Come sappiamo non ci sono più i finanziamenti ai partiti, che qualche bello spirito, in vena di beffarsi delle decisioni e dei nostri voti, ha fatto risorgere in men che non si dica dopo il voto del referendum abrogativo.
Dice Wikipedia:
Il referendum abrogativo promosso dai Radicali Italiani dell'aprile 1993 vede il 90,3% dei voti espressi a favore dell'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, nel clima di sfiducia che succede allo scandalo di Tangentopoli.Morto il finanziamento, nasce subito il rimborso.
Che se ne faranno mai di questi "rimborsi elettorali"?
L'uomo comune si immagina che vadano a sovvenzionare le attività che realmente riguardano le campagne elettorali (ma NON è così, leggete i documenti linkati di seguito), che so io: gli affitti delle sale delle manifestazioni, le spese per le pubblicità sui giornali, i manifesti elettorali.
Certo è che in qualche caso si deve largheggiare, e molto, nelle spese: si stampano, ad esempio, manifesti elettorali che poi non solo non si affiggono, ma addirittura vengono utilizzati da aziende commerciali come carta per i loro imballi.
Proprio così.
A seguito di un recente ordine, fatto a un ditta presente sul marketing di Amazon, il pacco che mi è stato recapitato era avvolto in un manifesto elettorale, ovviamente nuovo, del Partito Democratico. E' vero, non si butta via niente ma quella carta utilizzata per imballo l'abbiamo pagata voi ed io. Chissà come è andata a finire nelle mani di un'azienda privata...
Leggete QUI e QUI per la cronistoria della 'Legge'.
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