Perdonami, bambino, perché ho peccato.
domenica 30 agosto 2020
sabato 29 agosto 2020
giovedì 27 agosto 2020
Aprire le finestre
Quando fu lanciato Windows 95,
nell'agosto del 1995, la TV ci aveva bombardato con le immagini, provenienti dagli USA, di folle di acquirenti in fila ad
attendere l'apertura dei negozi per essere i primi a mettere le mani sul software
rivoluzionario.
Anche nell'azienda dove lavoravo io a Siena (un misto
tra rivenditore di hardware, di soluzioni software e di registratori di
cassa) assistemmo allo stesso spettacolo: quel giovedí mattina, ad
aspettare che venisse tirato su il bandone per acquistare il
"miracoloso" sistema operativo c'era... una sola persona.
Un cimelio di Windows 95, dalla mia raccolta: il mouse pad |
domenica 23 agosto 2020
domenica 16 agosto 2020
domenica 9 agosto 2020
martedì 4 agosto 2020
Salvate le infofoche
Ho vissuto, poche settimane fa, una strana mattina in un'aula di un corso di formazione dove una molto over-50 mi ha quasi commosso con le sue domande da assoluta analfabeta informatica: "Ma il clic, col destro o col sinistro?" e con la sua incapacità di tenere fermo il mouse e contemporaneamente cliccare.
L'argomento che trattavamo non era ovviamente: "Come Usare Windows" e sono stato rallentato dalla sua presenza oltre ogni ragionevolezza.
Alla fine del corso la signora si è trattenuta un po' con me, che sarei dovuto entrare in un'altra aula, mezz'ora dopo, magari riuscendo prima anche a mangiare qualcosa, per raccontarmi i problemi che ha nell'ambiente di lavoro e la difficoltà, alla sua età, a capire cose nuove, senza che qualche collega o uno dei 'ragazzi' dell'help desk interno le dia mai una mano. Quando se n'è andata aveva gli occhi lucidi.
Superata una certa età, per molti adeguarsi ai cambiamenti di questo mondo liquido è molto difficile, non c'è niente da fare; ci possiamo anche scherzare su ma per alcuni è una vera tragedia: si trovano catapultati in un vero labirinto, non si sanno orientare, non capiscono più come muoversi e naturalmente li assale la paura di smarrirsi definitivamente. Un sostegno psicologico aziendale forse potrebbe dare una mano ma credo che sia chiedere troppo. Gli over sono destinati a rimanere in trincea, e fino almeno a 67 anni, in condizioni di grave difficoltà. Non ci sono né leggi Fornero né Jobs Act in grado di ringiovanire le capacità di apprendimento di una persona.
Ma chi se ne frega: combatti o muori!
L'argomento che trattavamo non era ovviamente: "Come Usare Windows" e sono stato rallentato dalla sua presenza oltre ogni ragionevolezza.
Alla fine del corso la signora si è trattenuta un po' con me, che sarei dovuto entrare in un'altra aula, mezz'ora dopo, magari riuscendo prima anche a mangiare qualcosa, per raccontarmi i problemi che ha nell'ambiente di lavoro e la difficoltà, alla sua età, a capire cose nuove, senza che qualche collega o uno dei 'ragazzi' dell'help desk interno le dia mai una mano. Quando se n'è andata aveva gli occhi lucidi.
Superata una certa età, per molti adeguarsi ai cambiamenti di questo mondo liquido è molto difficile, non c'è niente da fare; ci possiamo anche scherzare su ma per alcuni è una vera tragedia: si trovano catapultati in un vero labirinto, non si sanno orientare, non capiscono più come muoversi e naturalmente li assale la paura di smarrirsi definitivamente. Un sostegno psicologico aziendale forse potrebbe dare una mano ma credo che sia chiedere troppo. Gli over sono destinati a rimanere in trincea, e fino almeno a 67 anni, in condizioni di grave difficoltà. Non ci sono né leggi Fornero né Jobs Act in grado di ringiovanire le capacità di apprendimento di una persona.
Ma chi se ne frega: combatti o muori!
[Immagine: Logo di FOCA, Fingerprinting Organizations with Collected Archives, strumento opensource per la ricerca di metadati e informazioni nascoste in documenti che scansiona]
domenica 2 agosto 2020
sabato 1 agosto 2020
Bologna, Agosto 1980
Copiaincollo un post che ho pubblicato qui nell'agosto del 2007.
Le nostre vacanze di quell'estate 1980 erano finite troppo presto, per colpa mia.
Avevamo parcheggiato il camper (in realtà, un vecchio furgone 238 Fiat riadattato) in un parcheggio sotterraneo piuttosto distante dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, mèta della nostra mattina culturale. Il parcheggio andava a fasce orarie e avevamo fatto i nostri conti per spendere il meno possibile. Il Museo risultò però incredibilmente interessante, Durer, Brueghel, Bosch.... Il tempo passò troppo in fretta e quando ci accorgemmo di stare per entrare nella fascia oraria in cui il balzello del parcheggio ci sarebbe costato un bel po' di scellini uscimmo in fretta, più di corsa che a passo veloce; è vero che Orazio aveva inscenato una incredibile pantomima alla biglietteria, mostrando il suo libretto universitario e cercando di far capire, un po' in inglese e un po' in pugliese, che, come studenti, dovevamo avere uno sconto, che poi ci fecero, ma avevamo veramente i soldi contati e il costo della vita a Vienna era ben più alto che in Italia.
Arrivati appena in tempo al parcheggio, mi misi alla guida cercando di arrivare all'uscita prima dello scadere dell'orario. Ahimè, così al coperto, non avevo valutato l'altezza del furgone e, a una curva troppo stretta, feci impuntare il tettino in uno spigolo di cemento sporgente, forse non ben segnalato, producendo un gran di rumore e un notevole 'taglio' nella lamiera: accorsero un paio di sorveglianti, per vedere cosa era successo, passarono una decina di minuti e ovviamente, all'uscita, fummo costretti a pagare per la fascia oraria in cui eravamo rientrati per una manciata di minuti di ritardo.
La cosa più brutta era che il camper, Domenico, il terzo componente del gruppo, lo aveva avuto in prestito da suo cognato, con l'impegno di riportarlo a Firenze entro il 9 o 10 agosto, per consentire a lui e alla famigliola di andarsene in vacanza. Che cosa potevamo fare? Certo non raccontargli l'accaduto, a rischio di problemi familiari per Domenico; decidemmo allora, dopo una serie concitata di telefonate in Italia (non c'erano i cellulari!), di rientrare qualche giorno prima, per consentire a un amico carrozziere, che avevamo rintracciato ancora al lavoro nella sua officina, di porre rimedio al danno in maniera 'invisibile': avremmo usato i soldi risparmiati dall'accorciamento della vacanza per pagare il lavoro.
Fui immediatamente esonerato dalla guida in città e cominciammo il rientro, ormai abbastanza abbattuti per l'incidente e per la brutta chiusura della vacanza, decidendo, per far prima, di guidare anche di notte.
Orazio doveva rientrare a Pisa, con Domenico, per ripartire subito dopo verso la Puglia, dai suoi.
Domenico doveva riportare il camper a Firenze, dopo aver accompagnato me a Follonica.
Visto l'anticipo, Orazio decise di fermarsi qualche giorno da alcuni amici a Bologna, per poi andare da lì in Puglia; i bagagli li aveva con sé e non c'era motivo di ripassare da Pisa.
Il pomeriggio del primo di Agosto, arrivati a Bologna poco dopo le 16:30, parcheggiammo in prossimità della stazione, per accompagnare Orazio a consultare gli orari dei treni e a fare la prenotazione e il biglietto per il suo rientro. La stazione, nonostante il periodo dell'anno, non mi sembrò particolarmente affollata; girellammo un po' per il salone, mentre Orazio era in fila, poi lo accompagnammo poco lontano, dove abitavano i suoi amici. Senza neppure scendere per salutare i suoi nuovi ospiti, riprendemmo la strada verso Follonica: volevamo arrivare a casa dei miei per l'ora di cena.
La cena fu veramente ristoratrice, così come gli abbondanti lavacri, e la mattina dopo, sabato, dormimmo fino a tardi; a tavola, saltata la prima colazione, eravamo famelici.
L'immancabile TV rumoreggiava in sottofondo, ma non la ascoltavamo, presi a rispondere alla curiosità dei miei per la nostra vacanza; a un certo momento però ci accorgemmo che parlavano di Bologna, della stazione, ci voltammo meccanicamente "Eravamo lì ieri pomeriggio..."
Il silenzio fu poi agghiacciante: capimmo cosa era successo. Un incidente? Un attentato?
Muti, un raggrinzire della pelle, ci prese stretti quella commozione ti fa luccicare gli occhi; e un pensiero non detto, negli sguardi tra me e Domenico: chissà, forse andando un po' più piano o non viaggiando di notte, saremmo potuti essere lì anche noi, a quell'ora.
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