giovedì 9 settembre 2010

Bruciateli tutti

Saranno stati il caldo, i problemi di circolazione oppure, chi mai può dirlo?, la Fede.
Fatto sta che l'anziano pastore Terry Jones ha deciso di pubblicizzare la sua iniziativa di vivere con ardore un pomeriggio tipicamente americano, facendo un barbeque con tutte le copie del Corano che sia possibile mettere insieme.
L'idea non è nuova, ma originale, in un paese in cui il presidente si chiama Barack Hussein, però la trovo fortemente limitativa: perché fermarsi ad un solo libro sacro? ce ne sono così tanti di 'libri sacri' appartenenti a religioni, sette e confraternite, che si potrebbe realizzare un gran falò veramente a livello mondiale.
E' passato moltissimo tempo da quando siamo scesi dagli alberi ma c'è ancora chi crede al Grande Scoiattolo, al Grande Cocomero o al Non_So_Come_Si_Chiama_Ma_Ci_Credo!

Sarebbe interessante, durante quella specie di pic-nic che ogni tanto avviene ad Assisi, quando i rappresentanti di varie religioni vanno in gita a professare che il loro Dio o i loro dei sono gli unici veri ma, che, insomma, anche quegli degli altri, dopo tutto, hanno una qualche dignità, sarebbe interessante, dicevo, che si decidesse una volta per tutte qual'è quello buono e quali, invece, gli impostori.
Mi piacerebbe venisse adottato il metodo che si racconta usasse San Domenico, nella sua lotta agli Albigesi: si fa un bel fuoco e, a turno, ciascuno getta sul rogo i suoi Testi.
Berruguete, L'ordalia dei libri
Il vero dio, come nel miracolo del santo di Guzmàn, sicuramente salverebbe quelli che cantano le sue lodi, condannando al rogo i libri degli altri dèi, falsi e bugiardi. E se poi i sacri volumi dovessero bruciare tutti, è vero che i gitaioli tornerebbero a casa un po' mortificati ma almeno si potrebbe accantonare un problema tanto annoso per cominciare a pensare a qualcosa di più serio.

[P.S.: quando vedo queste colorate adunanze mi viene sempre fatto di pensare: com'è che quando due religiosi si incontrano non scoppiano mai a ridere, ammiccando l'uno all'altro, come si chiedeva il suocero (mi ricordo bene?) di Cicerone, auruspice, parlando appunto di incontri tra due àuguri?]

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