«Domani Ghenerale. Domani noi spara. Pum! Pum!» e mio nonno imbracciava un invisibile moschetto e prendeva la mira, pronto a sparare.
Era l'avvertimento, ci raccontava in uno di quegli interminabili pranzi di Natale di quando ero bambino, che veniva gridato da un anonimo soldato austriaco che stava nella trincea di fronte, a pochi metri di distanza dagli Italiani: il giorno dopo ci sarebbe stato, in visita d'ispezione, un qualche superiore e gli Austriaci avrebbero sparato forsennatamente contro le trincee italiane; il soldato, a nome dei suoi commilitoni, avvertiva e si scusava per quello che sarebbe successo!
Raccontava ancora mio nonno che spesso, la sera, Austriaci e Italiani si ritrovavano nella 'terra di nessuno' a fumare, a scambiarsi qualche piccolo oggetto, addirittura a ballare tra loro intorno a un falò acceso per riscaldarsi.
Io lo ascoltavo con meraviglia, non sapevo cosa fosse una guerra, lui non parlava di scontri, di freddo, di fame, di morti; era un momento di festa: era insieme al figlio, ai nipoti, mangiava e beveva di gusto e certo quegli anni passati in trincea mezzo secolo prima, sul Carso, sembravano così lontani a quel piccolo vecchio contadino toscano.
Dovevano risalire, quei ricordi, al primo anno di guerra; sul fronte occidentale, in Francia, questi episodi si erano ripetuti con una certa frequenza, tra Francesi, Inglesi e Tedeschi, ma fino a pochi anni fa sono stati tenuti nascosti: era da vigliacchi e traditori della patria fraternizzare col nemico, qualunque fosse la Patria e chiunque fosse il Nemico.
Dopo che l'avanzata tedesca per invadere la Francia fu bloccata, con la battaglia della Marna, e le truppe tedesche si furono ritirate sino alla valle dell'Aisne, e dopo la sanguinosa prima battaglia di Ypres, Francesi, Inglesi e Tedeschi si trovarono a combattere una strana guerra, una guerra che è stata chiamata "d'assedio", dove i soldati vivevano e combattevano in trincee poco profonde, al freddo, con i piedi in una perenne pozza d'acqua e fango. Non era più una "guerra lampo"; sarebbe stata una guerra di posizione, uno stillicidio di vite umane, dopo le carneficine degli scontri diretti.
Da pochi mesi al fronte, la baldanza delle truppe era, qua e là, rapidamente venuta meno e diversi episodi di fraternizzazione si verificarono tra Francesi, Inglesi e Russi da una parte, Tedeschi, Austriaci e Ungheresi dall'altra. Ne parlano, con dovizia di particolari, i saggi raccolti in: Meetings in No-Man's land, editi dallo storico francese Marc Ferro.
Memorabile e commovente fu lo spontaneo armistizio di Natale, tra alcuni gruppi di belligeranti, che fece seguito a episodi che si erano svolti, un po' ovunque, nel novembre del 1914. Quel po' di umanità, di vera fratellanza, quella voglia di riconoscere nell'altro un proprio simile e non uno sconosciuto e un nemico, sarebbero scomparse in pochi decenni: non se ne sarebbe parlato più già a 30 anni di distanza, durante il secondo conflitto mondiale.
Oggi, poi! Il mio vicino di casa è il mio peggior nemico...
La tregua di Natale su Wikipedia, QUI e QUI.
Un articolo in merito QUI sul Corriere della Sera.
Per non dimenticare la Grande Guerra.
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