domenica 31 ottobre 2010

Il TG4 è avanti

Niente da fare: come il TG4 di Emilio Fede non c'è altro telegiornale.
L'edizione delle 11:30 di stamani, riproponendo un servizio filmato già mandato in onda ieri su Studio Aperto di Italia Uno, lo lanciava dicendo che:
In molte parti del mondo si è celebrata ieri la festa di Halloweeen.... A Roma si è affermata in questi anni la consuetudine del cosiddetto 'taglio della zucca'. Vediamo come è andata nel nostro servizio.
Si è celebrata ieri???


E il servizio iniziava dicendo
Oggi, 31 Ottobre, festa di Ognissanti,..
31 Ottobre, festa di Ognissanti???? Non sanno neppure in che giorno si trovano!

Ho una modesta proposta: dietro un piccolo compenso quotidiano, se la Redazione è d'accordo, potrei leggere i testi dei loro servizi e correggerli alla bisogna; io mi divertirei lo stesso e loro eviterebbero di fare delle figuracce.


sabato 30 ottobre 2010

Università di Siena: tutti all'oscuro

Via, non penserete mica che qualcuno finisca in gattabuia!

Chi non vive nella Repubblica di Siena o nel contado, può leggere QUI e anche QUI.

venerdì 29 ottobre 2010

Siena e il traffico

La mattina di martedì scorso è iniziata male.
Avevo deciso di non passare dall'ufficio, prima di andare a fare un intervento da un cliente nell'assolata campagna di Montalcino, ma di spostarmi partendo direttamente da casa, illudendomi di fare prima.

Appena partito, percorse poche centinaia di metri, ho rischiato uno scontro frontale con l'utilitaria di due anziani.
La stradetta che porta al parcheggio più vasto dell'Ospedale di Siena è regolarmente intasata: evidentemente i caselli di accesso non sono sufficienti o, più probabilmente, il parcheggio è pieno e si è costretti a tornare indietro, dopo essersi annodati in una inutile rotonda.
La via è larga poco più di un tratturo ed è comprensibile che chi debba andare altrove, dopo un po' che aspetta, tenti l'immonda manovra di sorpassare, spostandosi, incurante del pericolo, nella corsia del senso di marcia opposto. Martedì stavamo per rimetterci l'auto in due. Nello stesso tratto di strada ci sono già morte tre persone; qualcuno ha cercato di affrontare il problema? Figurarsi!
Per non dire quanto è difficile capire la logica che sta dietro a una viabilità di campagna trasportata in prossimità del più grande Policlinico della zona.


Fatto poco più di un chilometro, nel viale che discende dall'Ospedale, vivacemente ornato di centinaia di multicolori auto parcheggiate fitte fitte perché il Policlinico continua a crescere come un vero mostro sulla collina, ma i parcheggi, nelle campagne intorno non si trova il modo di farne, né abbastanza né gratuiti, arrivo in vista della prima rotonda della mattinata: c'è subito un bell'ingorgo.
Vedo che una delle vie che afferisce al simpatico e mai troppo lodato snodo di traffico giottesco è chiusa, con tanto di vigili urbani (incredibile visu) a presidiare: è proprio quella la via che dovevo imboccare. Arrivato a questa rotonda, dopo un quarto d'ora di stop-and-go, invece di infognarmi nel traffico, decido di tornare indietro e di fermarmi a parlare con i due vigili. Mi lamento con fermezza per il fatto che non avessero messo cartelli per avvisare del disagio, la vigilessa risponde, ironica, "I cartelli non li vede mai nessuno!"; li invito a controllare se ce ne siano nel percorso che ho fatto. Il suo collega mi guarda e fa spallucce. Bene, bravo, complimenti! e io che gli pago tutti i mesi lo stipendio...


Torno indietro, per un altro percorso, ed in effetti vedo il retro di qualche segnale stradale, di quelli piccoli, rotondi e mobili. E' uso, a Siena, segnalare i problemi di viabilità incollando un foglietto su un cartello removibile: naturalmente, guidando, tali cartelli sono illeggibili; dovresti fermarti e bloccare il traffico per sapere cosa succede e così dovrebbero fare tutti quelli che ti seguono, creando in un attimo il caos generale. A nessuno è mai venuto in mente di utilizzare dei cartelloni elettronici con le scritte a scorrimento; forse perché nel medioevo non si usavano, e allora a che usarli oggi, forse costano troppo e ci sono cose più importanti da fare con le decine e decine di milioni di euro che ogni anno la Fondazione del Monte dei Paschi regala all'Amministrazione Comunale, ad esempio ci sono da organizzare imprescindibili concerti in Piazza (sui cui costi è meglio sorvolare).
Con una arrabbiatura già in prima mattinata, ho perso tre quarti d'ora e sono arrivato in ritardo dal cliente con cui avevo l'appuntamento.

Ma la giornata purtroppo non era ancora finita. La sera, all'uscita dell'ufficio mi sono trovato ancora in un ingorgo, proprio appena salito in auto: non si riusciva ad immettersi nella via principale; la zona, di uffici, negozi e supermercati, una dozzina di anni fa è stata 'progettata' (e mi sembra già di usare una parola eccessiva) senza tener conto dei flussi di viabilità che ne sarebbero nati, per cui in genere è una lotta tutti contro tutti, senza rispetto di precedenze o sensi di marcia, per riuscire ad imboccare la via principale. Martedì sera ci deve essere stato un incidente da qualche parte, ho visto passare un'autoambulanza; mi sono rassegnato a perdere un'altra mezz'ora di tempo.

Pensate cosa succederebbe se, invece di dover gestire un paesetto di 50 mila anime, l'Amministrazione avesse di fronte una vera città!

Sì, è Siena.

martedì 19 ottobre 2010

Astronomia: da Tucson a Follonica

Alla fine dello scorso mese ho fatto un viaggio a distanza all'interno della cupola del Large Binocular Telescope Observatory di Tucson, complice Marco Pedani che mi ha fatto da guida e cameraman in una improvvisata connessione con Skype.
L'ambiente è enorme, la struttura ad alto livello di ingegnerizzazione, il tour, più di un'ora, a dir poco affascinante.


Ho seguito con attenzione, e un po' d'invidia per il compito che svolge, la spiegazione delle funzionalità della strumentazione gestita da un pool di nazioni: U.S.A., Germania e Italia.


La passione di Marco per l'Astronomia è grande: lo ha assalito trenta anni fa e non sembra volerlo abbandonare e stasera, verso le 21, sull'emittente locale TV9 di Grosseto dovrebbe andare in onda una sua lunga intervista, a perorare la causa della costruzione di un osservatorio astronomico amatoriale nel comprensorio di Follonica. Perché, sant'iddio, la Maremma non è solo mare, vino, pecorino e butteri!

L'intervistatore, Simone Paradisi, per i casi della vita, era anche lui un astrofilo, veramente in erba trent'anni fa.


lunedì 18 ottobre 2010

Siena e Google

La quinta edizione del Career Day all’Università di Siena vede, tra le aziende partecipanti, anche Google.
Che sia l'estrema ratio a cui ricorre l'Università per ritrovare, col famoso motore di ricerca, i milioni di euro 'scomparsi' dalla sua contabilità?


giovedì 14 ottobre 2010

Nubi sull'Osservatorio

Niente da fare, a quanto pare: l'osservatorio degli Astrofili Follonichesi non si farà, almeno non a Montioni, sito boschivo e abbastanza lontano dalle luci di abitati vicini, luogo che già trenta e più anni fa, con un gruppo di amici, avevamo individuato per le nostre attività notturne: ci mettemmo a costruire un Newton-Cassegrain da 25 cm, tirammo su un casottino di ricovero per lo strumento e facemmo, in loco, solo un minimo di attività, quanto basta per organizzare alcune visite guidata a delle scolaresche in occasione del passaggio della cometa Halley.

Anche se il comune di Follonica ha stanziato 120.000 euro per il progetto, l'ente preposto alla gestione della zona non ha dato il suo consenso; si ripiegherà, sembra, nel territorio del vicino comune di Scarlino.



Il progetto di minima lo ha presentato in un intervista l'amico Marco Pedani, Instrument Support Astronomer presso l'LBT Observatory di Tucson, in Arizona, in ferie in queste settimane a Follonica; il servizio era in onda stamani sul canale locale di TV9.

Gli Astrofili si contenterebbero di una piccola cupola in vetro resina in cui alloggiare uno strumento con uno specchio da 36 cm di diametro, da far sorgere in un angolo qualsiasi di quattro metri per quattro di superficie, dice Pedani, battagliero e propositivo nonostante i tre decenni di mancato supporto da parte degli enti locali.


Chissà, la burocrazia e gli enti più o meno utili devono aver paura di quelli che lo fanno di notte.


domenica 10 ottobre 2010

Il nuovo è a destra o a sinistra?

Sembra proprio che non ci sia una presa di posizione definitiva, neppure in rete.
No, non voglio entrare nel merito se a destra si è conservatori e a sinistra riformisti, oppure se il nuovo sia bene e il vecchio sia male, se il progresso sia necessario o sia da preferirsi lo status quo.



Voglio solo chiedervi: nel vostro blog come vi siete organizzati a fine pagina, per far vedere i post più vecchi? Fate cliccare i vostri visitatori a destra o a sinistra? Ve lo siete mai chiesto? Perché chi progetta i layout non è riuscito a fissare uno standard?



Se sfogliare i post di un blog è come sfogliare un libro, allora le pagine nuove dovrebbero essere a destra, ma questa è solo una considerazione personale.
Voi come la pensate?





sabato 9 ottobre 2010

MolesChina

Mi sollecitava, ieri, l'amico G., una risposta ad una sua e-mail riguardo all'acquisto, da fare eventualmente insieme, di alcune Moleskine.

Che siano un oggetto comodo e utile va da sé; che inoltre suscitino tanto interesse fa parte del seguito che si dà a cose di moda: tendenza, pubblicità, diffusione mondiale di fans club e di hacking.
Cessata la produzione artigianale originale, in Francia, il famoso quadernino nero passa di mano a qualche multinazionale, per atterrare, adesso, nell'azienda italiana Moleskine srl.

Ma....

Moleskine e segnalibro
Una mia Moleskine con un segnalibro disegnato da me.

Nel sito si legge:


Designed by Moleskine in Italy and manufactured in China

La maggior parte della nostra produzione avviene in Cina. L'abbiamo scelta perché è il luogo dell'eccellenza nella produzione e lavorazione della carta.
Per la qualità della materia prima, l'accuratezza in ogni passaggio produttivo, la capacità di combinare produzione industriale e artigianale: un insieme di fattori che trovano in questa parte del mondo la loro più alta espressione.
La Cina che noi conosciamo e da cui ci forniamo, infatti, non è quella del basso costo, della bassa qualità, del mancato rispetto dei diritti. È, invece, la Cina in cui è nata la carta nel II secolo, quando l'occidente conosceva solo la pergamena. È la Cina che ha inventato i caratteri mobili fin dall'XI secolo - quattro secoli prima di Gutenberg. È la Cina della grande tradizione dei lavori in carta, della legatoria, dell'arte della piega, della calligrafia e degli inchiostri.
È la Cina raffinata di quella grande tradizione che si è trasmessa al Giappone e si è poi diffusa in tutto il mondo.

giovedì 7 ottobre 2010

Gli indifferenti

Gli indifferenti è stato il primo libro che ho letto, voglio dire: il primo libro da adulti.
La prof. di italiano, giovanissima, bella, bionda e formosa, ci impose di leggere, in quel primo anno di liceo, qualche opera di Moravia. Un libro di Moravia a dei quattordicenni: la scelta suscitò qualche commento ma solo a letture avvenute perché, salvo una o forse due eccezioni, nessuno in classe sapeva neppure chi fosse questo Moravia.
Io non ero mai entrato in una libreria e quindi chiesi alla mamma di procurarmi l'opera che mi era stata assegnata: per qualche motivo che non ricordo si trattava de Gli Indifferenti.
Il vecchio negozio, forse l'unico che avesse questi libri nel paese, era gestito da una coppia di coniugi molto anziani (o così mi sembravano allora) e la mamma vi si recò ignara di che tipo di libro si trattasse: in casa la lettura era limitata ad un settimanale femminile e ad un quotidiano politico, la domenica, appannaggio solo di mio nonno.
Quando la mamma chiese alla Luigina il volume in oggetto, una figura grande e nera, che si aggirava lenta curiosando fra gli scaffali, si fece avanti interloquendo vivacemente: "Gli indifferenti? Ma che libri compra, signora?" chiese, con tono risentito e con la voce profonda del basso, il parroco di una delle due chiese del paese. Mia mamma, un po' intimidita, gli spiegò che non era per lei, ma per me, giovane studente di liceo. Al che il prete, alto, grande, grosso, la faccia rubizza e i modi decisi, cominciò una dura filippica contro gli insegnanti di oggi che imponevano ai ragazzi delle letture come quelle, senza neanche prepararli. Il sigaro in bocca, si scagliava contro la scuola moderna, gli insegnanti moderni, gli scrittori moderni (beh, era appena passato il '68, ma il libro era stato scritto nel '29!).
Credo che l'imbarazzo di mia mamma fosse molto forte ma, per difendere il suo cucciolo, alla fine portò a casa il libro che dovevo leggere come compito scolastico.
La narrazione, è vero, mi trovò assolutamente impreparato: amanti, tradimenti, un uomo che se la fa con una signora matura e poi tenta di creare un rapporto anche la di lei figlia, il fratello della giovane che subisce le avances dell'amica della madre.... Una storia di sesso che per un ragazzino ingenuo non era sicuramente adatta: mi aprì un mondo e mi fece nascere dei pruriti. Che avesse avuto ragione il buon don Giovanni?
Due anni dopo il monumentale prete (di famiglia piemontese?) nato in Argentina salì in cattedra come nostro nuovo docente di italiano; certo trasgressioni letterarie quell'anno non ce ne furono ma insegnò a quell'arrogante e antipatico contestatore che ero allora l'umorismo, lo sberleffo e l'ironia nella letteratura: è l'unica persona che ho visto ridere di cuore durante la lettura delle novelle del Boccaccio (quelle più castigate, s'intende).
Sesso e risate, gli unici modi per riconciliarsi col mondo?

Spero che don Giovanni Brusa, che in classe avevamo soprannominato 'il vecchio', continui ancora a ridere di gusto, lassù, insieme al suo Capo.