venerdì 29 febbraio 2008

Influenza


E' la seconda volta, in 35 anni, che prendo l'influenza.
Questa settimana è stata veramente pesante: ho iniziato lunedì mattina con un po' di tosse e trentasette e mezzo, e sono andato a lavoro. La febbre si è poi stabilizzata su trentotto, trentotto e mezzo la sera, e sono dovuto andare a lavoro lo stesso.
Dopo l'ennesima nottata di sonno impossibile, di dolori e di tosse, stamani ho telefonato al mio medico, in ambulatorio.
"E' il male di stagione - mi ha detto - stia a letto caldo, si isoli dal resto del mondo, poi passa; io non la posso venire a vedere perché oggi pomeriggio non ci sono."
Dopo aver ricevuto gli stessi consigli che mi avrebbe dato mia nonna, che li avrebbe accompagnati però con una camomilla bollente, dolcissima e con tanto limone spremuto dentro, gli ho chiesto: "E per il certificato?" "Sì. sì, glielo faccio, ... il nome, mi ha detto...? Può far passare qualcuno lunedì a ritirarlo".
Per cortesia, l'ho ringraziato.
Dunque: non sa neppure chi sono, mi fa un certificato di malattia senza avermi visitato e devo venirlo a ritirare?
Ho scoperto che questa è la prassi per molti medici: c'è una scatola, nella sala d'aspetto, in cui vengono raccolte, in buste chiuse, i certificati e le ricette richieste; chiunque entri può cercare, tra le buste, quella che gli interessa e portarsela via.

Due considerazioni:
  • ma tutto ciò è proprio 'legalmente' corretto, deontologia a parte?
  • se sono malato come faccio ad andare a prendere il certificato per farne avere copia all'INPS e copia alla mia azienda?

Visto che ciascun dipendente è codificato in maniera univoca dall'INPS, non basterebbe che il PC del medico che compila il certificato aggiornasse il database dell'INPS e generasse un documento da inviare telematicamente all'azienda? Invece siamo ancora alle carte inviate con raccomandata con ricevuta di ritorno, come per i plichi del Regno delle Due Sicilie...

Morale: dovrò usare dei giorni di ferie per coprire queste mie giornate di malattia. E' per avere questi bei servizi che da decenni pago il Servizio Sanitario Nazionale?

martedì 26 febbraio 2008

ALT TAB

Quando sono rientrate dalla pausa del pranzo, due delle mie allieve stavano confabulando.
Ho aspettato ancora qualche minuto che tutti fossero presenti, poi ho riacceso il videoproiettore e ho fatto per riprendere la lezione, ma sono stato preceduto. Una delle due signore, di cui dicevo prima, mi ha chiesto: "Scusi, volevamo farle una domanda, io e la collega, che - si è scusata - non c'entra niente con il corso".
"Certo, dica pure" ho risposto, benevolo. A questo punto, di solito, mi chiedono di risolvere una qualche loro noiosa routine di elaborazione dati dell'ufficio.
"Abbiamo visto che per cambiare programma a lei compare una finestra sul video e passa velocemente da un programma all'altro. Ci dice come fa, che noi dobbiamo cliccare sulle icone delle barre giù in fondo? [La barra delle applicazioni. N.d.t.]"

L'ho guardata credendo che scherzasse, poi ho fissato la sua collega, più anziana.
"Davvero non sapete usare l'ALT-TAB?" Entrambe, serissime, hanno scosso vistosamente la testa in segno di diniego.
Mi è venuto un dubbio, ho alzato la voce: "Nessuno di voi lo conosce?", ho chiesto, girando lo sguardo sulla dozzina di facce che mi stavano di fronte. Qualcuno, più audace, se n'è uscito con un: "Cos'è il TAB?"
Per una decina di minuti ho dovuto smettere di parlare di Funzioni Stringa e Cerca Verticale per far vedere ai miei allievi, uno per uno, la combinazione di tastiera e la giusta sequenza da usare per il tasto ALT ("Con la sinistra, mi raccomando, così lo fate con una mano sola. No, con il pollice!") e il TAB ("Il tasto con due freccine che è accanto al Q". "Con l'indice, ecco, sì. Il pollice tiene premuto l'ALT e con l'indice si clicca il TAB". "No, non va tenuto premuto, va solo cliccato" ).

Credevo che fosse la più antica e famosa scorciatoia di tastiera di Windows....

Tutti i dettagli dalla 'knowledge base' di Microsoft qui.


domenica 24 febbraio 2008

Nuovi arrivi

In Sicilia si segnalano numerosi, nuovi sbarchi di extra-comunitari.

COBOL

Venti anni fa ho lavorato intensamente, per un semestre o più, su una procedura scritta in COBOL. Conoscevo già un po' il linguaggio perché lo avevo insegnato in alcuni corsi di formazione, ma era la prima volta che lo affrontavo da programmatore per portarlo 'in produzione'. Imparai quanto bastava, la procedura esisteva già e si trattava di innestarci una verticalizzazione. Il progetto, di cui uno dei soci era Siemens Italia, era finanziato con fondi europei perché si rivolgeva a vinificatori e imbottigliatori di vini; presentammo il software anche al Vinitaly, a Verona, e vendemmo alcuni 'pacchetti'.

La mia azienda, però, era troppo piccola (quattro persone, compresi l'amministratore e la segretaria) anche se compartecipata da una delle più grosse aziende informatiche toscane del periodo; il programma non fu spinto commercialmente abbastanza e non ebbe l'espansione desiderata; anche la multinazionale tedesca smise le attività commerciali, complice forse anche il problema che si trovò ad affrontare con la fusione con la Nixdorf. Restata sola, in breve l'azienda per cui lavoravo si dissolse.
Da allora non ho più avuto modo di metter mano su macchine UNIX né di vedere altri programmi in COBOL.
C'è stato, con il Millennium Bug, un gran daffare per riallineare le procedure COBOL esistenti, ma di questo ne ho solo letto.
In giro non ne sento più parlare, ormai è un linguaggio morto?

sabato 23 febbraio 2008

Da soli


Come per la prima colazione: caffé da solo, latte da solo, caffellatte da solo.

giovedì 21 febbraio 2008

domenica 17 febbraio 2008

A sinistva, a sinistva...

Dall'intervista trasmessa dal TG3:
"Un nuovo pvogetto pev fav vinasceve la Sinistva in Italia"

(Il pittore lo ha idealmente rappresentato giovane, capelluto e bello ed ha evitato di dipingere il famigerato portaocchiali a tracolla....).

La coppia vincente


Il (primo?) mousepad della Microsoft; inizio anni '90.

martedì 12 febbraio 2008

HP 25

Lo sapevamo entrambi: gli astronauti delle missioni congiunte (vedi commento) della missione congiunta Apollo-Soyouz per effettuare le ultime fasi di aggancio tra le navicelle usarono una 'calcolatrice' di bordo. Sì, non un calcolatore, ma una calcolatrice, una Hewlett Packard HP-65, un gioiellino che stava sul palmo della mano e che, grazie a programmi preregistrati in una schedina magnetica, era in grado di eseguire una gran quantità di calcoli. Alessandro ed io seguivamo con grande e infantile interesse le missioni spaziali e queste notiziole erano il nostro forte.
Lui si era arredato la cameretta, ai tempi del liceo, con un gran poster della Luna, con sopra le bandierine degli 'allunaggi' delle missioni Apollo e delle varie sonde automatiche; in un angolo aveva montato un modellino dell'ultimo stadio del Saturno 5, con tanto di navicella Apollo, razzo di recupero, e il LEM adagiato su un quadrato di plastica bianca piena di crateri, a simulare la zona di allunaggio; aveva comprato, negli USA, la penna degli astronauti, la Fisher Space Pen e collezionava tutti i numeri di Epoca che parlavano di missioni spaziali.
Si era poi fatto regalare dai suoi un Omega Speedmaster, l'orologio che portavano al polso gli astronauti delle missioni Apollo.
Io, con il mio registratore
Geloso G600, registravo l'audio di tutti i TG che venivano trasmessi e che parlavano dello spazio. (I nastri sono andati perduti con l'ultimo trasloco, maledizione!)
Una mattina ci eravamo ritrovati in fila a mensa insieme, a Pisa, lui era a Fisica, io a Matematica, ma cercavamo di vederci quando era possibile. 'Vedi' mi disse, indicando il ragazzo biondo, paffuto, un po' più basso di noi, con cui era in accalorato colloquio, 'lui ha una HP-65 '.
Bastò la parola, roba da non crederci: il suo collega di corso aveva la calcolatrice in mano, la stava facendo vedere ad Alessandro e a qualche altro ragazzo; io misi la testa avanti, a sbirciare le dita che premevano veloci sui tasti: ci fece anche vedere come funzionava il lettore di schede. Avvicinando un rettangolo di cartoncino con una banda magnetica proprio sotto il display della macchinetta, si metteva in moto un minuscolo motore che 'mangiava' la scheda, portandola in posizione. Da quel momento la calcolatrice era in grado di compiere numerose funzioni di calcolo, programmate nella minuscola scheda. Gli occhi di Alessandro brillavano di cupidigia; anche i miei, credo.

"Costa
seicentocinquantamila lire" mi disse Alessandro "suo babbo è un ingegnere" aggiunse, quasi a spiegare tanta disponibilità di denaro per una matricola. La cifra era enorme: né io né lui ce la saremmo mai potuta permettere.
La sera, prima di andare a mensa, cominciammo a passare davanti alle vetrine di Toncelli, in via Curtatone, se non ricordo male. In esposizione, tra tanta attrezzatura tecnica, anche calcolatrici della
Texas Instruments e della HP. Entrammo un paio di volte, per farcele mostrare e vederne le caratteristiche, ma purtroppo non c'era niente che soddisfacesse, ad un prezzo contenuto, la nostra voglia di possedere una calcolatrice 'programmabile'.
Per quanto riguarda i soldi, ci eravamo fatti due conti in tasca: avremmo incassato, entrambi, la prima rata di presalario e, d'accordo con le nostre famiglie, ci saremmo potuti permettere una spesa di cento venti, massimo centocinquanta mila lire, ("Se proprio la calcolatrice è indispensabile per gli studi ..." )
.

Una sera, la notizia da Alessandro: "L'HP ha fatto una calcolatrice nuova, l'
HP-25. Non ha le schede ma è programmabile. Toncelli non ce l'ha ancora ma ho saputo che la poss
iamo ordinare tramite la concessionaria Hewlett Packard qui di Pisa. Andiamo a vederla!"
Il pomeriggio dopo irrompemmo nella sede dell'HP, tra la curiosità degli impiegati, che evidentemente avevano ben altro da fare che star lì a soddisfare le richieste di due studentelli. Furono molto gentili e disponibili, ci spiegarono che la loro sede non aveva un magazzino, e che quindi potevano farci vedere solo qualche depliant. Quello della HP-25 ce l'avevano. "E' un modello nuovo, appena uscito..." ci dissero. Leggemmo avidamente l'unico pieghevole disponibile: funzioni matematiche e trigonometriche, dirette e inverse, 49 passi di programmazione,
Logica Polacca Inversa (boh?). Ci riempimmo la bocca facendo finta di essere degli esperti. Alessandro non si reggeva più, io, un po' più tranquillo, ero comunque eccitato al pensiero di non dover più usare un regolo calcolatore e di poter fare i miei amati conti di trigonometria sferica (sì, avevo in mente soprattutto la mia passione per l'Astronomia)
addirittura 'memorizzando' quelli più complessi.
"La possiamo ordinare qui da voi?". Il ragazzo e la ragazza che ci avevano così cortesemente dedicato il loro tempo ci guardarono perplessi. "Ssssì,..... se volete...."
"Quanto costa?". Fecero due conti, c'era l'IVA. "Centosettantacinquemila lire". Alessandro ed io ci guardammo, era una bella cifra,
otto mesi di affitto del nostro posto letto a Pisa! Ma c'era la prima rata di presalario da incassare, e l'ok delle nostre famiglie.
"Va bene. Facciamo l'ordine".
Il 16 dicembre 1975, quando il postino suonò alla porta di casa, andai io ad aprire: ero in vacanze di Natale. In mano aveva un pacchettino... Passai tre settimane incredibilmente stimolanti: fu così che imparai i rudimenti della programmazione e la mia vita cambiò.

La mia calcolatrice HP25, ancora perfettamente funzionante.

lunedì 11 febbraio 2008

Contro Satana

Il Santo Padre dice che, in questa quaresima, dobbiamo impegnarci particolarmente per combattere il demonio.
Voglio dare anche io il mio contributo: Porco Diavolo!


sabato 9 febbraio 2008

Migliorano i conti

E' notizia su tutti i TG di oggi: il Presidente della Repubblica ha 'licenziato', lo scorso anno, trenta corazzieri in servizio al Quirinale. Bene, un fondamentale contributo al miglioramento dei conti della Nazione!
(Però, state tranquilli, tutto fumo negli occhi: a meno che non li abbiano annichiliti, o sono andati in pensione o hanno cambiato servizio, e quindi continuiamo a pagarli lo stesso...)

venerdì 8 febbraio 2008

L'ultimo sopravvissuto

Dopo la morte di Harry Richard Landis, avvenuta il 4 Febbraio scorso all'età di 108 anni, rimane solo Frank Woodruff Buckles a rappresentare i veterani nati negli negli Stati Uniti che combatterono nella Prima Guerra Mondiale.


[Via: thenonist]

giovedì 7 febbraio 2008

No logo

Pausa pranzo in ufficio, oggi. Come tutti i giorni, un pacchetto di cracker o una barretta di granaglie, uno yoghurt o un succo di frutta e un caffé della macchinetta; il mio stomaco ed il mio fegato non gradiscono un impegno maggiore, in ufficio non resta nessuno e si può godere di un po' di silenzio e di qualche lettura di blog in santa pace.
Potrei anche andarmene a casa a pranzare, abito vicino, ma in un'ora dovrei fare tutto di corsa e non ne vale la pena.
Oggi, dunque, cracker e yoghurt. E lo yoghurt è stato proprio l'argomento di discussione con un collega che, anche lui, spesso preferisce starsene tranquillo in ufficio piuttosto che nel caos del bar al piano di sotto.
Il mio yoghurt era uno di quelli senza marchio, venduti dalla COOP. Ecco, senza marchio proprio no: la COOP mette un marchio vistoso, giallo, ed una scritta con il più brutto dei caratteri tipografici, il Courier, sui prodotti a più basso costo.
Nella discussione di oggi, io sostenevo che il mettere un contrassegno così vistoso sulla merce più a buon mercato può procurare disagio in chi acquista: guardiamo tutti all'aspetto delle cose, chi vuol riempirsi il carrello di merce 'da poveri' per sciorinarla poi sul nastro di una cassa?
Secondo il collega, invece, l'uso del marchio giallo rende facilmente identificabile il prodotto e quindi ne consente l'acquisto da parte di chi, appunto, vuol scegliere un prodotto a basso costo, senza le garanzie che la COOP dà tipicamente sui suoi prodotti.


lunedì 4 febbraio 2008

Napoli: tutto risolto

De Gennaro ha fatto, ierisera, la sua ospitata a Che tempo che fa.
Adesso tutti i problemi sono stati risolti, no?


sabato 2 febbraio 2008

Pioggia e nebbie

Una giornata uggiosa, quasi fredda, e una pioggerellina a tratti: tutti requisiti sufficienti per passare alcune ore in un negozio di libri usati, dove mia moglie ed io andiamo con una certa frequenza alla ricerca di qualche 'novità'. Il sabato mattina è passato così; tra gli altri, ho comprato un vecchio Oscar: Simenon, Maigret e il porto delle nebbie con una copertina Ferenc Pintér in cui la silhouette del grosso Maigret, e quasi ci indovini Gino Cervi, sfuma nel celestino dello sfondo.
Poi un pomeriggio di tranquilla lettura, spalmato su un divano, lontano dal resto del mondo.

venerdì 1 febbraio 2008

Explorer 1

No, non voglio parlare della prima versione del browser della Microsoft, voglio invece ricordare quello che accadde 50 anni fa negli USA.
All'alba del 1 Febbraio 1958 (nella tarda notte del 31 Gennaio negli USA) da Cape Canaveral, in Florida, partiva il vettore Juno I con sopra un satellite di circa 14 kg. Doveva essere la risposta americana allo Sputnik I sovietico ma, mentre il JPL metteva a punto il razzo, i sovietici ebbero il tempo di lanciare anche lo Sputnik II, con Laika a bordo.
Explorer I era equipaggiato con i primi circuiti a transistor e misurò la presenza dei raggi cosmici e studiò gli impatti con i micrometeoriti, orbitando tra i 360 e i 2560 km di altezza, con un periodo di rotazione di 114 minuti.
Continuò a funzionare per 111 giorni, finché cioè durarono le batterie, per rientrare poi nell'atmosfera e disintegrarsi nel marzo del 1970.
Nella foto, con il direttore del JPL Pickering e con van Allen, a destra riconoscerete probabilmente Werner von Braun.