lunedì 28 giugno 2010

MPS: la mia banca è diversa

Il Santo parla spesso del Monte dei Paschi di Siena; qualche volta non passa giorno che non ne citi un accadimento saliente, uno scivolone dei suoi rappresentanti o l'inopportuna fiducia che la Banca pone nei suoi organi e nei suoi uomini.
Il ripetere così spesso questi temi rischia talvolta l'effetto opposto: invece di accendere una civile e consapevole reazione, l'accumulo di dati e giudizi, sempre di uno stesso segno, crea un effetto comico, di cui, appunto, la ripetizione eccessiva è uno dei tanti classici strumenti generatori.
Con questo non voglio dire affatto che non siano benvenuti i suoi interventi, anzi, li leggo sempre con piacere ... e gran sofferenza di fegato.

Io, invece, della Banca cittadina parlo solo quando mi crea dei problemi; a ben vedere questo accade tutte le volte che ho bisogno di qualche suo servizio: pensate, sono cliente da ben quarantasette anni, dovrebbero farmi sedere in un qualche scranno di potere almeno honoris causa, invece ...

Stamani dovevo effettuare un pagamento, una piccola somma, ma non così piccola da trovarmela nel porta-banconote che, d'abitudine, tengo in tasca. Vado nella 'mia' filiale, la sede centrale di Siena di uno dei primi gruppi bancari italiani, ed il giovane cassiere mi dice: "Niente da fare, il cervellone (sic!) non funziona. Non si possono fare pagamenti." E aggiunge, cortese, come chi la sa lunga: "E probabilmente non funzionerà neppure domani."
Resto basito. Ma come, quello che è uno dei più grandi gruppi bancari italiani ha un sistema informativo che fa le bizze o si blocca? Ma scherziamo? Mica sono correntista del Banco di Monte Piffero di Sotto, io. Io sono un correntista del MONTE DEI PASCHI DI SIENA, che diamine!

Non si potrebbe, in casi simili, andare a cercare qualcuno di quei buoni frati che, in quel medioevo che tanto si respira ancora qui, teneva i conti dei Banchi?
Perché non armarsi di un bel libro in carta pecora, tipo quelli di Biccherna, dove vergare, con penna d'oca e inchiostro di fuliggine, che il Messer Tal dei Tali deve alla Impresa di Messer Caio una certa somma e che ha pagato al Banco, fede facendo la firma del saggio frate?

E cosa succederà durante queste notti a tutti quei numeretti lasciati soli in fredde e non più funzionanti memorie magnetiche? Ci sarà ancora il mio conto, domani mattina? E la mia rata di mutuo, di quanto sarà variata a causa delle bizze di un 'cervellone'? I sistemi di backup funzioneranno o, come successe anni fa, dovrò perdere giornate intere per farmi riaccreditare dei soldi scomparsi nel nulla, durante una 'avaria informatica'?

Sconcertante, semplicemente sconcertante.
Purtroppo bisogna aspettare che passi la settimana: qui da noi, nella Repubblica di Siena, adesso si parla solo di Palio e la gente per qualche giorno non ha altro per la testa.
Poi tornerò alla Sede centrale e chiuderò il mio conto corrente. E' ora, lo avete intuito?, di aprire un rapporto con il Banco di Monte Piffero di Sotto.


giovedì 24 giugno 2010

Pomigliano

Rielaborazione di una immagine del Maggio francese.

La farina del diavolo

Si potrebbe forse dire, parafrasando la presentazione che lo Stampatore fa a chi legge il Primo Tomo del Compendio del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1739), che, per motivi economici:
"Sembra che la cultura, più diligente, e premurosa, che far si suole tra noi della Toscana gentilissima Favella abbia incominciato, per dir così, in qualche parte a trascurarsi, non senza pericolo, che venga meno col tempo non so che di quel pregio, in cui salita era per questo studio la nostra Nazione"


Di fatto la presidente dell'Accademia della Crusca Nicoletta Maraschio ha spiegato ieri che:
"per consentire il funzionamento dell'Accademia ogni anno servono 400mila euro. Si tratta di spese fisse, equamente suddivise tra personale (sei dipendenti e 15 collaboratori, gli accademici e i soci non percepiscono alcun compenso) e il mantenimento della sede. Nel 2009 dallo Stato sono, però, arrivati solo 190mila di contributi. Pur non essendo nella lista degli enti culturali che hanno subito i tagli del governo - ha precisato la presidente - l'Accademia si trova quindi in una situazione di grande difficoltà. Non si tratta di problemi nel portare avanti i progetti e gli studi in corso, ma di non poter pagare le bollette o di non poter comprare il materiale, come i libri, necessari per la nostra attività. Quello che è a rischio è la vita stessa dell'Accademia".

Fonte: ASCA

lunedì 21 giugno 2010

Leggere San Bernardino

Non so quale possa essere, oggi, l'interesse per gli scritti di San Bernardino da Siena.
Forse perché vivo nella città che lo fece crescere e studiare, forse perché mi è affettivamente molto vicina Massa Marittima, città dove nacque, fatto sta che nei giorni scorsi mi sono letto le Novellette morali tratte dalle prediche che Bernardino di Tollo degli Albizzeschi fece in Piazza del Campo a Siena nell'estate del 1427.
Queste prediche furono scrupolosamente trascritte da un artigiano, un cimatore di panni, Benedetto di maestro Bartolomeo, che se ne andava in Piazza ad ascoltare il frate armato di tavolette di cera su cui, grazie ad un suo speciale sistema di stenografia, vergava velocemente parola per parola tutto quanto il sant'uomo diceva, per poi correre a casa e trascriverlo ad uso dei tanti fedeli estimatori che aveva il francescano.
E quell'italiano semplice, popolano, di seicento anni fa, complice forse la mia toscanità, è talmente vicino al parlare comune che non c'è difficoltà alcuna ad intenderlo e a leggerlo speditamente.

E' facile, leggendo questi raccontini, calarsi nella realtà medievale del periodo, fatta di fazioni, peccati e peccatori, uomini e donne del popolo, semplici e soggetti ad ogni possibile tentazione, della carne o della vanità o, peggio ancora, della faziosità.


Preso da questi scritti, che potete trovare in PDF sul sito di archive.com oppure riportati in testo qui su Scribd (se siete iscritti), mi sono lasciato prendere la mano e ho scritto un raccontino Il nonno che stamani compare su Scrivolo.

Per l'ambientazione storica mi sono basato su La storia di San Bernardino da Siena e del suo tempo del teologo prof. Felice Alessio (1899), testo che qualche curioso può trovare qui.
Tutte le prediche tenute nell'estate del 1427 (Le prediche volgari di San Bernardino da Siena) ebbero una famosa edizione a cura di Luciano Banchi nel 1884. Le trovate qui.

mercoledì 16 giugno 2010

Cocaina!

La cena mi è stata guastata, poco fa, da una notizia data da un TG: un deputato (o un senatore) avrebbe chiesto alla propria segreteria di mandare l'auto blu a comprargli un po' di cocaina, ché ne aveva finita la scorta. La notizia ha dell'incredibile: ma pensate davvero che un senatore (o deputato) che magari io stesso ho votato (anche se le preferenze, grazie a dio, ci pensa qualcun altro a darle), sia un essere così vizioso?
Gli uomini e le donne che ci rappresentano sono come noi: onesti, probi, corretti, giusti, saggi, previdenti, ottimi padri di famiglia.
Non bevono, non fumano, non frequentano prostitute né transessuali, non parcheggiano in divieto di sosta o in terza fila, non mandano le domestiche a far la spesa con l'auto di servizio, compilano la dichiarazione dei redditi segnando fino all'ultimo dei centesimi duramente sudati, vanno in chiesa, non bestemmiano, non si fanno corrompere e sono ottimi padri e madri, mariti e mogli. Proprio come noi, che per tutti questi motivi li abbiamo eletti!

Vi dico io come sono andate sicuramente le cose: il deputato (o senatore) ha telefonato alla propria segreteria perché acquistasse la solita dose di coccoina, quella aromatica sostanza collosa che gli serviva, che so, per chiudere le buste delle proprie lettere o doveva essere utilizzata dal figlio o dal nipotino per attaccare sull'album della collezione le figurine appena comperate.
Ecco, deve essere andata proprio così, coccoina, non cocaina e il solito trascrittore di intercettazioni, incolto e magari un po' sordo, avrà dattiloscritto, inopinatamente, una cosa per un'altra. Basta così poco per diffamare un brav'uomo: ci vorrebbe un po' più di attenzione nel riferire le intercettazioni notizie.


lunedì 14 giugno 2010

La lancetta

Il tempo, gli orologi, un vecchio professore collezionista e Faust.
Tutti insieme per quello che sembrerebbe un semplice racconto della fastidiosa vita in un condominio.

E invece...

Il nuovo racconto di errebi, su Scrivolo.

martedì 8 giugno 2010

Massa Marittima del Petrocchi

Sorge questa città sul pendio di un poggio bislungo, composto di travertino, da tre parti isolato, alle cui radici occidentali si allarga un vasto e fertile piano, frastagliato da piccoli colli e valli di dolce declivio, e che si riuniscono tutte in distanza per formare una grande pianura lambita dal mare.
Viste sorprendenti, varie e molteplici si presentano da questa città, la cui posizione dal Targioni Tozzetti fu assomigliata a quella dell'antica Fiesole.
Spingendo avanti lo sguardo, si scorgono i poggi di Gavorrano e di Scarlino, il golfo di Follonica, l'antico Porto Traiano dei Romani, poi lontana sull'orizzonte, mollemente adagiata nel mare, si disegna l'isola dell'Elba, e più vicino il golfo di Piombino col suo promontorio; quindi i monti di Campiglia e di Monterotondo, e quelli vicini di Montarsenti e del Romitorio al nord; di Gerfalco, di Montieri e di Prata ad est, e infine quelli di Tatti e Roccastrada, e più qua, più là paesi e castelli diruti, e piani e poggì verdeggianti per viti ed ulivi o per folte boscaglie.


A Massa Marittima ho trascorso le due o tre più noiose estati della mia vita da bambino.
Allontanato, di pochi chilometri, dalla cittadina di mare dove vivevo nel resto dell'anno, consumavo in una casa di vecchi zii, con l'unica presenza strettamente familiare di mia nonna, mattine, pomeriggi e serate senza le distrazioni tipiche di un bambino di otto o nove anni: non c'erano amichetti con cui giocare, né radio o televisione, né giornalini o giocattoli, solo degli adulti, che passavano la giornata a lavorare duramente in un terreno, disteso lungo una piaggia fuori le mura medievali, che sfruttavano sapientemente come orto e frutteto.
Ricordo solo, a rompere la monotonia di quei giorni, le passeggiate fatte nel pomeriggio o ancor più spesso nel fresco del dopocena, risalendo per certe stradine e scalette impervie, fin su in Città Vecchia o in Borgo e, qualche rara volta, in Poggio, a far visita alle famiglie dei numerosi fratelli e sorelle di mia nonna.

Il Petrocchi, che a Massa Marittima ha dedicato, un secolo e più fa, un volume di trattazione storica e artistica, dice dei massetani:

Il clima sano contribuisce a mantener laboriosa la sua popolazione, una popolazione onesta, leale, rifuggente dal furto e dal delitto di sangue, di potente spirito di associazione e di filantropia, e tutta cuore, di un cuore generoso che si accende di subito entusiasmo per ogni causa alta ed umana.
I rapporti fra le varie classi sono intimi, di una vera familiarità fratellevole, per quanto la maggioranza del popolo, di idee repubblicane, abbia un'indole piuttosto battagliera.


E ritrovo, in queste vecchie parole fuori moda, i caratteri della mia famiglia, dei miei genitori e dei miei nonni, che lì nacquero.

Per questo legame, lasco e lontano, che mi lega alla città, ho deciso, ripulendolo dalle imperfezioni della scannerizzazione messa on-line da archive.org, di pubblicare appunto il "Massa Marittima, Arte e Storia" del dr. Luigi Petrocchi, un volume che ancor oggi costituisce un riferimento importante per storici e studiosi dell'arte della cittadina grossetana.

giovedì 3 giugno 2010

Un dvärgen nella borsetta

Una cosa che nessun gentiluomo dovrebbe mai fare è gettare un'occhiata indiscreta all'interno della borsetta di una signora; figurarsi poi metterci le mani dentro per cercare qualcosa.
Mi si intenda, non è solo inutile galanteria, rispetto della privacy o, in caso di mogli o affini, timore di trovare chi sa cosa.

Il fatto è che nella borsetta di una donna si trova davvero di tutto e difficilmente quello che si cerca. Si trovano senz'altro un metro metallico avvolgibile con integrata bolla per livella, le pinzette per le ciglia (quale donna non ne ha con sé?), una crema per le mani (commento come il precedente), una o più chiavette USB con i cordini rigorosamente intrecciati e indistricabili, una penna, un lapis, un piccolo cacciavite, numerose monetine di pezzature varie, decine di scontrini semi appallottolati e risalenti a settimane o mesi prima, dei fazzolettini di carta, un portamonete-portadocumenti con decine di capienti tasche, tutte rigorosamente piene, un cellulare, il caricatore di detto cellulare, qualche banconota da cinque e dieci euro, un paio di mazzi di chiavi con relativi ingombranti portachiavi, un porta occhiali per gli occhiali da vista, uno per quelli da sole. E questo è solo un florilegio.

Io, sere fa, autorizzato da mia moglie a cercare il carica batterie del cellulare, nella sua borsa ci ho trovato anche un Nano.

Non scherzo, neanche sapevo che esistesse, prima di averlo tra le mani: ho pescato, dalla borsa delle meraviglie della consorte, Il nano, di Pär Lagerkvist, un libriccino cartonato e piuttosto denso.

"E questo Pär Lagerkvist chi è?" ho chiesto alla signora. Ho pronunciato il nome nel mio svedese più fluido, dovuto ad una antica frequentazione lavorativa, e tuttavia ho ricevuto uno sguardo di commiserazione, per la mia ignoranza.

"Non conosci Lagerkvist? E' un premio Nobel!"

"Nobel, che vuol dire Nobel, hanno dato il Nobel per la letteratura anche a Dario Fo e a Sinclair Lewis, che c'entra!"

Ma ho incassato il colpo; il carica batterie che mi aveva chiesto di cercarle gliel'ho dato, Il nano invece l'ho sequestrato io e l'ho messo in cima alla mia pila delle letture notturne.


martedì 1 giugno 2010

Colpa dei Pacifisti

- Qui dice che sono stati i Pacifisti a cominciare: hanno cercato di abbattere gli elicotteri a colpi di sedie e gli Israeliani si sono dovuti difendere...