Mentre eravamo in attesa di incontrare un cliente, ieri mattina a Firenze, seduti su un divanetto, il collega G. ha tirato fuori il cellulare dalla tasca e mi ha detto: "Figurati che stamani non mi ricordavo come mettere il PIN "."Come, non ti ricordavi più il numero? Non te lo sei scritto da qualche parte?". "No, il numero del PIN non lo so, non mi ricordavo come metterlo" e ha mosso le dita come se stesse digitando su una tastiera. L'ho guardato interrogativo, se era una battuta non l'avevo capita. Mi ha risposto guardandomi diritto negli occhi, ripetendo con il gesto con le dita, ammiccando, "Ah, ora ho capito" gli ho detto, illuminandomi: mi era passato d'improvviso per la mente che G. suona il sassofono. "Vedi che ci sei arrivato da solo. Se qualcuno mi cambia una tastiera, sono finito! Io i numeri mica me li ricordo, neanche quello del Bancomat; io mi ricordo la posizione".
Stasera, pochi minuti fa, casualmente, ho letto una paginetta di Surely You’re Joking, Mr. Feynman (Sta scherzando Mr. Feynman!, Zanichelli, 1988)
In un ristorante brasiliano, dove l'autore (premio Nobel per la Fisica nel 1965) sta pranzando, entra un venditore ambulante di abaci (beh, essendo giapponese, forse di soroban) che sfida i clienti ad effettuare semplici calcoli, dimostrando che con il suo 'dispositivo' lui è più veloce di quanto possano essere loro con carta e lapis.
Sfida anche Feynman, che lo batte su semplici somme e sulle moltiplicazioni e mostra ancora la sua superiorità nel fare alcune divisioni più complesse; per vincere alla grande, il fisico americano lo invita a estrarre una radice cubica. Mentre il giapponese suda sulle sferette del suo soroban, Feynman non prende neanche un appunto, riflette un po' e poi scrive la risposta sul foglietto, con due decimali. Il giapponese, dopo un po', dà la sua soluzione, corretta, che si ferma però agli interi. Feynman allora gli chiede due decimali e questo, dopo altri minuti di lavoro, arriva ad un risultato simile a quello del fisico. Sconfitto da questo americano stravagante che sembra aver fatto i calcoli a mente, il giapponese se ne va, tra l'ilarità dei presenti. Feynman era arrivato al risultato un po' per fortuna, perché il numero che gli era stato sottoposto era abbastanza vicino ad uno di cui sapeva già il valore della radice cubica, un po' applicando alcune considerazioni sulle approssimazioni che gli derivavano dalle sue conoscenze di analisi matematica.
Qualche giorno dopo, nella hall dell'albergo che ospitava Feynman, entra, casualmente, il giapponese col suo carico di soroban; vede l'uomo che lo ha battuto, lo riconosce, gli va incontro e gli chiede come abbia fatto a trovare così velocemente il risultato del calcolo della radice cubica.
Feynman si mette allora a spiegargli come, dato un numero prossimo a quello da estrarre, e la cui radice cubica era nota, si possa, con la teoria delle approssimazioni, usando semplici frazioni... poi però si ferma, perché capisce che il giapponese non sa assolutamente niente di matematica, ma che ha solo una abilità manuale nello spostare le sferette del soroban secondo regole prefissate, per poi semplicemente leggere il risultato.
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