venerdì 12 maggio 2017
Cara(!) USL Toscana Sud Est
Negli ultimi mesi alla mia famiglia è capitato di dover ricorrere più volte ai servizi del Pronto Soccorso dell'Ospedale (S. Maria)* delle Scotte: sarà per l'età, sarà forse per la sfortuna o saranno i naturali malanni che ormai ci piovono addosso senza riguardo; comunque sia, anche negli ultimi due casi gli interventi avrebbero dovuto essere gratuiti, come recitavano anche i fogli di dimissioni ricevuti all'uscita della struttura.
Invece in entrambi i casi ci siamo visti arrivare a casa delle ingiunzioni di pagamento.
La prima volta ho pagato e poi, visto che so leggere e scrivere, ho chiesto il rimborso di quanto versato perché non dovuto (giustificandone per scritto le motivazioni). Sono stato rimborsato, dopo essermi anche dovuto recare di persona all'ufficio URP per consegnare il mio ricorso e poi all'"Ufficio Rimborsi"**.
La seconda volta la trafila è stata più lunga; per cominciare, non abbiamo pagato (come mi aveva suggerito di fare una delle impiegate addetta ad effettuare i rimborsi); a seguito della nostra domanda di annullamento della richiesta di pagamento, la USL non voleva riconoscere i nostri diritti. Siamo stati insistenti e allora ci è stato chiesto di produrre (noi!) la documentazione sanitaria che attestasse certe condizioni che davano diritto all'esenzione. Dato che, visti i tempi di mesi e mesi che passano tra la richiesta di un esame e la sua effettuazione da parte della USL, nel frattempo ci eravamo rivolti ad una struttura sanitaria esterna ed eravamo perciò in possesso dell'idonea documentazione che abbiamo fornita in maniera più che abbondante. Dopo un fitto scambio di telefonate, lettere ed email, la USL ha riconosciuto, ancora una volta, i nostri diritti: non dovevamo assolutamente pagare quanto erroneamente richiesto.
Sono rimasti 10 euro che però hanno preteso per la voce 'digitalizzazione'; una struttura privata comprende, nel costo del servizio, anche un CD con le immagini degli esami strumentali e il CD lo consegna insieme al referto; nel nostro caso, invece, all'importo pagato non è corrisposto alcunché.
Ero pronto per partire di nuovo all'attacco, ma mia moglie mi ha bloccato, stanca di questa mia caparbia lotta contro i mulini a vento della burocrazia sanitaria.
Le domande che mi nascono da questi due casi personali, che non possono ovviamente avere la natura di una statistica, sono le seguenti:
Quanti pazienti sono in grado di capire e far valere i propri diritti?
Quanti pazientissimi pazienti (o è meglio dirla chiaramente: quanti clienti) pagano importi non dovuti?
Chi mi ripaga del tempo perso a fare i ricorsi?
Chi paga i dipendenti che hanno dovuto seguire le mie pratiche?
Non sarebbe più semplice, e con minor perdita di tempo (=costi) per tutti, fare il proprio lavoro con maggior attenzione?
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* A me, ateo praticante, che si associno ai nomi degli ospedali quelli di Santi (o in questo caso della "Santissima Madre di Dio", come appellano la Madonna i cattolici) ha sempre dato fastidio: trovo scoraggiante e anche un po' di malaugurio, per chi deve usufruirne dei servizi, trovarsi in qualche modo sotto la cappa 'celeste' di un sovrumano protettore, quasi a dire che, una volta arrivato nella struttura sanitaria, se non ti aiuta qualche santo...
** [sì, c'è un ufficio 'ad hoc' e questo non può che farci avere dei cattivi pensieri]
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