Nel BURrino di Mark Twain che ho letto qualche settimana fa, c'è un racconto che si intitola My Late Senatorial Secretaryship [ca. 1867], tradotto in italiano come: Il mio ex-impiego di segretario di un senatore [Il racconto che dà il titolo alla raccolta potrebbe ricordare a qualche cinéphile un episodio del film “Il fantasma della libertà” di Luis Buñuel].
A un certo punto del racconto si trova una poesiuola di poche righe:
Cecco Bilecco infilzò in uno stecco:
lo stecco si rompe e Cecco va sul ponte;
il ponte va in rovina e Cecco s'infarina:
la farina si staccia e Cecco si sculaccia
Canzoncina per bambini che mi recitavano (nonno? mamma? nonna?) tenendomi seduto sulle ginocchia e facendomi ballonzolare. La prima frase la ricordo diversa: “Cecco Bilecco infilato in uno stecco”; certamente una cantilena toscana.
Controllando l'originale di Mark Twain si legge invece:
Jack and Gill went up the hill
To draw a pail of water;
Jack fell down and broke his crown,
And Gill came tumbling after.
La traduttrice dei racconti, nel 1952, era Oriana Previtali neé Gui (1912-1997), figlia di Vittorio, direttore d’orchestra e fondatore del Maggio musicale fiorentino e moglie di Ferdinando Previtali, come il suocero direttore d'orchestra e compositore.
Ho davvero apprezzato che la Previtali non volgesse in italiano l'originale di M. T. ma lo sostituisse con un'omologa nursery rhyme nostrana!
Mark Twain, Il furto dell'elefante bianco e altri racconti, Milano, Rizzoli, 1952 [Trad. O. Previtali]
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