giovedì 13 settembre 2012

Letti & Riletti Estate 2012

Come è andato il mese di ferie per quanto riguarda le letture?
Rispetto al programma che mi ero fatto (con un numero di titoli molto maggiore di quanti ne avrei potuti leggere, tanto per darmi poi la possibilità di fare una scelta 'in corsa') ho inserito libri la cui lettura mi si è imposta al solito casualmente, seguendo collegamenti molto deboli creati per lo più da altre letture.

Ecco l'elenco:


TitoloGenereAnnoFinito il
C. Pavese,

La luna e i falò 
 Letteratura 

1950   26/08/12 
E. Némirovsky,


David Golder 
Letteratura

192519/08/12
L. Sciascia,

  Todo modo 
Letteratura

197418/08/12
D. Pennac,
Il paradiso degli orchi 
Letteratura

198516/08/12
G. Pontiggia,

La morte in banca 
Letteratura

195914/08/12
E. Nesi,

Storia della mia gente 
Saggio

201010/08/12
Sjöwall e Wahlöö,

Roseanna 
Giallo

196508/08/12
H. de Balzac,

Il curato di Tours 
Letteratura

183305/08/12
P. Davies,

Al paese dei libri 
Letteratura

201003/08/12
R. Vacca,

Dio e il computer 
Giallo

198929/07/12



Sul fronte del giallo, mediocre Dio e il computer di Vacca e invece molto ben scritto quello di Sjöwall e Wahlöö, Roseanna; dei coniugi svedesi ho pendenti altre letture di romanzi scritti nella metà degli anni sessanta.


La luna e i falò di Pavese è il suo ultimo libro, pieno di nostalgia e di ricordi dell’infanzia ma anche dell’atmosfera di un’America molto letta e tradotta e mai vista, con una scrittura che non mi ha mai convinto. Molti non saranno d’accordo ma è un libro, sia pure migliore di altri suoi, mediocre. 


Sciascia invece asciutto e colto, come lo ricordavo quando lo lessi decenni fa; gli anni non hanno assolutamente invecchiato la storia di Todo Modo né, soprattutto, i personaggi. Non me la sono sentita di inserirlo tra i ‘gialli’. 


La morte in banca di Pontiggia ha avuto un commento tranchant da parte di mia moglie, che mi ha scoperto a leggerlo: “Un minore”. E' il suo primo libro, una storia semplice semplice il 'romanzo breve' iniziale e autobiografico, sulla vita di un giovanissimo bancario appena assunto, e una raccolta di altrettanto mediocri e quasi banali racconti, scritti decenni dopo. Sono rimasto perplesso, forse gli darò un’altra chance ma certo niente a che vedere con Donnarumma all’assalto, di Ottieri, (entrambi libri del 1959) letto qualche mese fa: lì c’è la produzione, la fabbrica, la psicologia dei personaggi e soprattutto dello scrittore, l’economia del tempo e la visione industriale e culturale di Olivetti.


La Storia della mia gente di Nesi è forse più un saggio che un romanzo; dentro ci sono la storia della sua famiglia, l’imprenditoria pratese, gli onnivori cinesi che ormai hanno preso possesso di gran parte del mercato. Ben scritto, con analisi chiare e sofferte.


Il titolo di Davies, Al paese dei libri, diario di un bibliofilo ritrasferitosi pro tempore in Inghilterra, patria d’origine, dagli USA, poteva essere un racconto curioso, frizzante, pieno di citazioni colte e insolite di chi, per alcuni mesi, si è trovato a vivere in un paesino dove è  pervasivo il business del libro (remainder). Invece si è rilevato il libro più noioso dell’estate e sicuramente nella top ten dei più soporiferi che ho incontrato. Non so davvero perché ho continuato a leggerlo invece di piantarlo lì dopo poche decine di pagine: errore imperdonabile.


Balzac non si smentisce in questo vero gioiellino di narrazione in cui un Curato di Tours, un pover’uomo anziano, semplice, con gusti banalissimi e nessuna mira sociale o economica, si vede stravolgere gli ultimi anni di una vita modesta e tranquilla da beghe inizialmente di pochissimo conto ma che montano come panna avviluppandolo sino a una totale rovina.


Pennac, mai letto prima e, a dirla tutta, sempre evitato, mi ha stupito per l’originalità della narrazione e la particolare ambientazione che ha dato al suo primo romanzo, che, volendo, è anche un giallo. Il paradiso degli orchi è divertente, poco da dire, per la lingua, i personaggi, la famiglia del protagonista un po’ fuori sesto e la storia che ha un briciolo di follia. Forse mi duole ammetterlo ma è davvero un buon scrittore contemporaneo.
Sono rimasto così gradevolmente sorpreso dal libro che sono andato a leggermi, qualche giorno fa, il suo Come un romanzo, un volumetto che è uno scanzonato ma quanto mai veritiero saggio sul piacere della lettura.
{Suggerimento: leggete assolutamente Il paradiso delle signore, di Zola, libro a cui strizza l’occhio  Pennac, almeno per il titolo e l’ambientazione. Sempre di supermercati si tratta ma con altre storie...}


Dopo poche pagine ho pensato: no, non può averlo scritto una donna. Della Némirovsky avevo letto qualche tempo fa I cani e i lupi, un pregevole romanzo dove scrittura, personaggi e tinte hanno davvero molto in comune con quelli dei grandi scrittori russi dell’800, visti e narrati con gli occhi di una donna. Ma in David Golder ha una scrittura decisamente virile, l’ambientazione è quella del grande e impietoso mondo degli affari, pieno di mantenuti e mantenute, ricchi ebrei che fanno presto a diventare molto poveri, avidità e sfrenata voglia di ‘avere’ che prendono il posto dei sentimenti e dei desideri comuni nel cuore di tutti i personaggi. Golder è un duro e spietato ma anche un infelice e sfruttato uomo d’affari che nella vita non ha altro scopo che il far soldi, non per sé bensì per la moglie, per il di lei ‘cicisbeo’, per la (sua?) figlia.
David Golder esce nel 1929, Il grande Gatsby nel 1925; Fitzgerald aveva 29 anni, la Némirovsky 26.

Una nota: sono rimasto turbato dalle descrizioni delle scene degli attacchi di angina pectoris di David Golder: solo un medico con buona esperienza o un vero malato di cuore potevano renderne tutte le sfumature, fisiche e psicologiche, con tanta umana maestria.

Un'altra nota: ho letto solo due libri in "cartaceo": quello di Pennac e quello di Pavese, gli altri con il Kindle. 


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