Chissà se l'estate del '60 fu calda come quella di adesso; certo, vivendo in luogo di mare, la brezza la sera ci aiutava molto; in quelle notti, di fine agosto prima e di inizio settembre poi, me ne stavo in casa sveglio davanti allo scatolone magico acquistato dai miei proprio in occasione delle Olimpiadi di Roma.
Uno dei pochi ricordi prescolari che ho è quello di me e di mio nonno in cucina, lui su una sedia e io seduto direttamente sul massiccio tavolo di legno col piano in formica celeste-verdino tenuto da una bordatura in alluminio, a guardare affascinati le partite di basket.
Sicuramente di quello sport non capivo niente ma in qualche modo confuso sentivo di essere testimone di un fatto importante: vedevo atleti che scagliavano lontanissimo dei giavellotti, corpulenti individui che roteavano su se stessi per mandare il più lontano possibile un disco o una palla di ferro; uomini e donne che si avvitavano in strani contorcimenti buttandosi dall'alto di un trampolino giù in una vasca d'acqua.
Sicuramente di quello sport non capivo niente ma in qualche modo confuso sentivo di essere testimone di un fatto importante: vedevo atleti che scagliavano lontanissimo dei giavellotti, corpulenti individui che roteavano su se stessi per mandare il più lontano possibile un disco o una palla di ferro; uomini e donne che si avvitavano in strani contorcimenti buttandosi dall'alto di un trampolino giù in una vasca d'acqua.
Fra tutti, però indimenticabile, lui: Abebe Bikila, un negro tutt'ossa, sofferente ed emaciato, che correva senza scarpe e si lasciava dietro tutti, nel patimento della maratona; le immagini della memoria sono nebulose e sfocate, ma sono ancora qui dentro, ben presenti.
(clic sull'immagine per un Bikila ancora più grande)
Nella Grecia antica chi vinceva alle Olimpiadi aveva diritto a un premio concreto: poteva essere uno strìgile d'oro per detergersi il sudore oppure un intero anno di pranzi gratis; per Bikila fu un aumento di grado, nelle guardie del corpo dell'imperatore etiope Hailé Selassié.
Pensate che oggi qualcuno gareggerebbe se avesse in premio l'ultimo modello di un tablet o 365 buoni pasto di una mensa?
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