[...] non c'è nè c'è stato nè sarà mai popolo, nè forse individuo, a cui non derivino inconvenienti, incomodi, infelicità (e non poche nè leggere) dalla natura e dai difetti intrinseci e ingeniti del suo governo, qualunque sia stato, o sia, o possa essere. (22-29. Gen. 1821)[Via: Libriaco]
G. Leopardi, Zibaldone di pensieri [1817-1832]. Online su Wikisource.
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