Si parlava, sere fa, con M., prima di uscire dall'ufficio e poi giù per le scale e fuori, al parcheggio, di libri, e in specie di libri gialli.
Lui mi diceva di Guccini e Macchiavelli e mi consigliava caldamente Carlotto, di cui so poco più del caso umano, e il jazz e il calvados del suo Alligatore; allora io gli ho detto di Simenon, ma non di quello di Maigret, anche lui bevitore di calvados (ecco il collegamento) ma di quello di gran livello de Le finestre di fronte, scovato di recente, non letto, nascosto in uno dei miei scaffali.
Qualche giorno fa, in macchina insieme, nei pochi minuti senza telefonate, ci eravamo compiaciuti di Dürrenmatt; M. ha nominato Il giudice e il suo boia e abbiamo fatto una pausa a rigustare il sapore di quella lettura.
Stasera, adesso, ho cercato e ritrovato il vecchio Feltrinelli e mi sono di nuovo messo accanto al commissario Barlach, tra valli e montagne.
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