canale il più rapidamente possibile non appena sentiremo parlare di Olimpiadi, annessi e connessi.
Per fortuna ci rimane la possibilità di evitare le trasmissioni sullo sport in genere e sul Circo dei Cerchi in particolare; ma saranno giornate durissime.
venerdì 8 agosto 2008
Le Olimpiadi
giovedì 7 agosto 2008
Uno sgranar di note
Mattinata incredibilmente tranquilla; sono nello 'studio' con la finestra spalancata sul verde che ho davanti casa.
La maggior parte dei condomini è in ferie lontano da qui e io mi sto godendo questa insolita pace; dalla cucina arriva l'odore di un arrosto morto di vitella in cottura, (sì, mia mamma è al lavoro...), dallo stereo è tutto uno sgranar di note di pianoforte, mi sto ascoltando lo Steve Kuhn Trio - Live at Birdland (2007).
[Non sapevo neanche che esistesse, Steve Kuhn, e devo ringraziare LobetaBlog che, citandolo giorni fa, ha messo in moto la mia curiosità. Pregevole.]
La maggior parte dei condomini è in ferie lontano da qui e io mi sto godendo questa insolita pace; dalla cucina arriva l'odore di un arrosto morto di vitella in cottura, (sì, mia mamma è al lavoro...), dallo stereo è tutto uno sgranar di note di pianoforte, mi sto ascoltando lo Steve Kuhn Trio - Live at Birdland (2007).
[Non sapevo neanche che esistesse, Steve Kuhn, e devo ringraziare LobetaBlog che, citandolo giorni fa, ha messo in moto la mia curiosità. Pregevole.]
A colazione
Li ho appena sfornati, sono caldissimi.
Finito di scrivere il post ne taglierò uno a metà per metterci, da una parte, un paio di noci di burro che si fonderanno al calore del pane e si sposeranno magnificamente con la mollica, dall'altra un po' di marmellata di albicocche, fredda di frigo, a cui il caldo del pane farà rinvenire il sapore.
Riunite di nuovo le metà, con questi sapori che li penetrano, li addenterò, famelico, sorseggiando un caffellatte ben caldo e con pochissimo zucchero.
Finito di scrivere il post ne taglierò uno a metà per metterci, da una parte, un paio di noci di burro che si fonderanno al calore del pane e si sposeranno magnificamente con la mollica, dall'altra un po' di marmellata di albicocche, fredda di frigo, a cui il caldo del pane farà rinvenire il sapore.
Riunite di nuovo le metà, con questi sapori che li penetrano, li addenterò, famelico, sorseggiando un caffellatte ben caldo e con pochissimo zucchero.
mercoledì 6 agosto 2008
Si sarebbe potuto fare
L'Officina Carte Valori dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. ha stampato, in quadricromia, questo francobollo che ricorda Dorando Pietri alle Olimpiadi di Londra di 100 anni fa. Tiratura tre milioni e cinquecentomila esemplari.
Al di là del fatto umano, cosa commemora, l'avremmo potuto vincere ?
Al di là del fatto umano, cosa commemora, l'avremmo potuto vincere
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martedì 5 agosto 2008
Dieta
Mia moglie si è messa a dieta.
Ebbene, direte voi, che c'importa?
Un momento, condivido il vostro assoluto disinteresse per la cosa ma io, io, pover'uomo, ci sono rimasto preso in mezzo e sono stato fieramente colpito da questa iniziativa scellerata.
Non dico che di questa regolamentazione alimentare non ne avesse bisogno, lei.
Lei, appunto, mica io! Io non avevo nessuna intenzione di seguire una dieta ma la decisione della consorte, ahimé, mi coinvolge completamente.
Ma come, non avevamo comprato un frigo nuovo, gigante, per riempirlo di ogni ben di dio da cucinare e divorare quando ce ne fosse venuta voglia? Adesso lo apro: insalate, insalatine, radici rosse, sottaceti, limoni e ancora limoni, una solitaria bistecca, qualche anodino yoghurt al nulla.
Spariti gnocchi farciti, tortelloni maremmani, pasta fatta in casa, uova, tavolette di cioccolata fondente, ragù, panna cotta, bianchi frizzanti dall'amaro gusto beverino, lattine di birra gocciolanti di condensa.
Quanto al congelatore, una desolazione: qualche pizza abbandonata a se stessa, mucchi di insipidi ghiaccioli colorati, qualche ecologico blocchetto di spinaci o di bietole, delle minestre di verdure.
Più nessuna traccia di cassate, gelati all'amarena, strudel, gran pezzi di vitella da fare arrosto, rigatoni pasticciati, tortelli al ragù, porzioni 'matrimoniali' di lasagne.
Pranzi e cene, per lei, rigidamente stabiliti e pesati.
E per me?
In realtà, chi mi conosce sa che mangio poco e senza particolare avidità, ma quando è troppo....
In cucina qualcosa so fare, e fino ad oggi la cosa è stata sopportabile. Ma adesso, che sono in ferie, come alleviare le mie sofferenze e smettere di vedere anche il mio grafico della curva di dimagramento andare pericolosamente verso il basso?
Una soluzione per fortuna l'ho trovata: mia mamma è anziana ma ancora molto brava in cucina; l'ho invitata a trasferirsi per qualche settimana a casa nostra; vive a Follonica, ma che ci sta a fare, in queste caldissime giornate, tutta da sola in una rinomata stazione balneare?
Ebbene, direte voi, che c'importa?
Un momento, condivido il vostro assoluto disinteresse per la cosa ma io, io, pover'uomo, ci sono rimasto preso in mezzo e sono stato fieramente colpito da questa iniziativa scellerata.
Non dico che di questa regolamentazione alimentare non ne avesse bisogno, lei.
Lei, appunto, mica io! Io non avevo nessuna intenzione di seguire una dieta ma la decisione della consorte, ahimé, mi coinvolge completamente.
Ma come, non avevamo comprato un frigo nuovo, gigante, per riempirlo di ogni ben di dio da cucinare e divorare quando ce ne fosse venuta voglia? Adesso lo apro: insalate, insalatine, radici rosse, sottaceti, limoni e ancora limoni, una solitaria bistecca, qualche anodino yoghurt al nulla.
Spariti gnocchi farciti, tortelloni maremmani, pasta fatta in casa, uova, tavolette di cioccolata fondente, ragù, panna cotta, bianchi frizzanti dall'amaro gusto beverino, lattine di birra gocciolanti di condensa.
Quanto al congelatore, una desolazione: qualche pizza abbandonata a se stessa, mucchi di insipidi ghiaccioli colorati, qualche ecologico blocchetto di spinaci o di bietole, delle minestre di verdure.
Più nessuna traccia di cassate, gelati all'amarena, strudel, gran pezzi di vitella da fare arrosto, rigatoni pasticciati, tortelli al ragù, porzioni 'matrimoniali' di lasagne.
Pranzi e cene, per lei, rigidamente stabiliti e pesati.
E per me?
In realtà, chi mi conosce sa che mangio poco e senza particolare avidità, ma quando è troppo....
In cucina qualcosa so fare, e fino ad oggi la cosa è stata sopportabile. Ma adesso, che sono in ferie, come alleviare le mie sofferenze e smettere di vedere anche il mio grafico della curva di dimagramento andare pericolosamente verso il basso?
Una soluzione per fortuna l'ho trovata: mia mamma è anziana ma ancora molto brava in cucina; l'ho invitata a trasferirsi per qualche settimana a casa nostra; vive a Follonica, ma che ci sta a fare, in queste caldissime giornate, tutta da sola in una rinomata stazione balneare?
lunedì 4 agosto 2008
sabato 2 agosto 2008
Da non fare
È veramente volersi far male, riascoltare Portobello, di Checco Loy e Massimo Altomare.
Una musica acustica incredibile, che mi riporta dannatamente indietro agli inizi degli anni '70.
Con che cuore risentire la struggente Zia campagna e la terribile Topi?
Il tutto addirittura su una cassetta originale...
Una musica acustica incredibile, che mi riporta dannatamente indietro agli inizi degli anni '70.
Con che cuore risentire la struggente Zia campagna e la terribile Topi?
Il tutto addirittura su una cassetta originale...
venerdì 1 agosto 2008
Kalendae Augustae
La Chiesa Ortodossa festeggia oggi la Processione del venerabile Legno della Croce.
È una consuetudine bizantina, quando a Costantinopoli il 31 di Luglio veniva prelevata, dal tesoro imperiale, la reliquia della scheggia della croce di Cristo e veniva esposta, per l'adorazione, sull'altare della grande chiesa di Santa Sofia (Hagia Sophia).
Dal 1 Agosto fino alla Dormizione della Madre di Dio (Theotokos) la reliquia veniva portata in processione per le strade e le piazze della città, a protezione di malattie e pestilenze.
È una consuetudine bizantina, quando a Costantinopoli il 31 di Luglio veniva prelevata, dal tesoro imperiale, la reliquia della scheggia della croce di Cristo e veniva esposta, per l'adorazione, sull'altare della grande chiesa di Santa Sofia (Hagia Sophia).
Dal 1 Agosto fino alla Dormizione della Madre di Dio (Theotokos) la reliquia veniva portata in processione per le strade e le piazze della città, a protezione di malattie e pestilenze.
Eclissi di Sole
Ieri sera hanno dimostrato di non conoscere la Storia, stasera sono caduti sulla Geografia (astronomica).
Nel servizio sull'eclissi di Sole, stasera il giornalista dice che "il Sole viene oscurato dall'ombra della Luna".
D'altra parte, che pretendere? Nella sigla del TG hanno fatto ruotare, per mesi, la Terra al contrario!
Nel servizio sull'eclissi di Sole, stasera il giornalista dice che "il Sole viene oscurato dall'ombra della Luna".
D'altra parte, che pretendere? Nella sigla del TG hanno fatto ruotare, per mesi, la Terra al contrario!
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