mercoledì 22 ottobre 2008

I Carabinieri in piazza

C'è a Siena, fra la Fortezza medicea e le case di via Montanini, un ampio spazio, quasi una piazza, La Lizza, che cinquecento anni fa era zona dedicata a esercitazioni equestri. Il nome è rimasto, l'area è stata trasformata, dalla fine del '700, in spazio verde.
La si dice giardino, ma è una grande superficie diseguale, con qualche aiuola ben tenuta, un Garibaldi a cavallo, un cavallo senza Garibaldi, una pozza d'acqua dove si fan vivacchiare dei cigni, una giostra per bambini.
Altre aiuole, ancorché a circondare alberi, d'alto fusto e ancora vivi malgrado le poche cure, hanno a delimitarle ciottoli porosi e diseguali, stile anni cinquanta, ed erbette, verdi con sforzo, e rade rade come una calvizie non mai curata.
Il passeggio pedonale, ampio, è a bitorzoli e buche, mai ben ripianato, e negli spazi più ampi serve talvolta quale luogo di ricovero per una pista di pattinaggio sul ghiaccio oppure per uno o più tendoni di plastica, igienicissima ed orribile, che ospitano iniziative di varia natura.
Su questo terreno lasciato a se stesso, una manciata di ghiaino, sparsa con notevole parsimonia ed in maniera diseguale, dà fastidio al camminare e ricopre qua e là il suolo, nudo e povero, di tutto il giardino.
Le panchine, una volta luogo d'incontro di mamme e poi di 'tate' adesso sostengono gruppetti di ultrasettantenni ma, più spesso, di individui delle etnie più diverse. Persone pacifiche, si badi, ma da tener d'occhio.
Quando poi c'è il mercato settimanale, come stamani, la zona si vivacizza di uomini e donne che, lesti lesti, passano su e giù con borsine di plastica colorate e la zona, proprio a ridosso di una parte della distesa di bancarelle, mette la sua verzurosa ospitalità a servizio di chi, anziano, deve tornarsene a casa facendo un paio di tappe per riprendere il fiato.

Osservavo tutto questo, stamani, mentre aspettavo che un'auto arrivasse a riprendere me e un collega di ritorno da un appuntamento commerciale.
M. se ne stava, come d'uso, attaccato al telefono; io mi beavo invece del sole e del tepore quasi marzolino, che mi faceva a volte anche sudare, bilanciandomi la borsa con il portatile da un braccio all'altro e guardando, appunto, cosa mi stava succedendo intorno.
Accanto a me e alle mie spalle, in un'ampia spianata pedonale, quattro o cinque auto se ne stavano parcheggiate a loro agio (solo una, blu e vistosa, aveva, forse per la vergogna, i lampeggianti accesi), ma nessuna di queste ha interessato un vigile urbano che, solerte, si è fatto tutto il percorso a piedi, avanti e indietro, senza dare il minimo riscontro alle palesi infrazioni, ma si sa, quando è giorno di mercato, si tollera.
Alla mia sinistra donnette, vecchietti, bambini spinti su passeggini, giovani donne, passavano in fretta in mezzo alla strada, per arrivare alla zona del mercato o ritornandone, incuranti del traffico intenso di auto ed autobus, che lì fanno capo numerosi, e bloccando lo scorrere degli automezzi più e più volte e a lungo, spandendosi nel percorso più breve tra la zona pedonale e l'area del mercato, in un punto dove non ci sono attraversamenti pedonali perché c'è un comodo sottopasso che però usano solo certi individui di malcerta origine e chi deve fare i biglietti in una biglietteria sprofondata proprio lì sotto. Il vigile passa e neppure guarda tanto, si sa, è giorno di mercato, si deve essere tolleranti.
Sulle panchine, proprio di fronte a me, aldilà della strada e all'inizio de La Lizza, osservo sedute tranquille tranquille diverse ragazze (dell'Est?) ed altri gruppetti di giovani magri e castani. Mi volto ancora, per guardare cosa c'è tra le panchine alla mia destra, chi siede o passeggia, e vedo uno spettacolo curioso.

Una utilitaria, nera, col 112 bene in evidenza e due carabinieri a bordo, è all'interno del giardino, sui larghi viali pedonali. Ma che fanno? Li seguo per un po' con lo sguardo: si muovono da una panchina all'altra, in auto (ma non è una zona pedonale?) si fermano e, senza neppure scendere, chiedono i documenti alle persone lì sedute, che di buona grazia glieli porgono; scorgo un parlare (ad una radiotrasmittente, forse), un restituire via via i documenti; finiti i riscontri l'auto, lenta lenta, si muove verso la panchina successiva: stessa scena e così avanti, fino a fare un ampio giro sui vialetti quasi ghiaiosi del giardino. Attiro l'attenzione dei colleghi sulla strana operazione e ci guardiamo, un po' perplessi per questa attività che deve però essere usuale, tanto che nessuna delle persone sedute ha fatto il minimo gesto di meraviglia o di fastidio.
E' vero che su un lato del giardino sorge il palazzo del tribunale e che il mercoledì, giorno di mercato, i borseggi sono numerosi, ma nessuno di noi aveva mai visto questo servizio "porta a porta" "panchina a panchina" che ci è sembrato veramente insolito.

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